Nell’aula di Corte di Assise a Torino c’è un orologio guasto. Il giudice non può vederlo, sta alle sue spalle. Durante le ultime udienze guardavo il meccanismo fermo. Mi suggeriva qualcosa vagamente, restavo in sospeso. Il tempo era fermo? Era fragile? Era irreparabile?
Il 19 ottobre, udienza del verdetto, l’orologio guasto mi ha aiutato a capire. Era fermo il mio tempo da due anni e un mese, dal giorno di notifica dell’ atto giudiziario. Vennero in quattro, aprii la porta, entrarono per il verbale. Non si sedettero, non li invitai a farlo. Restammo in piedi fino alla mia firma.
Due anni e un mese dopo, ero seduto davanti a un orologio rotto. La sala di attesa stava finendo, fuori il cielo era sgombro e senza vento, un giorno quieto di autunno.
Avevo chiesto alle persone venute a sostegno di reagire, in caso di condanna, nel modo più muto possibile. Niente gridi, proteste, per opporre il silenzio del muro.
La lettura veloce del dispositivo di sentenza è stata perciò accolta da un breve intervallo di totale silenzio. Era quello previsto in seguito a condanna. C’è voluto un frattempo per sintonizzarsi sulla sentenza opposta. C’è voluta la pausa di un singhiozzo.
Poi l’aula ha gridato, i cronisti si sono avvicinati a semicerchio, dietro sono partiti applausi, voci, abbracci.
Qualcuno in questo paio di anni mi parlava di una storia da bolla di sapone. Se era quella, ci sono rimasto anni due e mesi uno. Anche ora che non l’ho più intorno, conservo l’odore di fuoriuscito.
Mentre ascoltavo il dispositivo guardando l’orologio, dentro di me sono partiti i battiti nuovi di un tempo secondo. Uscendo dall’aula non mi sono voltato per vedere se l’orologio guasto aveva ripreso a funzionare.
Troppe cose ferme in questo paese sono nelle mani di manovratori che hanno oltre che il potere anche la capacità di ipnotizzare il popolino.
Dopo la gioia per giusta sentenza torna quel senso d”impotenza per non aver voce neanche quando la voce è di quelle giuste e sagge.
Grazie di esistere e di resistere…con stima Giovanna
Per me ,e ti ringrazio,sei un esempio di vita da vivere intensamente.Sono i giudici che hanno dimenticato i valori della vita civile.Mi auguro che la tua arringa(meravigliosa e indelebile)abbia sensibilizzato i giudici dell’arco costituzionale e vogliano cambiare loro stessi la giustizia facendo riferimento alla COSTITUZIONE(1948).Le cause non possono essere lunghe;sono certo che solo il m5s riesce a cambiare questo sistema anche dal punto di vista giudiziario.Comunque considerami un tuo fans ,davvero non ti conoscevo.Ma per aver letto ciò che ti è accaduto,ti approvo ,ti seguo e insieme vogliamo cambiare l’italia all’insegna dell’umanesimo di PIETRO CALAMANDREI padre Costituente che i giudici hanno dimenticato.
considero valore l’istigazione che non sussiste, e la tua emozione anche.
erri, direi invece 19 ottobre 1930… e speriamo che quell’ orologio abbia adesso cominciato. un abbraccio, jim
Per la tua incrollabile fiducia nelle istituzioni, nello stato italiano ti ammiro tanto. Ma perché costringerti a vivere questo incubo? Perché qualcuno che poteva non si è preso la responsabilità di mettere a tacere sul nascere questa assurda ingiustizia? Ho vent’anni meno di te e quella fiducia l’ho persa tempo fa, quando ho sperimentato che proprio nel luoghi più deputati a cultura, istruzione, formazione, solidarietà si risparmia sul materiale umano per il vantaggio personale. Ti seguo con tanto affetto, Arianna
La sciatteria, la corruzione, l’indifferenza hanno bloccato quell’orologio.
Basterà la purezza di un uomo-poeta a decontaminare la giustizia inquinata e a disincrostare quelle lancette dalla ruggine del pregiudizio e dell’opportunismo?
Comunque: Grazie, Erri!
Il mio cuore batte forte, come un orologio. E nel silenzo si sente.
Ascoltando le sue parole, lette nella mia mente, batte ancora più forte.
Sono orgogliosa di saper riconoscere la forza delle mie emozioni e dar loro una collocazione.
So dove voglio essere, anche grazie alle sue parole.
Grazie per le parole, ma soprattutto grazie per l’esempio.
Ci vuole un po’ di tempo.
eWWiWa l’ambientalistasionista ma di questo non parla? progetto della ferrovia israeliana, che prevede la realizzazione di tunnel, ha già determinato l’illegittima confisca di terre palestinesi nei villaggi di Beit Iksa, Beit Surik e Yalu. – See more at: http://www.palestinarossa.it/?q=it/content/story/notav-e-palestina-quel-filo-rosso-sangue-che-erri-de-luca-non-vuole-vedere#sthash.i0ArcPBH.dpuf
quando ho appreso la notizia dai titoli del telegiornale…… confesso che mi sono commosso.
Ho chiamato alcuni amici, quelli che contano, perché condividessero quanto ci si attendeva da tempo.
Non dev’essere stato facile per Te, Erri. Abbiamo colto tutto il Tuo malessere attraverso le pagine de”la parola contraria”. Continua a dispensarci parole e sentimenti, Erri. Siamo con Te.
Quell’orologo guasto, alle spalle del giudice, è stato fermo per te, lo è per Aldrovandi, Cucchi, Giuliani, i richiedenti asilo, e altri sconosciuti per cui proviamo strana amicizia.
Un altro battito per fortuna segna il tempo: quello della lotta e della libertà. Nelle tue parole sento lotta e libertà e il loro battito lo sento all’unisono col mio polso, mentre ho in mano un tuo scritto. Buon riposo e lavoro.
E’ stato bellissimo, io non credevo di avere tanta forza. Grazie Erri.
Cristiana
Ciao, poeta! Emozionanti come sempre le tue parole.E i ”Battiti nuovi di un tempo secondo” diventano il titolo del mio post di condivisione, come inizio di nuova vita. Hai visto che avevo ragione? Ne ero sicura che cosi’ doveva andare, me lo sentivo, ‘qualche volta si deve pur vincere’, ti dicevo, ancora ignara della sentenza.E cosi’ è stato.Lo so, nessuno ti ripagherà del tuo tempo ”sospeso”.Ma non era ‘fragile’ ne’ ‘irreparabile’ e nemmeno ‘bolla di sapone’.Era ed è il tempo incerto in cui viviamo, ma che lotta e costruisce verità.E anche se non ami chiamarla vittoria, questa sentenza per me lo è.È la vittoria di tutti noi.Un abbraccio fraterno, Erri De Luca