Sono stato in Val di Susa a incontrare di nuovo le persone della più duratura e bella esperienza di lotta civile in Italia. Ho visto le tre generazioni che rinnovano il patto di legittima difesa della loro vallata.
Larga nel suo punto massimo un solo chilometro, è attraversata da due strade, un’autostrada spesso soprelevata, una linea ferroviaria. Sottoposta a intenso servizio di passaggio, non si batte in difesa del paesaggio. Le montagne soggette al programma di scavo abbondano di amianto e del materiale radioattivo detto pechblenda. Ci si batte per legittima difesa.
Ho rivisto facce invecchiate e volti di giovani che erano bambini nel 2005 quando ho cominciato a schierarmi con loro. Gigi Richetto, conosciuto da più di mezza vita, ha ricordato che tornavo in valle per la settima volta.
In alcune occasioni ero insieme a Gian Maria Testa. Nel nostro concerto “Chisciotte e gli invincibili” nominavamo la lotta della Valle di Susa tra gli esempi.
Sono stato a farmi scorciare i capelli da Mario Nucera, barbiere di Bussoleno raggiunto da un clamoroso capo d’imputazione: con un solo sasso lanciato dalla distanza di cinquantaquattro metri (applauso per la gittata), colpiva diciassette agenti. Ci sono capi d’imputazione da iscrivere nel Guinness. Il suo processo è ancora in corso.
Oltre al primato balistico, Mario è l’unica persona che conosco, che svegliato all’alba per essere arrestato, ha tirato un lungo sospiro di sollievo. Temeva che gli agenti fossero venuti per suo figlio, militante della stessa lotta.
A Bussoleno ho visitato il Mulino Varesio, restaurato. Un corso d’acqua, prima di confluire nella Dora Riparia, ha attivato per secoli una pala, dando forza motrice a una serie di altre macchine, tramite ingranaggi. È un prodigio d’intelligenza umana, ben illustrato dalle spiegazioni a beneficio del visitatore. Meraviglia è la poca quantità di acqua che alimenta l’intero meccanismo.
Il suo rumore antico ha il battito amplificato di un cuore. È ninnananna e tamburo, forza e delicatezza, a immagine e somiglianza della lotta della Valle di Susa.
Il mulino e la comunità mi hanno trasmesso con invisibile ingranaggio il rinnovo di una mia appartenenza.
Sul libro di visita ho scritto che lì esiste l’unica Valle e l’unico mulino in cui l’acqua passata macina ancora.
Eppure il vento soffia ancora…
Me lo sentivo che la tua pagina di oggi l’avresti dedicata a loro, l’aspettavo e me lo auguravo. Una dedica tenera e accorata, un abbraccio affettuoso a quella comunità con cui, dopo tanti anni, ti consideri parente.