Il mondo è stato seminato dai migratori. Prima dalle comete zingare che hanno sparso molecole insaccate nel ghiaccio della loro scia. Ultima la nostra specie: istigata a spargersi: “Moltiplicatevi e riempite la terra”, dice la divinità al pugno di salvati dal diluvio.
Così è stato, il mondo proviene da un racimolo di scampati. L’umanità brulica di salvezze quotidiane così fitte da non potersene accorgere. Siamo abituati a tenere aggiornato il conto delle perdite,delle sventure,non delle salvezze.Ma il mondo si regge su quelle.
La manna è stata la più assidua manifestazione divina. Non ha niente di miracoloso, cioè una botta e via, ma un’ assistenza quotidiana e ininterrotta. E’ il migliore esempio di soccorso pronto e indipendente. Non s’inceppa per quarant’anni di cammino sopra la crosta spoglia della terra, neanche nei giorni storti del vitello d’oro, della ricaduta nell’idolatria. Nemmeno di fronte al voltafaccia, al rinnegamento, smette. Il fornitore faceva sapere che l’indispensabile va dato senza condizioni.
Faceva di più: distribuiva in parti uguali. Inutile raccoglierne di più’, alla pesa si doveva lasciare l’ eccedenza.
Faceva ancora di più: la manna deperibile in giornata non poteva perciò essere accaparrata, rivenduta.Il fornitore toglieva al nutrimento il valore di mercato: era solo cibo, assegnazione personale, niente valore di scambio. Non si fa commercio con il vitto di sussistenza.
Infine ci metteva il suo tocco inconfondibile, la firma: ne faceva avanzare in terra, ne spargeva di più. Non era spreco, ma squisita premura: nessuno doveva sentirsi umiliato a raccogliere l’ultima porzione, lo scarto degli altri. Nessuno doveva correre per accaparrarsi la prima scelta: perché ce n’era d’avanzo. Il fornitore si preoccupava della modalità’ del raccolto, evitando la concorrenza tra i bisognosi, l’arrembaggio alla scorta.
Il mondo si regge sulla manna, sull’economia del dono, che scombina la ragioneria della partita doppia dare/avere. Non e’ utopia di la’ dell’orizzonte e non e’ stella cometa, apparizione breve e che lascia il cielo come prima. L’economia del dono e’ questa porzione costante di manna. Distribuita nei deserti, nelle aridità, nutre il sorriso e da’ valore alla parola grazie.
In questo momento dovrei studiare inglese o forse meglio Programmazione e Controllo, roba da economi. O dovrei scrivere il progetto, non ridurmi come al solito all’ultimo giorno.
Ma è tanto tempo, troppo, che sento dentro la necessità di parlare del Dono, di spiegare cosa è il Bazar del Dono per me, per il Formicaio.
Da quando è partito il progetto LuogoComune ci siamo detti e abbiamo sempre dichiarato: “Il principale obiettivo è la ridistribuzione, il riutilizzo degli oggetti e, in definitiva, la riduzione dei rifiuti”. Certo. E poi?
L’economia classica sostiene che beni e servizi da un lato hanno un valore determinato dai bisogni che riescono a soddisfare, ed è il “valore d’uso”; dall’altro valgono in base alla quantità di denaro o di altri beni e servizi che si riescono ad acquistare, ed è il “valore di scambio”. Il Dono riesce a creare un terzo valore che ha poco a che fare con gli altri due, perché è un valore etico, è il valore delle relazioni sociali. C’è una convenzione non scritta nell’economia del dono: si ha l’obbligo di donare, l’obbligo di ricevere, l’obbligo di ridare più di quanto si è ricevuto. In un anno di Bazar non c’è stata una persona, e dico una, che prendendo qualcosa non abbia detto: “poi ti porto uno scatolo di maglioni” o “ho un set di piatti che non uso che sicuro serve a…” e così via. Ricordo col sorriso quando alla “Cena per i più bisognosi” un signore, con gli occhi lucidi per aver trovato un giubbotto caldo, montava una storia su un fantomatico negozio di cui era proprietario e sugli stock di roba inutilizzato che ci avrebbe portato. Lo abbiamo incontrato tante volte, sempre con una storia nuova, ma il suo sguardo ogni volta ci ha restituito molto di più del vestiario che gli avevamo donato.
Purtroppo nella società moderna ed utilitaristica si preferisce uno scambio mercantile perché comprando qualcosa con moneta, al termine della transazione, si è proprietari di quanto acquistato: in poche parole si abolisce il debito. La peculiarità del dono sta proprio qui, nel vincolo che si crea fra donatore e ricevente, un vincolo che crea un debito e mantiene attivo un legame fra le parti.
La differenza può sembrare banale ma è sostanziale, ed è racchiusa in una piccola parola di cui oggi sembriamo dimenticare il significato: la Libertà. Non c’è garanzie, non c’è costrizione, c’è fiducia. Più l’altro è libero, più il fatto che ci donerà qualcosa avrà valore nel momento in cui ce la darà.
In questo anno anno di Bazar abbiamo ricevuto e dato tante cose, incontrato molte persone. Con alcune di queste persone ci frequentiamo abitualmente, abbiamo anche allargato il gruppo; paradossalmente di oggetti ne ricordiamo ben pochi, e dico paradossalmente perché l’attività principale doveva essere proprio lo scambio.
è per questo motivo che, quando abbiamo dovuto chiudere la nostra sede per mancanza di fondi, siamo stati contenti di accettare lo spazio offertoci dagli amici del Circolo Arci Zei e poi dell’Ateneo. Ed è per questo che quando lo spazio per le robe è ulteriormente diminuito non ce la siamo sentita di chiudere il Bazar. Lo spazio per le relazioni sociali, per lo scambio di idee e di saperi c’è sempre ed è più vivo che mai.
Il Bazar del Dono per il momento sarà aperto ogni Mercoledì e Giovedì presso l’Ateneo degli Studi di Lecce Il mercoledi e il Giovedi dalle 9h30 alle 12h30, ma se passate quasi ogni pomeriggio o sera trovate qualcuno. Vi invito a venire senza bustone di robe per svuotarvi cantina e coscienza, giusto con qualcosa di carino e utile per gli altri, con l’intenzione di prendere qualcosa che piaccia a voi-
Vi invito a venire quando volete, con la voglia e il piacere di vivere lo spazio insieme scambiando quattro chiacchiere.
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Ti invitiamo a raggiungere Il Formicaio in maniera sostenibile: a piedi,
in bicicletta, in bus!
Umberto Cataldo
Il Formicaio – Educazione Ambientale
c/o Palazzo Codacci Pisanelli (Ateneo dell’Università del Salento)
Viale dell’Università, 1
73100 Lecce
Email: info@ilformicaio.eu
Web: http://www.ilformicaio.eu
Tel: +393488279541
“Man hu: che cos’è?”
E’ un seme che ha gusto di miele.
Promessa rispettata. Stile di vita accettato.
Chi con fiducia sa della permanenza dell’offerta divina, ogni mattino persevera nel credere
con rinnovato impegno.
Il superfluo va lasciato: è per chi ieri non ha raccolto ma oggi, se crede, è libero di ricevere
quel nuovo omer di coscienza: testimonianza del dono.
La manna mi ricorda il latte materno. Quanto più il bimbo succhia, tanto più il seno produce. E se il figlio per un giorno ha meno fame, il contenitore va svuotato fin in fondo perché il miracolo bianco possa riprodursi il giorno dopo. Anche a costo di sprecare. Meglio distribuire intorno, a bocche di passaggio, come fanno le zingare (parenti delle comete).
Proposta per uscire dalla crisi: svuotare le tasche dell’Occidente fino in fondo, così tra le mani resta solo la manna.