Un quadro di Caravaggio dipinto a Napoli nel 1607 concentra in poco meno di dieci metri quadrati le sette azioni della misericordia: cibare gli affamati, dissetare gli assetati, curare gli ammalati, visitare carcerati, vestire gli ignudi, seppellire i morti, accogliere i pellegrini.
Queste azioni aumentano di necessità durante una catastrofe naturale e durante una guerra. Assumono carattere imperativo. Aggirarle, sottrarsi, diventa omissione di soccorso.
Il travolgente ritorno di un’invasione in Europa ha imposto l’ordine del giorno delle misericordie. Le nazioni vicine e lontane al confine ucraino hanno iniziato con l’accoglienza dei profughi, senza limiti e quote al loro arrivo.
Questa reazione spontanea che ha preceduto le direttive dei governi, ha dato dell’Europa un’immagine nuova. Da unione di interessi economici è diventata l’espressione politica di una comune volontà di sostegno all’Ucraina. Anche le sanzioni stabilite per comprimere l’economia della guerra d’invasione hanno messo in secondo piano il primato degli affari e della prosperità.
Le sanzioni di solito hanno valore simbolico. In questo caso mostrano incisività perché coinvolgono gli interessi di chi le ha decise.
Si entra lentamente in un’economia di guerra, le cui evidenze sono l’aumento dei prezzi e il ricorso a misure di razionamento.
È iniziata in Europa la più intensa manifestazione di unità politica dal tempo della sua fondazione.
Non è successo prima con un’altra guerra, sta succedendo adesso.
Come tutte, finirà anche questa e sull’orlo dei fossi, secondo una canzone di De André, torneranno a spuntare i papaveri rossi.

La Misericordia, in quanto apertura all’Altro, ha reso possibile il superamento di quell “anello invalicabile” , limite alla coscienza e all’intelletto dato dall’autogiustificazione, oltre il quale vi è… l’autocoscienza di essere meravigliosamente umani. E non dei.