Un colpo di vento butta a terra gli espositori di cartoline davanti a una libreria. Di passaggio sul marciapiede lei si ferma a raccoglierle, sparse e spostate ancora dalle raffiche. Il suo gesto coinvolge altri passanti. In un minuto sono in salvo le cartoline e gli espositori rimessi in piedi e portati nel negozio. I due commessi usciti ringraziano. Sono le undici di sera, la libreria ancora aperta.
Senza il suo gesto, nessuno si sarebbe fermato. Imparo dal suo impulso la prontezza.
Alla televisione l’atleta alle Olimpiadi dell’inverno cade, manca il compito al quale ha dedicato anni di allenamenti intensi, rinunce, discipline. Lei si commuove di quel fallimento, partecipa del crollo di una speranza giovanile.
Imparo che le commozioni non chiedono permesso e non si lasciano misurare sulla scala della gravità. Sono improvvise e inesorabilmente vere.
Unisco qui due esempi di scatti che precedono il pensiero, slanci che solo dopo sono riducibili a resoconto.
Le parole che qui si aggiungono a commento e descrizione arrivano in ritardo, al seguito. Ho scritto di avere imparato. Non è vero. Ho solo assistito. So che alla prossima occasione mancherò di prontezza e commozione. Bisogna avere ali sottopelle per essere all’altezza.
Essenza di poesia