Per un rovescio di ruoli uno scrittore riceve domande circa se stesso e il mondo. Dovrebbe lui interrogare il giornalista che per mestiere deve intendersi di molteplici argomenti per riferirne in cronaca. Invece ecco il precario piedistallo dell’intervista, dal quale calare risposte poco memorabili. Da parte mia posso dire degli effetti personali circa le storie che scrivo. Quanto agli altri innumerevoli argomenti, li suddivido in quelli che ignoro o che mi sono indifferenti e quelli sui quali mi posso pronunciare. Tra questi distinguo quelli sui quali ho delle impressioni, quelli sui quali mi sono formato un’opinione, infine quelli che si basano sulle mie convinzioni. Questo tipo di risposte coinvolge i miei sentimenti pubblici. Non sono neutro, parteggio e quindi esprimo un punto di vista dall’interno, per niente panoramico. Non cerco di essere condiviso, ma di fissare un’estremità del tema, delimitare un bordo rispetto al quale può trovare il suo posto l’opinione altrui, stabilendo la sua distanza dal mio. Si formano le idee per divergenza. A volte mi avvalgo della facoltà di non rispondere, sapendo che anche questa è una risposta. Con questa nota intendo esprimere gratitudine per le domande. Essere richiesto di un pensiero è un privilegio.
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Ci sono scrittori che fanno del più e del meno uno spazio utile si solo fini del calcolo. Ci sono poeti che risciacquano gli estremi opposti della vita in un mare di generosa umanità. Uomini esposti alla propria natura anarchica per stare al mondo e scalare quella vetta di libertà senza confini. Racconti che allargano il campo dei sensi, attraverso i ricordi di un secolo a te (e a molti di noi) molto caro, il 1900, così schiacciato su sé stesso e troppo presto sfrattato dalla storia…
È ciò che – qualcuno ne è convinto – conferisce unicità ad “un’ opera dell’ingegno”: il momento che precede il suo passaggio dalla potenza all’atto di esprimersi, prima di replicarsi in infinite copie. Quel momento è un dono. Vorrei che Erri parlasse con noi di quel momento. Irripetibile per ogni libro da lui scritto.
Più del contingente, della pandemia, del gren pass, del vaccino, dell’Afghanistan, della crisi economica, delle infinite solitudini dei sicari di un aborto e dei suoi mandanti benedetti, salvati e ripuliti, più di questo, vorrei sapere da Erri il necessario.
Grazie
“Le idee si formano per divergenza”.
Le verità hanno bisogno di poche parole, sono periodi semplici e senza subordinate, arrivano dritte a dire senza sporcarsi dell’ottuso autoritarismo delle sentenze.
E infatti questa tua frase ha l’efficacia degli assunti inconfutabili, che non necessitano di dimostrazioni, né dirette né per assurdo. Vera a prescindere, fin dall’ipotesi, per puro e innegabile riscontro col reale.
E’ così: le idee nascono quando un individuo sa esattamente ciò da cui dissente.
E, analogamente, per citare un’altra delle tue verità: si cresce prendendo sempre maggiore distanza dalle cose e dalle persone.
Io farei studiare la letteratura di Erri De Luca sui banchi delle scuole medie e superiori: lo dico da madre di due bambini che passano gran parte delle loro giornate proprio lì.
In una fase così delicata della loro vita, e decisiva nella formazione della loro coscienza sociale, gli scritti di Erri sono una fonte inesauribile di risposte, e anche di domande, perché quelle talvolta sono persino più importanti per capire la direzione delle proprie convinzioni.
Nel frattempo, riempio la mia casa dei tuoi libri: per farmi trovare pronta quando lo saranno anche loro.
Buon settembre, Erri.
Caro Erri quando leggo quello che scrivi mi pervade una profonda emozione e l’idea del possibile … tutto quello che dici fa nascere riflessioni e pensieri positivi
Lei ama la montagna. Mi piacerebbe sapere rispetto ad ogni salita e ad ogni inevitabile discesa quali sono le sensazioni che questi due “atteggiamenti” Le ispirano. Grazie