Lettera indirizzata a Nicoletta Dosio, insegnante di Latino e Greco, in pensione, condannata a un anno di prigione per la lotta contro il tunnel della Val di Susa, da tre mesi reclusa a Torino.
Cara Nicoletta, in questi giorni rileggo. Ho di nuovo sulle ginocchia le lettere di Rosa Luxembourg dalla prigione di Berlino. In una di queste, indirizzata a Mathilde Jacob il 7 febbraio 1917, Rosa le racconta del verso della cinciallegra tss vì, tss vì, che lei sa imitare al punto che la cinciallegra si avvicina alle sbarre.
Rosa scrive: ”Malgrado la neve, il freddo e la solitudine, noi crediamo, la cinciallegra e io, alla venuta della primavera”.
Eccoci ai giorni che dichiarano scaduto l’inverno. Tu sei reclusa e per misteriosa solidarietà si è chiuso in casa un popolo intero. Girano poche ruote, il nord emigra al sud, i balconi abbandonati si riempiono di famiglie affacciate. Non si sente parlare neanche un economista, tutto il potere e tutta la parola ai medici.
Io sto sul mio campo e vedo il progresso delle gemme sugli alberi. Mi piace che in italiano la parola Gemma valga anche come pietra preziosa. Così la primavera è una gioielleria a cielo aperto per tutti i suoi ammiratori.
Qui le persone si usano la cortesia di evitarsi. Da voi nelle celle non c’è neanche lo spazio per girarsi. Ai malati di polmonite manca l’aria che voi dovete respirare in molte. Le prigioni strapiene sono diventate per sovraccarico di pena, dei laboratori del soffocamento.
Ma la tua vallata, per la quale ti sei battuta e per la quale sei in prigione, continua a produrre e a soffiare ossigeno politico, quello che sorge all’interno di una comunità che serra i suoi ranghi, convoca le assemblee, riempie le strade e da diritto di cittadino a chi è trattato da suddito di un feudatario. La vostra valle, occupata come provincia ribelle, continua a fare ostacolo allo stupro del suo territorio. La tua calma inflessibile e intransigente è quella della tua comunità. Si manifesta quando un popolo si sveglia.
Sono fiero di potermi rivolgere a te con il pronome tu, fiero di essere dei vostri.
Ti aspetto qui e ti prometto che all’uscita troverai la stessa unione, la stessa primavera.
Ti abbraccio forte, Erri
Caro Erri,
Ho sentito la sua lettera a Nicoletta Dosio, con emozione, mentre andavo in macchina a prendere il mio turno in ospedale, nella « banlieue » parigina, dove abito. E stata letta da un giornalista alla radio – su France inter – , il martedi 24/03.
In questo periodo irreale (che mi fa anche usare una macchina, prestita da un amico..), quest’ascolto m’ha riconesso con le « mie » montagne valdostane e piemontese, di cui era originario moi nonno materno, e che m’ha trasmesso l’amore di questi monti.
Ho la fortuna di poter andarci spesso, a riprendere forza e serenità, ad ascoltare i rumori del vento sui rami, a sentire i profumi dell’erba, dei fiori, delle mucche, a camminare, con passo lento, per ammirare la bellezza dei dintorni, delle cime, dei nuvoli e di ritrovare gli amici italiani e la lingua italiana, oltre al cibo locale !
Ora, di riposo a casa, ascoltando Gianmaria Testa, mi è venuta l’idea di scriverli.
Stamattina, ho iniziato a leggere il suo libro « il giro dell’oca », dopo aver finito ieri sera un romanzo bellissimo sugli Inuits « De pierre et d’os » de Bérengère Cournut, dove ho scoperto un popolo che mantiene un rapporto stretto con la natura, un popolo del tutto « non-consumerismo ». Che bene mi ha procurato. Questo romanzo mi è stato prestito da mia sorella gemella, regalo della nostra mamma, la figlia del nonno italiano, a Natale.
Grazie a Lei, a voi, autori, di permetterci di viaggiare attraverso vostri libri, vostri racconti, che ci fanno capire, pensare, riflettere sul nostro mondo e società.
Sono questi momenti di lettura, di ascolto di musica – come quelli di scambio, di sostenio da miei cari, – che mi portano avanti, che mi danno il coraggio di andare a lavorare, a prendere cura al meglio possibile dei miei pazienti,. E, in questo periodo cosi « nero » in ospedale, dove ho vissuto momenti drammatici, è cosi importante per me.
La ringrazio.
Claire Brière
Amo la Val di Susa, che conosco molto bene e che ritrovo spesso d’estate nelle mie magnifiche camminate. Mi manca molto, specialmente in questo momento di reclusione forzata. A Nicolettava tutta la mia solidarietà, la mia stima e il mio affetto, sperando ritorni subito alla libertà che si merita!
Caro Erri anche io aspetto che si possa di nuovo andare verso la libertà. Ho scelto in questo difficile momento di venire dai miei per aiutarli. Potevo restare a Prato nella mia casa e al mio lavoro. Ma a Napoli, mia città natale che amo e odio altrettanto, c’erano i miei con mille problemi di vecchiaia e malattia: consapevolmente ho scelto di condividere con loro questo momento: faccio assistenza tutto il giorno. Sono sicura che questo piccolo atto di amore era quanto è giusto fare. Sono sicura che questo tempo di attesa si concluderà e torneremo alle nostre vite. Imparo in questi giorni un tempo diverso. Mi consola il pensiero dei tanti libri tuoi e di altri che ho letto. Spero di incontrarti: non so perché..
Ti sento come una persona straordinaria che ha dato tanto e che ancora saprà regalarci momenti belli e grandiose riflessioni. Ti abbraccio
CARTOLINA: solidali.
Mi sono sempre chiesta se trovassi il tempo di leggere le nostre risposte. Oggi spero tanto di sì, anche perché devo riportarti le parole di Nicoletta nella lettera che ha avuto la cortesia di spedirmi: ” Anche qui, sui cespugli polverosi, nei cieli velati dallo smog, si sta affacciando la primavera: non rinuncio alla speranza che torni ad essere rossa: una cascata di rosse rose di liberazione.” Ecco Erri, anche tra le sbarre arriva la primavera di montagna, sta nel cuore di reclusi a fiorire di speranza e forza. Sapevo che le tue parole sarebbero arrivate prima del recapito delle altre lettere, so che erano attese e gradite. Grazie tesò <3 . Ti abbraccio, il tuo tappino <3 <3 <3
In questo periodo di tempo alterno mattinate al lavoro con giornate intere in casa. Ho ripreso a leggere alcuni tuoi libri, a sfogliare vecchi album di foto e penso..penso tanto. Mio figlio e sua moglie aspettano un bambino e questa strana primavera che, nonostante tutto, avanza imperterrita, la metto in similitudine con la nascita di un figlio. Il mondo accoglierà le nuove creature con uno spirito nuovo. Questa orribile esperienza spero ci insegni molte cose in positivo. Nuove piante, nuovi fiori, nuovi uomini e donne per un fine universale, dare alla Terra un respiro migliore! Grazie Erri
Caro Erri, ti rinnoviamo un GRAZIE grande come la nostra Valle e ti aspettiamo presto con NICOLETTA LIBERA E SANA! Un abbraccio gigi