Ricevo qualche volta delle poesie, spedite da chi si aspetta da me un parere. Sono più lettore che scrittore, ma raramente obbedisco a queste richieste. Cerco nelle poesie il galoppo improvviso di certe sillabe che arrivano trafelate alle mie orecchie. Alle orecchie: leggere una poesia è ascoltarla. Se una poesia è muta, i miei occhi non la leggono.
Sull’isola di San Domino alle Tremiti ho ricevuto pochi fogli scritti in versi, con la richiesta di un parere. Non so valutare, posso reagire se per attrito una poesia fa presa su di me, oppure niente, se scivola via.
Leggo una pagina che parla di marinai e sirene “abituati ad avere il corpo sperso tra le onde”.
“I figli del mare galleggiano,
sono sempre soli
anche in mezzo a mille persone
sono come roccia silenziosa
pozzo senza fondo con una gioia che trema
e che fatica per venire a galla”.
Cosa mi fa ricopiare? Questo: che la poesia qui non celebra se stessa, non fruga dentro il suo cassetto. Qui nomina un miraggio, un puntino al largo e lo avvicina come un’onda quando passa sotto la barca e la solleva.
“I figli del mare hanno mani sempre fredde,
le dita spaccate dalle lenze alle quali legare le speranze”.
La lingua tedesca ha una formula semplice e compressa: herzenstact, il tatto del cuore. Direttamente lì avviene il contatto tra il vocabolario e lo stupore.
Loredana Carducci sta dietro il bancone del bar di famiglia sul porto. È lì che la saluto dicendo che in una mia pagina scriverò della sua.
Erri
Come fa a saperne di poesia chi non soffre? il dolore è quasi sempre concime, quel che cresce quasi sempre petalo delicato a spezzarsi. Il furore, ecco di cosa sono fatti i versi, che poi se sono veri sanno solo stare di traverso, il furore dicevo, e il secco del sangue ad arginare una ferita da taglio, e poi la verità, perchè la poesia è una verità vestita elegante, è un frutto acerbo che non ne ha voluto sapere di starsene sul ramo, poesia è l’unico no tra migliaia di assensi ciechi o astensionisti miopi. La poesia ci vede benissimo.
E se ne sta in disparte, se la cerchi non la trovi, se ti ci imbatti ti sfugge per non farsi agguantare.
Quasi una poesia ,Mi pare
[…] Quando de’ mali suoi men si ricorda?
Piacer figlio d’affanno; […]
(Da “La quiete dopo la tempesta” , Giacomo Leopardi)
Quasi leggera morte….
ecco una quesito da porre a Mandel’stam e a tanti ,tanti altri……
(Penso a grumi psichici attivati dal moto ondoso delle emozioni. L’anima ha trovato il modo di trasformarli. Che cos’è, in fondo, la poesia se non un convettore di energia? Meglio della legna.)
guardando il concerto di Vasco
il rock è un’onda lunga che ha radici in Africa,vento forte che continua a soffiare contro ogni fondamentalismo
beata Loredana….
Le isole, il mare…Il paesaggio della mia anima. Loredana vede quel mare ogni giorno, “un incanto che riscatta ogni dolore”.
e’ impossibile non trascrivere altri versi di questa poesia così vera ,così profonda,che riguarda ,in misura diversa,tutti gli umani
Oh,quegli altri sentimenti_
malaticci e fiacchi.
Da quando la fratellanza
può contare sulle folle?
La compassione è mai
giunta prima al traguardo?
Il dubbio quanti volenterosi trascina?
Lui solo trascina,che sa il fatto suo.
una poesia per i nostri giorni
_ L’odio- della grande W. SZYMBORSKA
Guardate com’è sempre efficiente
come si mantiene in forma
nel nostro secolo l’odio.
Con quanta facilità supera gli ostacoli,
Come gli è facile avventarsi,agguantare.
In ogni istante è pronto a nuovi compiti.
Se deve aspettare,aspetterà
Lo dicono cieco.Cieco?
Ha la vista acuta del cecchino
e guarda risoluto al futuro
_lui solo.
Di canzoni in canzoni le parole
dell’infanzia arrivano a pezzi e bocconi
quando_in una ragnatela di fatti quotidiani
abbiam dimenticato di essere compagni_.
_Chi gettò la luna nel rio,chi la gettò…_
ma come va avanti poi non lo so.
Dal fondo più profondo alzano la testa
e qualcosa resta quando non le schiacciamo
col nostro peso quotidiano.Ci ricordano
chi siamo,cosa vogliamo oggi, chi siamo stati.
Solo una cosa è veramente certa.
Non vogliamo nel mare nostro e altrui annegati
Europa Europa alza la cresta,guardati in faccia
e ancora e ancora ,guarda quel che da fare resta
Il mare è quello “spaziotempo” in cui la percezione dell’attesa è posteriore all’esperienza della gioia. La speranza ribalta tutto, appunto, e dal mare, camposemanticopozzo, è possibile sentireinsieme quello che la ragione percepisce separato o non lo percepisce affatto. Chi ha visto le sirene?
Il verso che mi piacerebbe accostare in risonanza è per contrasto: io lo sento così…
“Mi basta che sia [il pozzo] più profondo di me”(De André)
le Tremiti come tutte le isole, forse di più delle altre isole, abbattono ogni sovrastruttura. In quel blu che ti circonda in mare, in cielo non puoi che specchiarti e confessarti. Sei nudo in un territorio come quello, tutto è in superficie. Ogni volta che torno lì e poi ritorno alla mia vita quotidiana mi sento falso!
spesso, senza saperlo, vediamo con le orecchie.
Forse più spesso di quello che pensiamo
Tremiti e fumo,
pensieri come uccelli in volo
libere associazioni.
Isola come pietra dura
incastonata nel mare
del tempo .Alle spalle
il secolo che dicono breve
ma il più lungo,mi pare,
finito con le torri gemelle
tra stridore e macerie
diventate scintille,ora
sparse qua e là.
Luogo incantato sogno
sognato incatenato
che mai più vedrò.
ma poi che ne so?
Sotto casa mia c’è una piccola casa editrice. A loro ho chiesto di valutare alcuni miei lavori, con finalità di pubblicazione ; che sorpresa quando mi han detto: ” Sì, ma questa e quella sono troppo politiche, troppo spinte, troppo… qualcosa”. Cos’è ‘troppo’ in letteratura? Non lo so… a me sono uscite così. E poi penso che ‘a me’ è un paio di palle: Poesia arriva e si mette comoda in casa tua, nel tuo tempo, e manco chiede il permesso. La poesia è la più gran zoccola delle arti, viene quando vuole, ti costringe a piantare i piedi a terra come un mulo che non si muove, e gli occhi su un pezzo di carta per versarne il tributo a scapito di tante attività subito, immediatamente, ieri… Non accetta diniego. Salvo poi sentirti dire che è inopportuna. Poi magari se ne va… e manco saluta. La signora Carducci (cognome che ispira), poetessa di onde e risacche, è più fortunata di me a quanto pare, la morbidezza dei suoi versi hanno incontrato i tuoi occhi e il tuo favore, a me non è spettato questo accordo al cospetto di chi ha valutato i miei. In qualche modo, i versi che gli accosti continuano in qualche modo il suo concetto della gente di mare, che non si può certo strozzare in poche parole (parere mio)… dovrebbe continuare, la signora Carducci, a raccontare della gente del mare (non ‘di mare’…’del’ è appartenenza), anche perché non capita tutti i giorni di avere come testimone Erri De Luca, a corroborare la storia delle Tremiti attraverso una chiave letteraria che sa di stanzialità e migrazione assieme, è cosa di cui tener conto nei giorni di tempesta 🙂 . Ti mandano tante richieste di opinioni, lo so. Non so quando e se riuscirò a spuntarla con l’editore (per quelle che vuole censurare), ma è mia intenzione, qualora riuscissi in questa piccola vittoria, mandartene una copia. Attenderò l’inverno, perché è così che vorrei immaginarti mentre leggi qualcosa che ho scritto. Davanti al caminetto di casa tua , con un buon bicchiere di vino e qualcosa da leggere che ti arriva amico e confortante. Sarà un modo per ricambiare il tempo bello che ho recuperato leggendo le tue opere, visto che difficilmente passerai dalla mia città ostile. Un bacio, poeta napoletano. <3
una più del giusto, è vero quel guizzo tra stupore e vocabolario, brava la poeta