L’autorizzazione a procedere nei confronti di un parlamentare o di un ministro è un sano presidio di democrazia. L’immunità viene sospesa con una decisione di maggioranza. Serve a perseguire abusi di potere.
È una prova che permette anche di valutare il carattere e la tempra della persona indagata.
La reazione migliore è quella di rinunciare alla propria immunità, senza aspettare che si pronunci l’apposito ufficio. È un atto di fiducia nelle proprie ragioni. È un atto di coraggio perché restano aperte le possibilità della sconfitta e di una condanna.
Si legge di don Abbondio la frase: “Il coraggio uno non se lo può dare”. Non è certo: una persona solitamente pavida può trovare all’improvviso un sussulto capace di infondergli forza d’animo, eroica perfino.
Ma non succede il contrario: una persona abituata al privilegio, a spadroneggiare per il proprio ruolo e per il censo, perduto il piedistallo e la copertura, precipita inesorabilmente nella propria viltà.
Messa sotto inchiesta, grida, minaccia, supplica di essere risparmiata. Teme che le sue azioni incriminate siano indifendibili in un’aula di tribunale. Teme: il protetto dall’immunità, riportato alla condizione di normale cittadino, offre la meschina prova di sé e del suo carattere. Per questa persona vale per sentenza definitiva la parola di don Abbondio: il coraggio, uno così non se lo può dare.
A Napoli esiste la figura del guappo, che deve esibire la sua prepotenza in ogni circostanza per mantenere la reputazione.
A fianco esiste la sua versione ridicola, il guappo di cartone che alla prima prova si affloscia e perde la baldanza.
Indizio patetico in questa circostanza: uso di una divisa, indossata come scudo e come coperta di Linus.
Essere ministri significa assumersi delle responsabilità. Si comporta da ministruzzo chi vuole mettersi al riparo dalle conseguenze, infilando la testa sotto la sabbia di un voto parlamentare, per sottrarsi a una procedura di giustizia.
Non confondiamoci con altre persone che hanno tolto la scorta ad altre persone che hanno rischiato la vita denunciando.
Ma stiamo parlando di quella persona che ama togliere la scorta alla gente perbene che rischia e denuncia?
Ma prima il carnevale! Dai carri allegorici, che non vengono creati in una notte, forgiati nella carta di giornale, voglio capire questo nuovo “sentire” che passa…
È il tempo dei “guappi di cartone”.
Spero in una grandinata liberatoria.
O in un secondo diluvio universale.
Già che ci siamo facciamole bene, le pulizie di Pasqua.
“Ma perché la mamma non gli ha regalato una ruspa da spiaggia da piccino, il fuciletto a tappi di sughero con la cordicella, la pistola ad acqua, l’elmetto dei pompieri, la macchinina a pedali dei carabinieri e qualche foto ricordo da mettere in salotto per i parenti….? che così si sfogava e, contento, forse cresceva normale”.
Eugenio Papetti
Mi strappi un sorriso di compatimento per questo ministruzzo!
Vorrei scrivere frasi anche curate, concetti efficaci e memorie importanti. Riesco solo a scrivere una parola a caratteri cubitali VERGOGNA. Per la nostra memoria storica, per il sangue versato dai nostri padri per assicurarci la Democrazia e la Civiltà. VERGOGNA! Clara Giovanetti
Sicuramente l’autorizzazione a procedere sfronderà l’opinione pubblica dall’opinione di massa. Non è detto che sia utile, piuttosto doveroso, sapere i termini del mandato e chi manda.
Chiaro e inequivocabile analisi, indubitabile la figura di guappo di cartone e della sua funzione all’interno della retorica del guappo. Mi interrogo sull’inadeguato consenso di una parte del paese.
La messinscena quotidiana del ministruzzo è grave e seria.Come la sua viltà, evoca fantasmi di un’Italietta che pensavamo di avere alle spalle.
Di sicuro non basterà una risata a far rinsavire e risanare un paese che sembra allontanarsi ogni giorno di più dall’Europa ,di cui pure siamo parte.
..il coraggio delle proprie azioni, come uomo e come ministro non fanno parte delle prerogative dell’attuale Ministro degli Interni Feroci..