Non smetto di leggere Borges. Nella seguente pagina, con la spudoratezza dell’immaginazione, redigo da segretario un suo necrologio di se stesso.
Ogni forzatura è mia, per difetto di approssimazione.
Desidero avere scritto un omaggio.
Se i lettori di Borges s’indignassero, mi scuso in anticipo con loro.
Apocrifo di un lettore di Borges
Qualcuno arriva alla mia tomba,
si fa fotografare accovacciato,
un braccio sulla pietra che è il mio nome,
fingendo di appoggiarsi alla mia spalla.
Di solito si tratta di lettori.
Li guardo finalmente senza l’albume della cecità.
Dall’enorme distanza in cui mi trovo
metto precisamente a fuoco le fattezze.
Scorgo le rughe scanalate sopra il labirinto delle facce.
Faccio caso alle scarpe,
che spiegano chi sono le persone.
Prima m’interessavano le mani.
Venne anche un accademico
da un fiordo del Mar Baltico,
s’inginocchiò, mi farfugliò in svedese
la consegna di un Nobel ritardato.
Maria non viene più, sa di trovarmi altrove.
Da lettore di storie sanguinose
fui di natura mite, visitai zoologie,
sotto la dittatura fui vile come molti.
Questo non mi giustifica.
Le biblioteche possono attutire,
ma non costituiscono attenuante.
Detestavo il disordine, che ora mi diverte.
Mancai della smaniosa vanità del coraggio.
Amai le saghe nordiche, l’Islanda,
restando uno del Sud, di Buenos Aires,
che è patria a parte,
come San Pietroburgo, Napoli, Calcutta.
Mi rallegra che sia luogo di nascita di un papa,
cresciuto al corso torbido del Rio de la Plata,
bevitore di mate, ascoltando milonghe.
Non ricordo di averlo incontrato.
Qualche foto smentisce il mio ricordo.
Ho preferito l’uso del passato remoto
adatto a formulare una leggenda.
Da defunto dispongo solamente
dell’infinito presente.
“Un altra poesia dei doni”
“Le epidemie, le discordie eretiche, le peregrinazioni…hanno decimato la popolazione…”.
(LA BIBLIOTECA DI BABELE, J. L. Borges)
Erri di’ la verità: vi siete incontrati tu e Borges una sera di queste, in luogo che sta fra i nostri ed i suoi. Lui ti ha commissionato le parole che hai scritto.
La parte è quella del re, ma è giusto una parte quella a cui si ha diritto al cospetto della morte. Fisica o morale. Shakespeare ha saputo camuffare in modo sublime il pentimento e la paura nei suoi versi, traducendo per i posteri “miopia della ragione” con
“assertività”. Se non è possibile toccare il cielo, si conquista il cielo. Prossimamente. L’impossibilità di un progetto è occasione di nascita per altri progetti che si avvitano su se stessi non avendo un terreno prossimo su cui attecchire; i bunker sotterranei, per esempio, sono una variante tutta umana dell’elaborazione del proprio funerale.
Alla fine della “scalata” Borges scorge il suo profilo. Carlo Betocchi invita ad ascoltare nel suo “mutismo pietroso…
come gorgheggia, com’è fiero l’amore”.
Un atto di fede, allora, aiuterebbe a vedere e ad ascoltare.
Ecco… Vorrei tanto non essere letta in risposta al signor Becherini, poiché sbagliai a locare il mio commento.
Caro Poeta, il tuo omaggio al poeta è commovente. Conosco il rumore che fanno i passi che avvicinano alla tomba di una persona che non è un caro in senso stretto… sono ancora più silenti. Non c’è la ‘caciarìa’ della confidenza, ci si guarda intorno come imbucati a una festa, o invitati dall’amico dell’amico. La traccia attorno al sepolcro pare invitare a dire ‘è permesso?’ .
A Torino c’è il grande cimitero monumentale, ricco di omaggi e sepolcri di gente famosa: artisti, scrittori, la tomba del Grande Torino… infinite. Lì ho pochi parenti in realtà, ma vista la mia passione per i cimiteri quando posso ci vado, non mancando mai di andare a trovare Primo Levi. Le tombe del primo campo israelitico sono timide e scarne, la sua ha il di più di una lastra in marmo e del suo numero da recluso da campo di concentramento incisa appena sotto il nome…e un piccolo acero nano che cambia di stagione facendogli da ombrello. Viene voglia proprio quando si è lì di dire qualcosa, come nel tuo caso, recitare anche una poesia… a me viene la rabbia invece, di averlo avuto nella stessa città e nello stesso tempo senza averlo mai incontrato nemmeno una volta. Poi passa, e penso a quanta meraviglia ci ha lasciato, all’esempio. Non so se a te Borges abbia lasciato lo stesso, nella sua poesia ammette di esser stato vile. Chissà, in una poesia di commiato è giusto ammettere la viltà, ci vuole coraggio; non c’è avviso migliore per uno che guarda una tomba e che sa quali parole esprime, di accettare nel proprio percorso il pericolo di viltà e di stare allerta… e il tuo è un omaggio coraggioso. Un bacione, il tuo tappino.
Très beau texte en réponse au maître des lieux. “é permesso ?”
Bella e toccante. Anche Saramago aveva una speciale ammirazione per Borges. Che ho letto e riletto anch’io…
immagino Erri con il quaderno sulle ginocchia a reggere il peso di questi versi eterni. Brindiamo alla poesia con il Mate. Grande Erri.
Profondità di pensiero e capacità affascinante di scrittura! Grazie De Luca!
Non poteva ricevere inno più letterario e più bello Jorge Luis Borges, grazie Erri.