Domenica ero a Spoleto a raccontare qualche dettaglio del primo libro sacro. Il suo titolo originale è Bereshít (In principio) ma da noi è trasformato in Genesi. I primi cinque libri hanno da noi un titolo diverso dall’originale. Perfino il personaggio principale, la Divinità, ha subìto una traduzione:
il tetragramma impronunciabile è sostituito dal nome Dio.
Nei capitoli iniziali si legge la notizia dell’albero di conoscenza di bene e male. La tradizione s’interroga sulla specie dell’albero e la congettura prevalente decide per il melo.
Da lettore sono incuriosito da un’altra questione: perché non due alberi, diversi, da non potersi confondere, uno a conoscenza di bene e l’altro di male? Invece un solo albero: la conoscenza di bene e male ha stesse radici, tronco, linfa, foglie, fiori e frutti. E il frutto se ne sta ben attaccato,
non cade da solo. Quella decisiva conoscenza va perciò colta, non raccolta.
Ci voleva una donna, la prima possibile, a fare la mossa dal basso verso l’alto, cogliere, assaggiare e liberare così la specie umana dal giardino incantato dell’infanzia animale. Perché quei due si accorgono subito dopo di essere nudi e nessuna specie animale sa di esserlo. Si sono
inoltrati da soli in un esperimento, una variante.
Ogni generazione deve rinnovare l’assaggio rischioso del frutto misto della conoscenza. Quello masticato già dai genitori non può sostituire l’esperienza diretta. Ogni gioventù deve azzardare la mossa di afferrare il frutto che da sé non cade. La gioventù è tale perché le spetta il rinnovo. La
mia tentò di scuotere forte l’albero maestro. Ma la mossa resta personale e ognuno sbatte all’improvviso contro la conoscenza di bene e male.
Così mi spiego perché serve che l’albero sia uno solo, che sia raccomandato di astenersi e che perciò la conoscenza sia un atto di arbitrio e indipendenza.
Una gioventù che rinuncia al rischio dell’assaggio, avrà una notizia rimasticata da altri.
Erri
a volte gli stereotipi arrestano il pensiero,lì, proprio lì dove stava quasi per svoltare.
divisi non si va da nessuna parte.Valeria mi sembra un assioma infantil femminista.
Parlo per me , (per chi sennò? )oggi il mio secondo cervello ha avuto un flop vistoso.
ma appunto posso parlare solo per me e a volte neppure questo riesco a fare.
E chi è che vuole dividere il pacchetto “assioma-infantil-femminista confezionatomi a regola d’arte?
Assioma? Evidente!
Infantile? Dio, ti ringrazio perché corre Voce che ti confidi con i piccoli, la maggior parte dei quali predilige le pere. E, guarda il caso, io pure!
Femminista? Beh, non brucerei mai un reggiseno e non ho ancora detto che un uomo non sa di poter diventare misogino, o che un misogino dirà mai di esserlo. Non ancora, perché francamente mi preme di più dire… E fatemelo dire, fatemelo dire… “Chi mi ama, mi segua!”
Diciamo che il secondo cervello della donna è più sviluppato poiché la corrispondente funzione esercitata da quel sesto senso le permette di andare oltre l’ostacolo. Osservazione vesuviana!
Marina Cvetaeva_Sì.L’arte non è fine a se stessa:è un ponte,non un fine_
così per me la fede,per chi ce l’ha.Oltre le Americhe
Il libro”Genesi”, preistoria biblica, venne posto “In principio” del Pentateuco anche se, secondo alcuni studiosi, la sua scrittura avvenne dopo “Esodo”.
Nella Genesi ci viene descritto come in origine vi fossero molti alberi: crescono insieme quello della conoscenza e quello della vita, tutte le cose create da Dio sono buone e in natura bene e male non esistono. L’episodio narrato in Eden conferma la donna portatrice del valore simbolico della conoscenza, frutto gradito e condivisibile, non legato alla singola persona ma al cammino che l’uomo compie per migliorarsi e tendere alla perfezione.
Dalla conoscenza scaturisce l’amore, il desiderio di fare il bene per il bene.Senza obbligo.
E’ ciò che rende l’uomo libero di disubbidire al divieto divino.
Così la disubbidienza assume un carattere positivo, permette discernimento e genera la crescita.
Ma poiché l’uomo manca perennemente di conoscenza scade inutilmente nel male.
L’albero riguarda la conoscenza.Con essa sforzo, sudore, fatica.
Da pietra grezza a più perfetto amore.
Costruzione vitruviana.
Rileggevo i pensieri in ottava di Kafka su quel gran genio del serpente, il quale, dopo aver portato all’uomo la notizia rimasticata della morte naturale, dopo avergli rifilato l’opportunità di agire conformemente alla conoscenza del ben e del male, deve cercare di falsificare tale notizia perchè la paura, che questa avrebbe portato con sè, giustifica da allora l’incessante richiesta di pause e rinvii alla vita da parte di tutto il corpo cosciente, desideroso soltanto di scrollarsi di dosso insieme a tutto ciò che lo danneggia.
Pensava Kafka: “La volontà è libera significa: era libera quando volle il deserto, è libera potendo scegliere la via con la quale attraversarlo, è libera potendo scegliere il passo che terrà,, ma non è libera perchè deve necessariamente attraversare il deserto, non è libera perchè ogni via, nel suo intricato labirinto, passa per ogni palmo nel deserto.
Nel deserto non ci resterebbe che la Fede, la quale è un dono e vorresti fosse una scelta per riuscire a capire il perchè, dal peccato originale, “siamo pressappoco tutti uguali nella facoltà di distinguere il bene dal male”; che sono soltanto un’intuizione, che sovente riusciamo a cogliere e non senza difficoltà soltanto nell’attimo fuggente del trapasso.
E’ che il peggio è non attraversarlo fino in fondo, pur sapendo che non c’è mai fine al peggio. Mai poi scopri le Americhe.
Croce aveva torto.Non possiamo dirci cristiani
Da aghiformi calici appestati
beviamo l’ossessione delle cause
così Mandel’stam
oggi la caccia all’uomo ha cambiato bersaglio,non più l’ebreo,il dissidente,l’altro diverso,
ma la peste è sempre quella,l’ossessione delle cause.Sempre quello il peccato d’omissione
.Si chiamo respingimento.Europa sei tranquilla ?non hai nessun tormento?
In francese si dice allo stesso modo :omission chissà in tedesco o in inglese.
l’albero del bene e del male produce molti frutti velenosi
il giardino incantato dell’infanzia animale …..ne siamo usciti ma non ne abbiamo perso il ricordo che ,ne sono convinta,va’ custodito con cura.
E’un ricordo che non ha contorni nitidi,ha bordi tremolanti,macchie dai colori accesi come certi gialli di Rothko,come certi paesaggi africani.
Ritorna ad ogni amore,ogni volta che qualcuno o qualcosa ci fa tremare il cuore.L’albero è uno solo ma ha tante radici in tutta la terra così che,
ogni piccola o grande guerra,non lo possa sterrare.L’albero del bene e del male ci fa sapere che ogni guerra è un reato contro la terra.
Erri hai la saggezza degli antichi maestri.Buona vita a te,e lunga…
Eppure Akasha… (è un tomo troppo impegnativo perché Lucy possa ricordarlo; mentre Lilith, Eva e Maria si sono contraddistinte per sprezzo del pericolo, ognuna intendendolo come qualcosa di totalmente diverso dal parto con dolore. Insisto perché Adamo impari almeno da una scimmia a procurarsi il cibo.)
Grande Erri ….…. Come sempre ….. ma questa volta ancora di più
GIOIA come una pera matura e succosa
Sì poche pagine
dense d’orrore,dolore
e di gioa senza fine.
un solo albero
corvi nei cieli d’Europa,fumate nere.
costruire muri dove il verbo si
rovescia nel suo contrario
esattamente come la grandine
sui campi gonfi e maturi.
Getta il tuo pane sul volto delle acque,
perchè in molti giorni lo ritroverai.
Continuare a leggere il libro della vita,
questa sconosciuta le cui origini si perdono
nella notte,anche se ne possiamo
leggere poche pagine e ,in ogni caso,
non ne conosceremo la fine.
Caro poeta,
Sento spesso una condanna pendente sulla mia generazione ( quella della prosperità finta anni 70-90) di non aver fatto abbastanza per lottare contro un mondo ‘globale’ che ha teso, a ragion veduta, ad acutizzare capitali a scapito del diritto umano di vivere con decenza. Mi sento di assolverla, almeno in parte. In primo luogo, l’albero da scuotere a noi è stato negato o celato dalla diffusa propaganda che non ce ne sarebbe stato bisogno, visti i raggiungimenti accettabili e stabili dei diritti acquisiti dalla precedente generazione di ‘contadini’. Un’illusione pagata a carissimo prezzo e comprensibile forse solo da chi è stato interamente deluso da un ideale di libertà. Sicché, quando si è visto che invece l’albero esisteva e i suoi frutti stavano marcendo era praticamente tardi per farlo rivivere. In seconda analisi, rilevo l’assoluta mancanza di passaggio di consegne dal vecchio contadino al nuovo, che è molto più grave della propaganda di cui sopra, in quanto voluta nonostante la coscienza del presente. La gelosia del terreno conquistato, dei frutti raccolti e gustati, non ha di fatto permesso ai nuovi lavoranti di accedere alla conoscenza della cura di quell’albero, lasciando piuttosto che seccasse nell’incapacità dei nuovi contadini che lentamente ne riconoscevano il valore. Per usare un’ennesima metafora, è necessario non solo ripiantare l’albero, ma trovare un nuovo giardino. Io non sono più una ragazza, e non sono neanche (e per fortuna mia) tra i vecchi contadini che non hanno lasciato eredità ne’ passaggio di consegne, persi tra ‘amarcord’ un po’ muffi e noiosi. Sto nella generazione di mezzo tradita da una lotta non combattuta quando era ora e una fregatura abissale smutandata dalla globalizzazione e dalla crisi decennale che non accenna a smettere. Nell’intercapedine, anni di lotte per uscir fuori dall’ignoranza personale, dall’indigenza sostanziale e dall’ossatura mentale che certe idee politiche precostituite e obsolete tentavano di ingabbiarmi mente senza pagar il dazio della critica. Credo che quell’albero meriti il rispetto dovuto, non lo scuoterò per recuperare l’impeto di una giovinezza fatta naturalmente di NO. Nell’età che mi vede al suo cospetto il mio compito sarà quello di cercargli un nuovo giardino, piantarlo, concimarlo e renderlo forte per le mani che prossimamente lo sbatacchieranno, e ne mangeranno giustamente i frutti. L’eredità della lotta ha voluto che si saltasse la mia generazione, ma io non lascerò a digiuno la prossima, come han fatto con la mia. Questa è la mia Genesi, questa la valutazione tra male e bene, questo il mio piccolo riscatto.
Ps: tra i contadini che non hanno lasciato un caxxo di niente ovviamente tu non compari, lo preciso per i malpensanti… per tutti gli altri ( partiti, sindacati, movimenti) che gli colga pirito pestilenziale al primo tentativo di cercarmi il consenso. Che vadano tutti a strozzarsi con le loro parole vacue, corrotte e puzzolenti.
Love you, Bibi.
Peccato che ci sia di mezzo un PECCATO che ancora si trascina!