Ortona, 7 giugno 2018, sono invitato a tenere un incontro pubblico la sera. Gli organizzatori mi portano nel pomeriggio a un centro dove dei ragazzi vivono e imparano un mestiere. Sono orfani di patria, lasciata per forza, si sono buttati allo sbaraglio di deserti, attraversamenti disumani, asservimenti. Lo sbaraglio ruvido, non tiene conto che sono ragazzi.
Se ne perdono a mucchi per la strada, pure quella del mare, che è quella più larga e più profonda.
A Ortona sono accolti, ma prima sono stati raccolti.
L’Africa sparge i suoi semi al vento e alle onde. Da noi ogni tanto arriva una pioggia arrossata, Africa sollevata in volo. Quando scende sul mio campo so che è ben accolta dalla terra. Una parte di Africa piove a mare e si posa sul fondo.
Nel Centro hanno preparato l’incontro facendomi conoscere ai ragazzi attraverso qualche pagina, qualche fotografia.
Antonella mi racconta che due di loro mi hanno riconosciuto. Non per i libri, ma di persona. Era d’ aprile, un anno fa, e loro due sono stati acciuffati in tempo dalla nave Prudence di Medici Senza Frontiere, con tutto il loro canotto stracarico che andava alla deriva.
Mi hanno riconosciuto, ero sul ponte, addetto a recuperare i giubbotti di salvataggio che erano stati dati loro dai gommoni di primo avvicinamento. C’è gravità di panico sul canotto quando avvistano il prodigio di un soccorso. Devono indossare i giubbotti prima che la nave si avvicini, una misura dovuta all’esperienza.
Due ragazzi in quel centro erano saliti a bordo della Prudence in quelle settimane di aprile, stremati, seminudi, aiutati e spinti a rimontare una scala di corda. Avevano guardato in faccia con immenso stupore l’equipaggio che li chiamava ospiti. Più della salvezza si sbalordivano della definizione che sentivano per la prima volta. Per la prima volta erano sopra un mezzo di trasporto che non costava loro nulla.
Quei due ragazzi mi hanno riconosciuto, per impensabile coincidenza. Qui c’è una lettera consegnatami da uno di loro.
Non m’intendo di paternità, non so cosa sia un figlio. Perciò non so se assomiglia a questo: a Ortona il 7 giugno 2018 ho sentito pesare sulle ossa un sentimento di immensa e desolata responsabilità.
Aboubakar Soumahoro
-Non abbiamo bisogno di porti chiusi,abbiamo bisogno di umanità aperta-
Buona manifestazione a tutti coloro che oggi saranno a Roma ,spero un fiume di persone,per riaffermare la dignità di ogni essere umano.
” La banalità del male” ciò mi fa orrore.
E’ finito (forse) il tiro alla fune all’incontrario,l’Aquarius arriverà a Valencia,forse,………rimane indelebile la vergogna
Il significato della riconoscenza e della responsabilità. Il mare, come la notte, porta consiglio e tesori. Maestro, come le Sue parole, restituisce tesori. La terra chiama persone come Lei.
-Il mondo è il luogo in cui agiamo………..tutto ciò che incontriamo è la nostra vita-.
PASSEGGIANDO sulla nave Prudence (nome di una virtù cardinale che non mi appartiene ) hai incontrato la possibilità, poi ,di sentirti padre per un momento o per sempre.
Sì perchè è questo il pensiero dei genitori,immensa responsabilità con un pizzico di gioia in più, se solo si riuscisse a non rincorrere il futuro……
Piango ,ma sono felice che in italia non ci sia solo salvini ma anche il grande poeta erri mio conterraneo
Non una donna ma il mare ti ha restituito padre. Testimone del parto di un sentimento. Quella scala di corda…
Questi sono fatti concreti, testimonianze e non vane parole: non è più il tempo di parlare soltanto di solidarietà, bisogna agire, darsi da fare, in tutti gli ambiti. Ogni giorno. E io, da insegnante, faccio in modo che i ragazzi incontrino le persone che arrivano fin qui con i “barconi”: la conoscenza diretta, il racconto del loro vissuto è per i più giovani un’esperienza unica, illuminante, più forte di qualsiasi reportage giornalistico.
È illuminante anche per i meno giovani e i genitori insieme ai loro figli, avvicinarsi e ascoltare il vissuto di queste persone per avere la cognizione del mondo intorno. È riscoprire il vero significato del pasto condiviso. È sapere cosa fare per corrispondere ad un sentimento d’attesa che riallaccia alla vita.
<3 Ciao poeta, quello che hai portato a riva è molto più di un figlio, è un papà di domani. 🙂 Piu' che raccolte, queste vite sono state piantate. Daranno frutto, anche grazie a te. Tanti abbracci e baci <3
É vero che vivere le esperienze dovrebbe aiutare ad avvicinarsi all’essenza delle cose e della vita. Quindi procreare dovrebbe aiutare a comprendere il valore della maternità e della paternità. Ma sono convinta che si possa arrivare a questa essenza anche senza generazione della vita. Per essere madri e padri servono cure, protezione e responsabilità come quelle che Erri De Luca, con la sua speciale umanità, ha riservato a persone che si trovavano in una situazione di bisogno, come si trovano i bambini e le bambine quando nascono e crescono. Credo che Erri De Luca sia un padre straordinario.
Queste persone omaggiano quel grande dono che è la vita e lo fanno ad ogni costo . Molti , più fortunati di loro soffrono di noie e malesseri
per la vita pretendendo chissà quali eventi eccezionali per sentirsi vivi!
“Aveva dentro gli occhi la forza del suo cuore”
Queste parole che lei chiama “riconoscimento” sono la benedizione di quel Dio in cui dice di non credere, il cui Vangelo, però, segue alla lettera, con straordinaria, illuminata consapevolezza.
A differenza di chi si professa “Cristiano” e quel Vangelo se lo porta “in tasca” come oggetto di propaganda politica. A costui nessuno mai farà pervenire “riconoscimento” alcuno.
Grazie Erri, per il modo in cui insegna ai “credenti” cosa siano umiltà e misericordia.
come in un romanzo si potrebbe parlare di una forma di agnizione.
Ecco a cosa servono le rughe che una volta non avevi e che oggi hai : a sentire pesare sulle ossa un sentimento di immensa e desolata responsabilità.
Un groppo in gola per la lezione di riconoscenza
la vita è ricca di significato e di incontri insperati che ci fanno capire cose che da soli non avremmo mai raggiunto.
Paternità,la riconosco nel gesto protettivo dell’abbraccio che sembra dire:eccomi ,ci sono.