Visitando luoghi lontani, incontrando facce di popoli intenti in differenti usanze, con altri abiti, linguaggi, alle prese con diverse povertà, mi capita di sentire meglio l’appartenenza alla molteplice varietà di una singola specie. Mi capita di avvertire materialmente l’uguaglianza, che di solito è il sostantivo astratto previsto dalle democrazie.
Nei luoghi lontani l’uguaglianza è per me un’esperienza fisica. Mi fa riconoscere la condivisa capacità della specie umana di adattarsi e aderire ai suoli, ai climi, alle latitudini e alle altitudini, come fanno le gocce sul vetro. Magnifica è la versatilità di una costituzione fisica che si moltiplica nei corpi.
Una formula ebraica ringrazia la divinità perché trasforma le creature. Leggendola mi trovo d’accordo. Non lo sapevo prima, lo condivido poi. Si è a immagine e somiglianza dei semi, viaggiatori in braccio al vento come quelli dell’abete rosso, dell’acero, del pioppo, trascinati via mare come le noci di cocco. Si è capaci di sfruttare un passaggio dentro la stiva di intestini, com’è accaduto ai meli.
Provo per la specie umana la fiducia che ho per i semi e la gratitudine di essere seminato.
Visitando luoghi lontani mi accorgo di essere frutto di una moltitudine, non il presuntuoso prototipo. Ascolto le varietà di storie, osservazioni naturali, tecniche, rimedi, riti, credenze, mi meraviglio dei particolari. Si spalancano i pori per lo stupore, condizione necessaria che precede le domande e le spiegazioni.
Nei singoli posso riconoscere i torti, i vizi, le malizie che ritrovo anche in me stesso. Nella folla di un paese lontano sento la grandiosità dell’insieme e provo il sentimento dell’ammirazione.
L’arte dell’andate è sempre nella giusta via, da me agli altri.
La spiegazione scientifica più poetica, che io abbia mai ascoltato in vita mia, riguarda un seme di senape…
“… quando viene seminato sul terreno, è il più piccolo di tutti i semi che sono sul terreno; ma, quando viene seminato, cresce e diventa più grande di tutte le piante dell’orto e fa rami così grandi che gli uccelli del cielo possono fare il nido alla sua ombra. “…
E’ sempre bello viaggiare. E’ una cosa che mi manca parecchio, ormai sono anni che spostarsi è diventato difficile… fortuna che prima della crisi un po’ ho viaggiato. Ricordo bene la sensazione di primo fastidio dell’arrivo, lo spaesamento della lingua, delle facce, l’odore attorno che non è casa. E poi lo scoglio di ambientarsi in architetture e luci differenti, difendersi col sorriso del buongiorno e buona sera al posto di una saluto che non sai… eppure mi manca. Mi manca la sensazione che hai descritto, di sentirsi finalmente una goccia qualsiasi in un mare di gente, solo fuori dall’Italia ti senti così. Pigliare la cartina della città da segnare in un punto, rompere le balle ai passanti per arrivare lì o là, e intanto far finta di perdersi per annusare nei portoni cosa cucinano ( e poi pensare…: ” Ma che se magnano qua?”… proprio tipico snob all’italiana.) . Qui , hai sempre l’impressione di esser parte indivisibile del tuo stagno; fuori hai la certezza di esser parte comune di qualsiasi pozza d’acqua 😀 . Mi manca l’umiltà di chiedere come si chiama questo e quello, e la risata che segue per non saper bene pronunciare, e anche quella di posare lo zaino nel ritorno e sapere di avere nel cuore un debito di riconoscenza per chi ha cambiato il suo sorriso straniero col mio. Vabbe’, finirà ‘sta crisi… addà passà a nuttata, o no? Prossima tappa: Canada 😀
Ciao poeta <3
Che bello leggere e rileggere questi pensieri la sera, prima di spegnere le luci e addormentarsi.
Girando in vari paesi del mondo ciò che colpisce è la varietà e la somiglianza: dei segni, dei manufatti, delle immagini. L’umano È umano. Grazie per averlo detto in questo modo meraviglioso.
“In ciò, donde deriva la generazione degli esseri, si compie anche la loro dissoluzione, secondo una legge necessaria; poiché essi si debbono l’uno all’altro riparazione e debbono scontare la propria ingiustizia nell’ordine del tempo.” (Anassimandro… ed i semi!)
Per necessità e per fortuna qualche prototipo d’uomo è cambiato. Alla terra che lo ha accolto si deve “riparazione” e “riparo”. Al tempo il tempo.
Immenso Erri…
La preghiera di un non credente,sempre comunque un inno alla vita.Grazie Erri
Grande Erri De Luca, la fiducia nei semi dei singoli avvolti nella grandiosità dei popoli e dell’umanità intera, mi vengono in mente i versi de La ginestra di Leopardi:
“… dove tu siedi, o fior gentile, e quasi
i danni altrui commiserando, al cielo
di dolcissimo odor mandi un profumo,
che il deserto consola.”
Chiudi il testo scrivendo belle parole. Le buone parole sembrano scomparse dal vocabolario del quotidiano, si sentono invettive, giudizi “latrati” di singoli, mentre la tua comprensione per l’uno e il tutto, dichiara: «Nei singoli posso riconoscere i torti, i vizi, le malizie che ritrovo anche in me stesso. Nella folla di un paese lontano sento la grandiosità dell’insieme e provo il sentimento dell’ammirazione.»