Negli anni ‘70 intorno a Roma c’erano migliaia di baracche e accampamenti di fortuna di immigrati italiani. Accanto si costruivano complessi abitativi lasciati vuoti perché i prezzi salivano. Case pronte in faccia ai senza tetto: lo squilibrio era assurdo. Organizzavamo le occupazioni di quegli alloggi con centinaia di famiglie.
La chiamavamo lotta di classe, consisteva in un riequilibro delle disparità.
Questo inverno mi fa tornare a quei ricordi. Per le strade di Roma già dieci persone senza tetto sono morte assiderate. Intorno a loro migliaia di stanze vuote di alberghi chiusi e di locali inutilizzati.
Nell’anno dell’invito pressante a starsene a casa, ci sono persone che vivono per strada.
Il freddo in inverno non è un’emergenza che prende di sorpresa. L’amministrazione cittadina non se ne occupa, lascia che sia. “Let it be” è il ritornello ufficiale.
Negli anni scorsi sono stato invitato da scrittore in un centro culturale di nome Sparwasser, del circuito ARCI, nel quartiere Pigneto. Vengo da loro informato che, non potendo svolgere la regolare attività, hanno deciso di utilizzare i locali per fornire riparo, pasti caldi e dormitorio. Un negozio ha offerto reti, materassi, coperte, alcuni medici volontari effettuano tamponi per accogliere gli ospiti, il quartiere aiuta con piccole offerte di 5, 10 euro, ma numerose.
Questo circolo dimostra che si può pareggiare lo squilibrio tra chi è senza tetto in inverno e le stanze inutilizzate. È il pronto soccorso alla portata del sentimento civile di una comunità. Essere cittadini consiste nell’appartenere a una società, mettersi insieme.
La piccola fiammiferaia assiderata scritta da Andersen commuove le generazioni dal 1848. In quella notte di capodanno nessuno compra i suoi fiammiferi. Il giorno dopo piangono per la bambina trovata morta di freddo.
Quelli di Sparwasser hanno deciso di risparmiare lacrime tardive. Il loro motto è: ”Fuori fa freddo, è tempo di calore umano”.
È la migliore tra le energie rinnovabili e pulite.
Questa è la vera società civile, che pochi raccontano. Grazie Erri, che continui la lotta contro l’ignavia. Un abbraccio gigi
Suona come un motivo attuale, quello di utilizzare tutto ciò di cui si dispone per passare ad un più alto livello di coscienza; tutti i fiammiferi necessari per mettere a fuoco la realtà e liberarla da un orizzonte non differenziato dallo stato di immobilità emotiva, in cui la risposta a tutti i problemi di domani è una compensazione.
Fin qui la favola della Piccola Fiammiferaia, che mi racconta la realtà dei “senza tetto”, incastonati nella città, da cui traggono possibilità di vita, come vecchie strutture nella montagna ma sradicate dallo sviluppo. Della storia sono il sempre. Della città sono lo Spirito, quei “senza tetto”. Recuperarli significa liberare anche l’anima: riuscire a vedere tutto ciò che è stato escluso dall’elenco delle cose che mancano a tutti per essere più collegati con l’Essere umano.
Come scrive Carlo Galli su La Repubblica, la vera notizia di oggi è l’indifferenza. È un’indifferenza da sfinimento, che va oltre l’indignazione, l’esasperazione e la rabbia; non è gridata né agitata.
Verrebbe da dire che se è così vuol dire che siamo messi proprio male, che il futuro di questo nostro Paese è senza speranza.
Poi leggi ciò che di buono accade in angoli sconosciuti del Paese e che i media ignorano e capisci che la speranza continua a vivere e motiva le persone nell’agire in solidarietà e condivisione.
Grazie Erri.