Sono d’ accordo, il 27 gennaio 1945 l’entrata dell’esercito russo nei campi di Auschwitz e Birkenau non fu una liberazione. I Tedeschi si erano già allontanati, non ci fu scontro per liberare prigionieri.
La mia definizione è scoperchiamento. La verità è uno scoperchiamento. Fino al momento prima è negata, dissimulata, il momento dopo è benda tolta dagli occhi.
Quello che i Tedeschi volevano tenere nascosto distruggendo le torri dei forni crematori e i cameroni dell’asfissia, veniva allo scoperto.
I Russi avevano già trovato, mesi prima, i resti del campo di sterminio di Treblinka, vicino Varsavia. Ne scrive Vasilij Grossman, ufficiale corrispondente di guerra al seguito dell’ Armata Rossa.
Proseguendo l’avanzata verso occidente, presso Cracovia, i Russi entrarono nel recinto del più grande sterminio della storia umana. Era il 27 gennaio di ottant’anni fa. Lì c’erano le prove e i resti.
La distruzione degli Ebrei d’Europa è l’equivalente dell’abisso oceanico della Fossa delle Marianne dei genocidi, il punto di massima profondità.
Ce ne sono stati altri, quello degli Armeni prima, quello degli zingari durante, quello dei Tutsi dopo. Sono abissi.
Quello nazista ha trivellato la profondità con il sistema. Prima l’identificazione e l’isolamento con l’obbligo di indossare il contrassegno della stella gialla, poi i rastrellamenti e le segregazioni nei ghetti, poi lo sterminio nei campi di annientamento. Organizzato ed eseguito su scala di continente, nazione per nazione, città per città, casa per casa.
La modalità e il totale dello sterminio rendono senza termini di comparazione questo abisso della storia umana.
Sono della prima generazione nata e cresciuta dopo la guerra mondiale scatenata dai nazifascismi. La loro disfatta e la condanna dei responsabili ha permesso la resurrezione dell’Europa.
Questa ricorrenza misura l’abisso dal quale è risalita.
English translation.
I agree: on January 27, 1945, the entry of the Russian army into the Auschwitz and Birkenau camps was not a liberation. The Germans had already withdrawn; there was no battle to free the prisoners.
My definition is unearthing. Truth is an unearthing. Until a moment before, it is denied, concealed; the moment after, it is like a blindfold removed from the eyes.
What the Germans wanted to keep hidden by destroying the crematorium towers and the gas chambers was brought to light.
The Russians had already discovered, months earlier, the remains of the Treblinka extermination camp near Warsaw. Vasily Grossman, a war correspondent officer accompanying the Red Army, wrote about it.
As they advanced westward near Krakow, the Russians entered the site of the largest extermination in human history. It was January 27, eighty years ago. There, the evidence and remains were found.
The destruction of the Jews of Europe is the equivalent of the oceanic abyss of the Mariana Trench for genocides—the point of maximum depth.
There have been others: the Armenians before, the Roma during, the Tutsi after. They are all abysses.
The Nazi abyss drilled to such depths with a system. First, the identification and isolation through the enforced wearing of the yellow star; then the roundups and segregation into ghettos; finally, the extermination in annihilation camps. It was organized and executed on a continental scale, nation by nation, city by city, house by house.
The method and the totality of the extermination make this abyss of human history incomparable.
I belong to the first generation born and raised after the world war unleashed by Nazism and Fascism. Their defeat and the condemnation of those responsible allowed for the resurrection of Europe.
This anniversary measures the depth of the abyss from which it has risen.