Negli anni delle rivolte politiche ho conosciuto il pubblico coraggio di una gioventù intransigente. Era possibile a conseguenze anche gravi perché c’era un legame di lealtà e di solidarietà che aumentava il valore di ognuno.
Per contro non so immaginare il coraggio personale di chi svolge in solitudine un suo compito rischioso.
Penso a Giulio Regeni, sequestrato, torturato e ucciso tre anni fa in Egitto. Sapeva di essere seguito, spiato, intercettato dai reparti della sicurezza di Stato, mentre svolgeva le sue ricerche di studioso per conto di una università inglese che qui non merita di essere nominata.
Abitava una città metà trappola e metà labirinto. Leggendo le avventure di Teseo nella mitologia Greca non mi sono immaginato un suo particolare coraggio nell’imboccare l’ingresso del Labirinto di Creta. Era un vendicatore della sua gioventù immolata al Minotauro, era armato e conosceva il terreno, grazie al filo dipanato all’ingresso, dono di Arianna.
Per Giulio Regeni devo immaginare invece la dote di un coraggio personale inflessibile, ribadito come una disciplina. Non arrivo però a immaginare quello dei giorni di sequestro e di macelleria sommaria del suo corpo. Perciò mi viene di accostarlo alla figura di Pasolini, entrambi intellettuali che volevano conoscere sul campo le condizioni di vita e i temi che li interessavano. Entrambi sono stati assassinati in infami agguati dei quali si continua a chiedere conto.
Nessun governo ha operato allora e adesso per forzare ostacoli alla verità. Se Giulio Regeni fosse stato tedesco, francese, inglese, l’Europa avrebbe reagito in coro. Invece la diplomazia italiana ha toccato il punto più basso di servilismo e inefficienza. Ognuno può scegliere tra incapacità e omertà. Oggi a Il Cairo c’è imperturbabile un ambasciatore italiano che continua il suo ruolo di procacciatore di affari.
Un governo ha per compito la tutela dei propri cittadini in Italia e all’estero. Se antepone a questo dovere quello di agevolare traffici, si comporta con le stesse priorità della Mafia, che subordina perfino le vite dei propri familiari all’arricchimento. Lo Stato che abdica alla ricerca della verità per un suo cittadino assassinato da servizi di uno Stato dichiarato amico e sicuro, si degrada a trafficante. L’Egitto non è uno Stato sicuro e questo dev’essere ben scritto nell’informativa del Ministero degli Esteri a beneficio dei cittadini italiani che intendono recarvisi.
L’ambasciatore italiano dev’essere richiamato in patria, finché non sarà crepato il muro di omertà del governo egiziano intorno ai responsabili.
In occasione della fiaccolata e dell’assemblea convocata a Fiumicello da Claudio, Paola e Irene Regeni ho espresso la mia gratitudine. Non si sono chiusi nel loro dolore impenetrabile, non hanno contrapposto il loro silenzio privato a quello pubblico di governi che antepongono i commerci al sacrosanto diritto di giustizia.
La famiglia Regeni è perciò esempio di valore civile e chiama a raccolta le energie migliori della nostra sfilacciata comunità.
E’ compatto, spesso, il silenzio dei governi sugli assassini di Stato del nostro cittadino Giulio Regeni. Ma sono più robuste di quel silenzio le nostre nocche che battono a quel muro e non temono di spellarsi, e le nostre voci di sgolarsi per scippare verità e giustizia dovute a Giulio Regeni, alla sua famiglia e a noi.
«Amo le frasi che non si sposterebbero di un millimetro neanche se le traversasse un esercito».
Virginia Woolf
Qualcuno ha detto…
“Non esiste il tradito, il traditore, il giusto e l’empio, esiste l’amore finché dura e la città finché non crolla”?
Ecco un’immagine che potrebbe spiegare quel “coraggio personale di chi svolge in solitudine un suo compito rischioso.”
Immagine di cui mi assumo personalmente la responsabilità.
Caro Erri, esco ora da un momento di scoramento per un calcio in culo immeritato all’esame scritto di Sociologia. 😀 (… ma pronta a riceverne un altro finché non lo passerò), e immagino a quanti e quali esami deve esser passato Giulio nella sua esperienza di scolaro prima e di reporter poi… alla sua giovinezza appena sbocciata. Con quale leggerezza il governo inglese lo abbia mandato a far un lavoro delicato come quello in Egitto, senza procurargli la protezione, è stato il mio primo pensiero. Terra maligna, l’Egitto di oggi. Se penso che è stata terra di riparo per Gesù e famiglia qualche millennio fa purtroppo non me la fa sembrar più buona, e neanche me la fa immaginare come terra di vacanza, nella quale milioni di italiani han portato soldi e apprezzamento. Ho esordito parlando di Sociologia non a caso. Hai citato uno dei problemi più seri che il manuale di Luciano Gallino (che ho ingoiato, ma che qualche aspirante correttore di bozze ha deciso non avessi digerito abbastanza 🙂 ) denunciava, proprio sull’accanimento del sistema finanziario su qualsiasi altro sistema: politico, economico, culturale. Denunciava la ‘finanziarizzazione’ del mondo, con sottrazione di risorse alla produzione in cambio della concentrazione delle stesse in mano di pochi, attraverso la raccolta eccessiva del risparmio ( : titoli azionari, obbligazionari, assicurazioni, pensioni private) a danno del sano mondo del ‘fare’ per vendere, in favore di quel che lui in un libro ha definito ‘Finanzcapitalismo’. I piani finanziari e le interdipendenze finanziare allora, valgono più della vita umana? Più di un intero Popolo che chiede conto della fine di un suo componente al proprio Stato e a quello assassino? Risposta: sì. Sta succedendo ovunque, la morte di Giulio Regeni è solo la spia del degrado culturale che stiamo vivendo. Lo vediamo in Venezuela, in USA, in Cina… tutto: per il dio denaro, in chiappa a qualsiasi altro sistema che diventa ostacolo. Certo, per uno come te che ha lottato molto in gioventù per i valori umani, per la giustizia sociale, contro il capitalismo sfrenato dei padroni sull’operaio, credo sia doppiamente dura assistere allo sfacelo che la sete di danaro ha provocato al mondo intero. E forse più di me, mal sopporti la morte di un ragazzo che ti somiglia così tanto in testardaggine ottimista… Il mondo si è mondializzato, non solo perché ha creato una memoria comune grazie a internet, ma anche un borsellino comune in mano a pochi, che decidono sulla scorta di quel che possono ottenere se conviene o meno ragionare di giustizia se poi il prezzo è vedersi sottrarre la pizzicata quotidiana da quel portamonete. Noi popolo non ragioniamo così però, e per fortuna, perché accanto alla memoria globale c’è quella tradizionale di ogni popolo, non disposta a farsi interpenetrare da concetti di convenienza elitaria a certi livelli, una memoria fatta di valori che sbatte i pugni… o le nocche, con la costanza di chi ha diritto a sentirsi dire ” E’ colpa mia”, e non rinuncia. Regeni ha le mie nocche 😀 , non solo perchè sono accanto alle tue ma anche perché somigliano a quelle di ogni uomo che ama la giustizia e la libertà d’informazione e ne merita il ritorno. L’Egitto dovrebbe subire dall’Italia intera un boicottaggio lapidario fino a risoluzione del processo contro gli assassini di Giulio. Poi ne facciamo un secondo in casa nostra… con quelli che han consentito il protrarsi di questo vergognoso leccaculismo economico. Ti abbraccio <3 poeta
-L’ho riconosciuto dalla punta del naso- a fianco della famiglia Regeni che non piega la schiena
Solidali.
vien voglia di usare u pich’ (attrezzo in dialetto potentino) per scardinare quelle mura odiose del potere economico …