Alle cinque di mattina, domenica, l’autostrada A1 è deserta. Il buio e il vuoto intorno mi aiutano a raccogliere pezzi di un viaggio in Ucraina in inverno.
Dopo lo scarico in due scuole e un asilo ripassiamo la frontiera e andiamo in un grande magazzino in Romania. Vogliamo verificare il prezzo dei generatori elettrici. Potrebbe essere conveniente prenderli vicino a dove servono. L’aumento della richiesta però ha già fatto salire i prezzi. Costano anche più che in Italia.
È la regola del mercato: dove aumenta la domanda di una merce, s’impenna il suo prezzo.
La guerra è mercato elevato a potenza, dove la potenza è data dalla necessità.
Da noi si acquistano merci anche superflue, in una economia di guerra no. Hanno bisogno vitale di generatori. Ne abbiamo portati altri due, con questo viaggio, raccolti con offerte di chi si fida di Giacinto e di me. Ce ne chiedono altri. Li troveremo.
Alla dogana Ucraina sono scrupolosi. Chiedono distinta particolareggiata del carico e la destinazione. Telefonano per accertarsi che ci stanno aspettando.
Poi alla responsabile delle scuole lasciamo l’originale della distinta timbrata dalla dogana. Anche a loro viene chiesto conto della provenienza degli aiuti.
Queste misure adottate in pieno stato di necessità: le ammiro. Mi fanno capire che con questa rigorosa disciplina civile non potranno essere sconfitti. Quando una comunità intera sotto assedio si stringe in uno sforzo comune le sue energie si moltiplicano.
Con questi pensieri in giro per la testa arrivo fino a casa che è ormai giorno.
Confermo anche in questo caso il mio pensiero, che risale ormai a più di vent’anni fa, della scrittura di Erri: poesia in prosa… Grande!
grande Erri, come sempre!