Il supplemento di montagna de Il Manifesto prepara un numero sull’alpinismo operaio e mi chiede un contributo.
Non so cosa sia. Esistono alpinisti di ogni ceto sociale, dai mendicanti ai re. In comune hanno l’esposizione al vuoto, l’accettazione di pericoli festivi all’aria aperta. Non individuo una specialità operaia in alpinismo. Esiste una specialità operaia rispetto al rischio.
Il lavoro manuale comporta l’assunzione di gravi danni all’incolumità. Il numero di operai uccisi sul posto di lavoro, il numero ancora più impressionante di feriti, fisso e inesorabile, dichiara la micidiale esposizione al peggio.
Operaio è chi ogni giorno va al suo lavoro come a una trincea, rischiando ogni specie di morte: per caduta, esplosione, gas, fuoco, contatto con sostanze tossiche, schiacciamento, seppellimento, guasto di macchinari.
Non sono incidenti. Sono conseguenze di lavorazioni rischiose e sotto intensità di tempi di esecuzione.
Operaio è chi sa di essere la variabile dipendente di un meccanismo che fattura vittime e profitto.
Le rughe in faccia che si accentuano negli anni, sono dovute a contrazioni di muscoli facciali in continua tensione giornaliera.
Qui forse può esistere una specialità operaia nell’alpinismo. Nel tempo festivo ci si espone a rischi festivi, presi per entusiasmo e a contrasto di quelli obbligatori dei giorni feriali.
Non che si riconosca un operaio da come sta scalando, però è uno che conosce i pericoli e la necessità di tenerli continuamente a bada, specie nei momenti di stanchezza. Conosce le paure e le governa.
Conosce la solidarietà e se la porta in alto.
L’operaio porta in montagna il suo bisogno di sollievo dai pericoli micidiali di ogni giorno, prendendo i suoi liberi pericoli, leali con la propria vita e con l’ambiente. Sono il gratis che la montagna offre a chi l’attraversa, sudando acqua festiva, respirando aria strofinata dal vento.
Oggi è tempo di paure inventate, di coppie che temono di fare figli, di giovani spaventati dal futuro, di elettori impauriti da ospiti di passaggio nei loro paraggi.
Da operaio e da praticante di alpinismo non li capisco. Da cittadino li iscrivo a un disturbo del comportamento, caso non politico, ma clinico.
ah ah ah valeriadellanna o della qualità
Deciderà la corrente il loro destino… Cinico da parte mia, ma non sopporterei vedere gli uomini spingersi a vicenda verso questa o quella sponda per darsi una responsabilità ed un’identità sociale. Ricordo loro che c’è il vecchio parente da accudire e con cui non si può giocare a pallone.
Anche nel 1941 i treni andavano verso il loro destino…
NO Alba non succederà non saremo complici dell’orrore
Grande gratitudine a tutti i neri e alla loro meravigliosa musica
Cosa saremmo oggi senza questa?Sicuramente dimezzati.
ascoltando il grande Miles Davis.
Infinita tristezza vivere in un paese che vuole chiudere i suoi porti, violando le leggi del mare, una storia millenaria, l’umanità di tutti coloro che umani vogliono restare. C’è una moltitudine che è disposta a sostenere qualsiasi affronto venga concepito e compiuto contro altri esseri umani, ed è terribile. Non voglio essere e non sarò loro complice.
La rovina di Kasch-Calasso -Fatevi una regola,mite quanto volete,purchè le siate fedele-
Sono tempi di incerti mutamenti-c’è in gioco molto.
Tempi inerti o grossolanamente sicuri
di chi vuol potare la democrazia
e costruire nuovi muri.
Capisco la paura delle nuove generazioni
Una non basta, due sono troppe… Tutte le volte che un dramma viene “istituzionalizzato”, “filosofeggiato”, perde gli appigli con la realtà e quel phatos necessario che lo ha generato.
AAA cercasi arrampicatore elettricista esperto, giacché anche pittore, per liberare i fili dell’alta tensione da rami di alberi liberamente infestanti…
Potatore. Potatore più che pittore, ma l’uno è l’altro sarebbero una risorsa aggiunta a perdere, più che da conservare, in questo paese.
Ciascuno è operaio della propria vita, Ciascuno, per questo, scala la propria “parte” di una montagna che è unica per tutti. Impervia e disseminata si ostacoli. La cui cima sembra alzarsi ad ogni tratto scalato. Gli operai scalatori avanzano sospinti solo da una una ostinata caparbietà mascherata da speranza.
E scalando aprono la strada ad altri. La spianano, ne limano le asperità, creano appoggi e appigli.
E mentre c’è chi si affanna abbaiando teorie sterili, annaspando rasoterra, gli operai scalatori mandano avanti il paese anche per loro. In silenzio, “fanno”. In silenzio costruiscono il presente e tracciano il futuro. In silenzio, si impongono rigore e costanza. In silenzio si strappano via i sogni, si precipitano la vita. E non sapranno mai che proprio nel momento in cui cadono, avranno raggiunto la cima. Ciascuno la propria. Ciascuno per tutti.
Ciascuno è operaio della propria vita, Ciascuno, per questo, scala la propria “parte” di una montagna che è unica per tutti. Impervia e disseminata si ostacoli. La cui cima sembra alzarsi ad ogni tratto scalato, tanto che gli operai scalatori avanzano sospinti solo da una una ostinata caparbietà mascherata da speranza.
E scalando aprono la strada ad altri. La spianano, ne limano le asperità, creano appoggi e appigli.
E mentre c’è chi si affanna abbaiando teorie sterili, annaspando rasoterra, gli operai scalatori mandano avanti il paese anche per loro. In silenzio, “fanno”. In silenzio costruiscono il presente e tracciano il futuro. In silenzio, si impongono rigore e costanza. In silenzio, si strappano via i sogni, si precipitano la vita. E non sapranno mai che proprio nel momento in cui cadono, avranno raggiunto la cima. Ciascuno la propria. Ciascuno per tutti.
Penso quale possa essere il bisogno di sollievo degli operai muratori acrobatici che ci fanno risparmiare sulle impalcature. Davvero in contrasto con il bisogno di rispetto, da parte di noi altri, delle norme sulla sicurezza altrui.
Amo la tua scrittura ,Erri.Amo molti poeti e scittori diversi.Rilke Emily. Etty Kafka…….
Wallace,la sua grande tenerezza per il mondo e il deserto di segni in cui si è perso…
poi amo follemente il lieto messaggero che non ha scritto niente
-Disciplina dell’attenzione…..nessuna distrazione nè fantasticheria.
Nemmeno vertigine.Sorvegliare in perpetuo ciò che si fa senza lasciarsene assorbire.-Simone Weil
Tu Erri me l’hai sempre in qualche modo ricordata.Con le dovute differenze.
E’morto Pierre Carniti una delle radici storiche del sindacalismo italiano
Anche lui ha scalato montagne.Lo ricordo con affetto
La tua compostezza e serenità sono premio d’una scalata da raggiungere in almeno una vita.
Chi vive senza scalare è costretto a ripetere mille volte il percorso a terra e a non sfiorare mai la pelle del Cielo.
Chi vive salendo ogni giorno sa che “se stesso” non è un metro di giudizio.
Se fossi stolta ti invidierei, essendo volitiva seguo le tue orme per mettere i piedi e le mani dove tu li hai poggiati per aprire il percorso. E magari incontro le morti bianche che non hanno bisogno di riprovare la stessa scalata.
Clara Giovanetti
Ci sono trincee più trincee di altre.L’Italia dei braccianti a pochi euro all’ora.
Guardo il bel viso di SOUMAILA SACKO,cerco di non dimenticare ,ripetendolo,il suo nome difficile.
Gli hanno sparato mafiosi, qualunque sia il nome dei criminali che lo hanno ucciso è sempre mafia e solo mafia per me.
Era un sindacalista ,anche.Il nostro ministro dell’interno non lo ha neppure nominato.Dopo la gran- pacchia -si è vergognato?
Mi piacerebbe pensarlo ,mi sentirei meno umiliata.A Salvini e a tutti gli zerbini come lui il mio più grande disprezzo.
—————Mirare bene in testa è facile da fare
—————la viltà del cuore è non volerlo impedire