Trent’ anni fa veniva pubblicato il mio secondo libro, “Una nuvola come tappeto”, Feltrinelli, 1991. Il titolo spiegava diversamente la lettura di un verso del Salmo 105. Una nuvola stretta e lunga segna il cammino degli Ebrei nel deserto, ma non è lì per coprirli, come si legge nelle traduzioni. Stesa tra sole e terra, stende un’ombra sulla quale si muove il popolo in colonna. La nuvola è una pista a forma di tappeto, questa è la magnifica immagine del verso.
Scrivevo in quelle pagine le mie scoperte di lettore in Ebraico antico.
La premessa serve a nominare Giosetta Fioroni, pittrice. La conobbi nel 1990, dopo l’uscita del mio primo libro. Diventammo amici. Lei è stata compagna di Goffredo Parise, scrittore della generazione di mio padre. Oggi è la più quotata pittrice italiana.
Per la copertina di “Una nuvola come tappeto” mi offrì l’acquerello dal titolo “I tre regni”, riportato qui in fotografia.
Per lei, per le sue mostre ho scritto qualche pagina di ammirazione. I suoi colori lievi, il disegno che non vuole calcare né spiccare: rarità tra le avanguardie squillanti, spumeggianti di quel tempo.
Lo abbiamo ricordato insieme in un recente incontro nel suo studio a ridosso delle mura di una prigione. Alle pareti ci sono le fotografie degli incontri della sua vita, qualcuna anche con me. Trent’anni fa m’invitava alle cene con i suoi amici. Ho potuto conoscere persone che primeggiavano in campo culturale. A quel tempo lavoravo in cantiere, avevo appetito robusto e ascoltavo. Poi ero il primo a lasciare la tavola.
A Natale mia madre e io invitavamo Giosetta per la cena. Dopo la morte di mamma, per anni non ho frequentato Giosetta né il Natale.
Ci siamo ritrovati. Questa pagina è dedicata all’infrequente amicizia tra una donna e un uomo, costituita da stima e da affetto.
Posso dire di noi che è stata una nuvola lunga trent’anni, stesa per noi a tappeto, sul quale camminiamo ancora.
“Nasciamo, per così dire, provvisoriamente, da qualche parte; soltanto a poco a poco andiamo componendo in noi il luogo della nostra origine, per nascervi dopo, e ogni giorno più definitivamente.”
(Rainer Maria Rilke)
… È scritto nella trama di un tappeto, terra madre e destino che ignoriamo finché si vive ma che matura in noi…
E poi volevo dire grazie, Erri, di tutto o di ogni minimo particolare che condividi.
non si poteva esprimere meglio un rapporto di stima e amicizia, una nuvola lunga trent’anni sulla quale camminate ancora…c’è tutta la soavità di un’intesa meravigliosa. È bello trattenere questa visione e rispecchiarla nei propri affetti più cari . Grazie
grazie,libro che ha segnato la mia vita
Grazie per l’infrequente amicizia tra un uomo ed una donna…
Luca Rota
Sarebbe compiuto nel senso della nostra via … forse, solo riuscissimo per un’istante a con fondere i meccanismi del sentimento del più e dell’ancor più, della ragione e della negazione di essa. Fatti fummo a viver come brutii…abbruggiammo lo Nolano