La maggioranza del corpo è acqua. La sua formula, H2O, combina due parti di idrogeno e una di ossigeno. Sono due gas, ma insieme producono un liquido, quello che sta alla base della vita.
L’ossigeno, minoranza dell’aria respirata, è ben diffuso sul pianeta Terra, l’idrogeno è invece il più diffuso dell’universo. Attraverso la formula dell’acqua siamo imparentati con le galassie.
Il sentimento di ammirazione che prende a guardare un cielo notturno stracarico di punti luminosi, il sospiro che riempie i polmoni, fa sentire di esserne parte. L’idrogeno delle nostre cellule autorizza, in una notte stellata, lo strano sentimento della nostalgia.
Credo che sia a fondamento di ogni impulso religioso, avvertire un legame tra la finitezza minuscola di ognuno e l’immensità che sovrasta. Un legame di sangue, una parentela chiama dalle proprie fibre.
Davide in un suo salmo dice che la divinità fa nuovi cieli: non sono dati una volta per tutte, rinnovano invece la loro magnifica stesura. Così ognuno può sentirsi contemporaneo dell’infinito in corso.
L’acqua ha un prodigio in più: non si limita a scendere, secondo pendio e legge di gravità. Può anche risalire. Le basta trasformarsi in vapore: eccola sollevarsi e viaggiare nelle nuvole a cavallo del vento.
Cosa è quel suo vapore? È l’anima dell’acqua che si stacca dalla sua forma corporea e sale più leggera dell’aria.
Da qui faccio discendere il pensiero di una salita verso l’alto, dopo avere deposto la forma corporea. Siamo acqua, evaporiamo come quella marina tra gli scogli, lasciando in basso il residuo salino.
Si raggiunge una nuvola, prima di ricadere a gocce sulla terra.
Non ho questa fiducia, ma credo di capire da dove proviene.
Con questi pensieri mi rendo conto che l’acqua da alla testa più del vino.
Siamo fatti della stessa materia dell’universo.
C’è di che provare gratitudine, senza ricordare di che.
A volte ci si sente cittadini dell’universo e estranei a tutto il resto,
quando la pioggia cade come se fosse novembre-invece è maggio-
Scende molesta e il punto in cui eravamo ci scivola di mano.
Non c’è niente da fare o da capire ,il mondo ha perso il suo colore.
Solo con un passo di danza si salta il vuoto che dà alla testa-ancora è giorno.
Solo passando attraverso la pioggia la luce ci regala l’arcobaleno.
Le sue parole, e la chiamo Maestro, sono linfa vitale per le mie giornate. Non saprei spiegarLe come e quanto tengo al Suo giudizio, riguardo l’amore, il coraggio, la felicità, la vita. Mi ha aperto un mondo che pensavo si leggesse solo nei libri. Invece no.. ritrovo le Sue parole in ogni dove e in ogni quando..Lei, Maestro, ha il potere di colorare le mie giornate.
Sono ossessivamente grata alla stella che
spesso mi fa compagnia prima di dormire.
E’ lì, fissa.Senza stelle il cielo sarebbe un insulto.
Sì, l’acqua è restituzione. E’ il divino che non ascolta le nostre imprecazioni, e restituisce le lacrime di mille accidenti. Ce ne vuole a far risalire l’acqua, che al massimo sta in piano e si lascia smuovere dal vento che strattona , o che si lascia sinuosamente scivolare dal pendio di terra che la convince. E’ mossa divina. Non so s’è come dici tu, che ci imparentiamo con le galassie… il tuo verso ( perché di metrica si tratta, quando tu scrivi), quello più toccante , è “Così ognuno può sentirsi contemporaneo dell’infinito in corso.
“. Camminiamo allora alla luce del nostro cielo? Ogni generazione ne ha uno esclusivo… e non è bellissimo che qualche divinità ci assegni luce e acqua nuova? Sì, e il grazie, come hai scritto, sarebbe d’obbligo. Ma poi finiamo per maledirlo… noi non siamo materia celeste, se così fosse benediremmo il vino come l’acqua, mentre io so che il primo talvolta porta la rovinosa bestemmia dell’acqua che ingrossa nei fiumi, e sfascia rive baldracche. Tanti baci , mio Poeta <3
La Tua MEDITAZIONE Mi Fa Volare E Godo DELLA Stessa VERTIGINE DI IMMENSITà Che PROVO Quando Mi IMMERGO nell’ACQUA Del MARE E Mi Sento Goccia nell’UNIVERSO. .. grazie Erri
E Dio disse-Facciamo l’uomo a nostra immagine,a nostra somiglianza,e domini sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo,sul bestiame,su tutte le bestie selvatiche e su tutti i rettili che strisciano sulla terra——————-
-un legame di sangue-con tutta la creazione che in qualche modo riassumiamo,nel bene e nel male,nell’habeas corpus o come scrivi tu con leggerezza,accadueò
Per rispondere al commento che immagina Erri brillo. Erri non beve, è astemio, lo racconta in un suo libro. Grazie Erri di questa riflessione. Profonda, bella.
Da parte del mio commento, che si scusa per aver osato immaginare, ti ringrazio della precisazione. E comunque non parlavo di quel tipo di ubriachezza.
“Con questi pensieri mi rendo conto che l’acqua da alla testa più del vino”.
Mi piace pensare che un Erri un po’ brillo abbia scritto queste righe, leggo tra esse un’allegria sincera, quasi distratta, che posseggono solo certe preghiere illuminate di fede e di entusiasmo per la vita vissuta senza freni.
Non a caso si dice che il vino renda sinceri, perché mette a nudo la nostra parte più infantile, accendendo una spiritualità arcaica, pragmatica, ma non per questo meno credibile o valida.
Sono astemia eppure conosco quella sensazione.
Ci si può ubriacare di qualsiasi cosa riesca ad abbassare le nostre autodifese e scateni la nostra umana, naturale curiosità per tutto ciò che abita il cielo.
Una parte di noi rimane sempre, trasformati per prendere parte in una trasformazione e in nuovi legami. L’altra parte è altrove a testimonianza che l’intero universo ha in sé la capacità di rigenerarsi. E non è soltanto una promessa. Kook
E’ definita “waterboarding” una forma di turpe violenza praticata negli interrogatori durante i periodi di terrorismo.
Questa “simulazione d’annegamento” è da giudicare tuttora e ufficialmente come vera tortura.
Anni fa succedeva talvolta che a quell’acqua, divenuta strumento di grave dolore, si aggiungesse del cloruro di sodio, in questo modo rimaneva allora in basso, nel corpo del detenuto, il residuo salino.
Così fiumi di vecchi ricordi si mescolano anche nella mia vita, in una metafora travestita da verità ritrovata.
E pure mi rinfresco il viso e mi sgorga di bocca un ringraziamento a Dio, e nel sentirla continuo a chiamarla: Sorella Acqua.
Bella pagina poetica per dimenticare,anche solo per cinque minuti,in che bordello siamo precipitati con i populismi di casa nostra Alle nuove generazioni auguro
-la capacità di immersione in un libro in cui perdersi per poi ritrovarsi con una comprensione più ampia della realtà
-la felicità di essere contagiati da Mozart ,dalla gioia drammatica e vitale che abita la sua musica
-un cuore per sopportare la propria e altrui infelicità senza cercare banali scorciatoie
-un’unghia come un coltello per ferire il dolore e aprire un varco al futuro-
-una gratitudine immensa e senza residui per i veri maestri che si incontrano nella vita insieme alla capacità di riconoscerli
Clara mi ha preceduto.
Aggiungo solo che, se ci lasciassimo evaporare serenamente, non ci ostineremmo a rimanere attaccati al residuo salino.
Evaporare è la promessa mantenuta.
È il miracolo.
C’è più fede in te che in mille preghiere, più preghiera qui che in mille Chiese. Mi hai descritto perfettamente la certezza dell’incarnazione e la sicurezza del suo ripetersi. Grazie per questa certezza Erri. Clara Giovanetti.
C’è più fede in te che in mille preghiere, c’è più preghiera qui che in mille chiese.
Mi hai descritto perfettamente l’incarnazione e il suo ciclo perenne. Grazie per questa certezza Erri. Clara Giovanetti
Ci sono cieli che abbiamo vissuto
altri che abbiamo solo immaginato
sono entrambi veri in modo diverso
A mia figlia Mena piace fare il bagno a Cetara, un piccolo borgo della costiera amalfitana. La città è piccola, il mare è grande e questo “matrimonio” tra ciò che è piccolo e ciò che è grande dice qualcosa…
Ci sono momenti perfetti da cui non si vorrebbe più uscire
Sotto un incanto stellato,si è.
E tutto sembra coincidere.
Ecco la vera religiosità! Accomunata da questo sentire che in momenti infiniti riempiono di vita.