Ho saputo un fatterello di Napoli leggendo un romanzo americano di mezzo secolo fa. Saul Bellow in “Le avventure di Augie March” racconta un breve passaggio napoletano del suo personaggio. In una via di Napoli incontra un vecchio seduto su una sedia che espone questo cartello: “Approfittate della mia morte imminente per mandare un saluto ai vostri cari in Purgatorio: 50 lire”. Il messaggio è un capolavoro letterario, contiene supplica, ironia, raggiro, sobrietà, psicologia.
Al primo posto metto il luogo di consegna dei saluti, il Purgatorio. È la sede ideale per la maggior parte dei defunti, non così reprobi da meritarsi il castigo eterno, né così angelici da accedere subito alle beatitudini celesti. Il Purgatorio è l’esame di riparazione che riguarda la stragrande maggioranza dei possibili clienti del cartello.
“Approfittate della mia morte”: è così sobrio da non promettere visite in sogno con i numeri della successiva estrazione del lotto, regolare richiesta che ogni napoletano fa ai propri cari estinti. Sobriamente si limita a recapitare un saluto. Massimo Troisi non ha saputo di questo cartello, altrimenti avrebbe imbastito uno dei suoi dialoghi esilaranti che affrontano la materia religiosa con scherzo affettuoso, senza offendere la sensibilità dei credenti, dall’annunciazione alla richiesta di favori sotto la statua di San Gennaro.
Il cliente si avvicina al vecchio, versa le 50 lire, il pagamento dev’essere anticipato. Fornisce le generalità del defunto da salutare, meglio con qualche descrizione fisica, in caso di omonimia. Un solo caro? Non si potrebbe salutare anche un altro? Un modico sovrapprezzo permette sconti per gruppi organizzati. Il cliente non chiede come avverrà il riconoscimento, in che tempi: una volta creduto, il Purgatorio sbrigherà le sue pratiche in maniera più efficiente del locale Municipio.
Il teatro napoletano ha potuto raccogliere dalla strada il repertorio dei suoi spettacoli, senza bisogno di ambientarli nell’antichità, come ha fatto la grande tradizione europea. Shakespeare, Racine non disponevano di contiguità col marciapiede napoletano.
Oltre la cattolica, nessuna religione ammette una stazione di transito per defunti. Napoli ne è la sintesi in terra. La sua superficie miscela a dosi pari i fuochi eterni del sottosuolo e le beatitudini celesti delle sue belle giornate.
Erri De Luca
Che nostalgia per le belle giornate di Napoli!
Già me lo immagino…
– Trinità… È rimasto imbottigliato… Ecco ginguanda lire da parte di Matilda ncopp’ o Vesuvio… Facim ampress… O riesto è un obolo per Sanità. –
Grazie mille Erri per la storiella che è due in una, e poi perché mi fai sperare che lì, in Purgatorio, un aiutino potrà sempre arrivare, anche gratis magari.
Unica possibilità per salire.
ma Dio è anche un grande umorista e,forse, sa capire i napoletani meglio di chiunque altro.
Per questo motivo san Gennaro non poteva essere altrove.
Sempre più affinato, Erri! Un misto di realismo, tenerezza, ironia, profonda conoscenza dell’animo umano.
Il piacere di leggere e apprezzare.
Complimenti e basta.
meraviglioso aneddoto che strappa una risata dal profondo del cuore evidenziando una genialità spontanea e senza preconcetti
…. se fossi Dio il giorno del decesso l’avrei voluto subito con me in paradiso per poi autorizzargli una breve missione in Purgatorio al fine di poter di onorare gli impegni presi!!!!
Perché riesci a scrivere quello che sento, ovvio perché sei uno scrittore e anche bravo.