L’Europa avanza trascinandosi dietro la zavorra dei nazionalismi che vorrebbero farla retrocedere al 1900. Pesano, rallentano, ma non possono frenare e tantomeno rispedire i cittadini all’uso dei passaporti per attraversare le frontiere interne, al rialzo delle sbarre doganali, alla maniera autolesionista della Gran Bretagna.
C’è una generazione nata e cresciuta nello spazio comune di un continente che ferve di storia e di cultura. Il suo futuro è dentro questa area e non nei suoi frantumi.
Per temperamento sono contrario a dar credito alle paure.
Chi fonda la sua politica attizzando paure deve continuamente inventarne di nuove o ripescarle dalla discarica dei rifiuti tossici. Perché le paure artificiali si consumano.
Credo invece nelle doti opposte dei coraggi, delle solidarietà, delle buone volontà.
Da noi il governo in carica prima di raggiungere il potere, era contro l’Europa, anche se non si permetteva neanche alla lontana di alludere a un programma di uscita dell’Italia.
Poi eccolo allineato nella fotografia di gruppo.
Credo all’Unione Europea e non alla sua disgregazione.
Credo a una più forte necessità d’intesa tra i suoi Stati membri e non a una loro dimissione dal compito.
L’invasione dell’Ucraina ha fatto sentire ancora di più questa urgenza.
Il Presidente Macron ha indetto pronte elezioni e la Francia andrà per prima in Europa a indicare la linea da tenere con i nazionalismi.
Le prossime elezioni francesi saranno le vere elezioni europee.