È stata l’equivalente della manna. Anche se non gratis come quella, il suo costo contenuto ha permesso a un popolo di sussistere.
I napoletani hanno superato guerre, terremoti, eruzioni, epidemie, ma la fame non è superabile. Ne ha sofferto oppressione fino alla metà del secolo scorso.
Eppure è riuscito a riderne. Ha riso della propria fame. La sua maschera ufficiale, Pulcinella, è l’affamato cronico.
‘O muort’ e famme: quando pronuncio questa espressione in un incontro pubblico spuntano dei sorrisi. ‘O muort’e famme fa ridere, non per spietatezza, cinismo, ma perché solo il sorriso è stato capace di mitigare la peggiore oppressione subìta dal corpo umano.
Questo è il prodigioso traguardo napoletano: rivolgere su se stessi l’ironia.
Un detto yiddish consiglia: ”Se la pentola è vuota, riempila di risate”. Considero eroica la formula e la forza necessaria a raggiungerla.
Alla stessa maniera il popolo napoletano è riuscito a ridere della propria mancanza di istruzione. Il teatro replica l’enorme repertorio di parole storpiate da chi non ha potuto andare a scuola. Totò, faccia e maschera che si è sovrapposta a Pulcinella, lo ha riversato nei suoi film.
Oggi la pasta è ancora a basso costo, ma si è impennata la spesa per la sua cottura. Il gas, l’elettricità subiscono aumenti a sfondamento di bilanci familiari.
Nei prossimi anni si dovranno restringere i consumi perché l’Europa dovrà raggiungere l’indipendenza dal fornitore ricattatore russo.
Ogni famiglia dovrà fissare limiti al consumo di energia, compresa la cottura della pasta.
È certo che può cuocersi, bollire in poca acqua, quella appena necessaria a tenerla immersa. Anche se si tratta di spaghetti: perché si abbassano subito a contatto con l’acqua bollente. Raggiunta in fretta la bollitura, si cala la pasta e si porta il fuoco al minimo. Si può spegnere del tutto verso gli ultimi minuti di cottura.
Faccio così da molto tempo per mia necessità di usare poca acqua. Ora coincide col risparmio di gas.
A Napoli s’imparerà presto a ridere anche delle nuove mancanze.
e con l’acqua della pasta ci lavi il piatto…così mi ha insegnato mio padre di origine sicula dove l’acqua è sempre stata un problema
Io rido di me, soffro di diverse intolleranze alimentari tra cui il glutine. Vado a riso e la pasta me la faccio, come mi hanno insegnato da piccola, a mano. Pronta prima ed è più buona.
ci dovremo adeguare, correggere le abitudini, non sarà facile ma è necessario. A proposito del detto ”Se la pentola è vuota, riempila di risate” mi evoca i racconti del nonno quando giovanissimo in una famiglia numerosa faticavano a sfamarsi e il calore umano sopperiva alla mancanza di cibo. Ma a quei tempi la famiglia, fino al terzo- quarto grado di parentela era un validissimo collante; oggigiorno temo non sia più così.
Per me è empre un grande arricchimento leggerTi. Grazie
Grande Erri è sempre piacevole leggererti ovunque tu scriva…