Il faro piantato sulla costa o su uno scoglio isolato avvisa con luce intermittente. Il suo segnale a cadenza di singhiozzo, illumina con brevi squarci. Vedo così l’ azione dell’Europa, capace solo a tratti di fare luce al buio. Per esempio: una volta apre le sue frontiere al passaggio dei profughi, poi le richiude con l’interruttore. L’Europa soffre di una svista: considera il Mediterraneo un problema. Spagna, Italia, Grecia la preoccupano per questioni di bilancio. Questi Stati sono avvertiti come clienti poco affidabili di un istituto di credito. L’Europa diffida del Sud, del suo stesso Sud. Mi capita di suscitare un sorriso quando dico che al mondo c’è più Sud che Nord. Perché il Sud non si ferma al suo emisfero, risale l’equatore, include l’Africa settentrionale, si estende al Mediterraneo. Il Sud è il formato prevalente della geografia e della demografia. L’Europa deve al Mediterraneo quasi tutto, dal suo nome antico a una miriade di voci dei suoi vocabolari, dall’architettura al vino, dalla filosofia ai numeri, al teatro, all’olio, fino alla sua divinità monoteista. La civiltà d’Europa nasce dall’immaginazione meridionale. Il Sud è fertile di nascite, di forza lavoro. Il Sud è la sorgente del futuro, il suo serbatoio di energie. Dal romanzo “Vera” , premiato oggi dalla giuria, leggo :” Il fut un temps, disaient nos manuels scolaires, ou’ l’on traversa a’ pied ce qu’ on appelle la Manche de nos jours”. Bisogna riconoscere che il mare non è una frontiera, ma un’antica via di comunicazione. Il mare unisce anziché dividere. Una nave è il ponte mobile tra due rive. Da cittadino del Mediterraneo riconosco miei fratelli di sangue tutti i nati nei paesi di costa. Ho imparato a riconoscere miei fratelli di sangue anche tutti quelli che in questo mare sono venuti a morire. I pesci che si nutrono di loro, abboccano ai nostri ami, sono catturati dalle nostre reti. Per questi viaggiatori della mala sorte ho desiderato il ritiro di acque del Mar Rosso, il passaggio a piede asciutto che spetta a chi fugge l’oppressione. Oggi l’Europa e’ il secondo fronte di una guerra mondiale interna all’Islam. Non smetterà prima della sconfitta di uno dei due schieramenti. Nemico dell’Europa e’ il nuovo Califfato che si richiama ai primi Califfati che occuparono mezzo mondo di allora, dalla Persia alla Spagna. Il nuovo Califfato con la sua espansione territoriale e’ l’incubo che sta sconvolgendo innanzitutto il mondo islamico, e di rimbalzo l’Europa. L’ordine del giorno e’ la sconfitta militare di questo incubo. Alleati preziosissimi sono perciò i Curdi che tra Siria e Irak stanno guadagnando posizioni, facendo retrocedere le truppe del Califfato. L’Europa deve assumere oggi che il suo Sud e’ il centro dell’azione politica.Sono un partigiano dell’ unione europea e credo che debba procedere verso una più forte unità, verso un governo centrale. Se l’ Europa cerca oggi di conservare il suo stato presente, lo perderà. Di fronte alle nuove evidenze va alzata l’asticella del salto, non abbassata. Bene ha fatto il presidente Hollande a chiedere il dovuto sostegno all’Unione Europea anziché alla NATO. Si deve cogliere questo momento per raccogliere l’Europa. Chiedo scusa di questa premessa da partigiano dell’ unità europea. Sono qui solo per consegnare un paio di premi. Il nostro compito è più facile e leggero di quello che spetta ai rappresentanti delle istituzioni. La letteratura costituisce immediatamente unità su scala di mondo tra chi legge e chi scrive. Non esistono frontiere per i libri. Anche nelle dittature, nelle censure, il libro entra in clandestinità e non si sottomette. Noi di questa giuria apparteniamo già a una più intensa unità europea. Siamo per questo un piccolo distaccamento accampato nel futuro. Da qui provengono le nostre due scelte per la saggistica e per la narrativa. La prima riguarda la scrittura coraggiosa e incoraggiante sulle urgenze europee :” Un messager pour l’Europe” di Robert Menasse. Con soddisfazione dico che ha ottenuto la quasi unanimità della giuria. La seconda scelta riguarda il romanzo “Vera” di Jean-Pierre Orban. I Russi hanno un proverbio che dice :” Si taglia il bosco, volano le schegge”. I grandi eventi mandano alla malora le singole vite, ridotte a schegge. Il 1900 e’ stato anche il secolo che ha distrutto una grande foresta di vite umane. Le schegge sono schizzate in ogni direzione. Il romanzo :” Vera”, premiato da questa giuria, racconta la vicenda di alcuni frammenti tenaci, resistenti alla grande storia del 1900, alla sua opera di disboscamento. Concludo il mio compito tornando alla figura del faro. L’Europa deve irradiare luce fissa, senza intermittenze, per illuminare il buio che ci sta davanti. |
Erri De Luca e Giusy Nicolini
– Parlamento Europeo -Premio del libro Europeo, Belgio 8 dicembre 2015
Foto Archivio Fondazione Erri De Luca
intensa analisi politica e poetica
il sorriso di Giusy Nicolini e il tuo,in quella luce rosa,è molto più di una consolazione,
è un abbraccio ,un sostegno…..
Da una delle voci più poetiche del Mediterraneo, Nazim Hikmet: prima di tutto l’uomo.
Subiamo le direttive di una politica e di una politica economica miopi e incapaci di anteporre l’uomo. Si continua ad applicare un ricettario superato, causa degli stessi mali dei quali vuole essere rimedio.
Siamo nella direzione sbagliata.
L Europa apre e chiude le frontiere per ricattare chi riesce ad entrare e ottenere da lei o da lui la massima docilità e disponibilità a farsi sfruttare, mai rivendicando diritti né identità.
Chiusura e apertura non sono decise a caso, quindi. I governi europei sanno bene che gli immigrati sono una risorsa e il disprezzo nei loro confronti serve a tenerli in condizione di perenne precarietà, materiale e psicologica. Anche il razzismo ha questa funzione : emarginare i migranti e impedire una lotta comune tra migranti e lavoratori e lavoratrici europei contro il vero nemico comune : la barbarie capitalista.
L’Europa in GUERRA, che vende anche le armi al nemico, non mi piace.