Nel rimescolamento periodico delle materie scolastiche è finita fuori campo la geografia. Alle elementari della mia epoca remota s’imparavano minuziosamente nomi di luoghi, mari, monti, fiumi, laghi.
Sono rimasto affezionato alla geografia. Il suo bel nome di origine greca dice: scrittura della terra. Me ne accorgo, la terra è scritta e ognuno è un suo lettore.
La capacità di leggerla dipende perciò dal vocabolario. Faccio l’esempio di chi attraversa un bosco. Può chiamarlo semplicemente con il suo termine generico di bosco. Se però conosce i nomi delle varietà di alberi che si succedono in concorrenza tra loro, i nomi degli animali, dei fiori, delle erbe, dei funghi: ecco che quel bosco viene percepito dai sensi con una maggiore definizione. Questo lettore legge meglio la scrittura della terra.
Sono andato a controllare il passo in cui l’Adàm, prototipo della specie umana, mette nomi agli animali del suo ambiente. Le traduzioni usano il verbo chiamare. In Ebraico quel verbo è la radice della parola lettura, mikrà. Ne consegue che Adàm chiama gli animali perché sa leggere i loro nomi. Non li inventa, li legge addosso a loro.
Il mondo intorno a noi è fittamente scritto e la sua lettura è alla portata di chi ha il vocabolario per nominarlo e distinguerlo, analfabeti compresi.
Si sta in un’epoca di analfabetismo di ritorno, di chi non riesce più a leggere la scrittura della terra. Serve tornare alla sua scuola, ridiventare un suo lettore.
L’estate è un buon periodo per frequentare i suoi banchi all’aria aperta.
Assonanze…
Anche in una città è preferibile orientarsi non con il libro, la mappa, un indirizzo, ma con il camminare a piedi, con la vista; con l’abitudine e l’esperienza ogni scoperta viene scritta nella nostra mappa interiore, che si riscrive ogni volta per la prima volta, perché ha traccia nel ricordo.
È un modo, secondo me, per conservare la verginità della foresta metropolitana, come di quella composta da alberi, arbusti, fiori, animali, di qualunque spazio di cui si voglia cogliere la bellezza in sé, con cui identificarsi, e non il suo rendimento dal punto di vista del profitto. È questa la stessa protesta che da un altro genere di ecologisti è stata mossa contro la psicoterapia che mira a canalizzare verso la coscienza le energie dell’inconscio, pratica non percepita come individuazione di nuove potenzialità e scelte libere, ma come si trattasse di “una trivellazione di un pozzo di petrolio” in una zona vergine della psiche, che deve essere invece lasciata intatta.
Onoriamo Artemide, quindi, ma rendiamo ad Apollo il “sogno” della ripetibiltà del “suono di un luogo” come riverbero in noi della sua storia, che “sovrappone alla topografia la scrittura dei volti”.
P.S. : “Una nuvola di ciliegi in fiore: la campana – quella di Ueno? Quella di Asakusa?” (Basho, XVII secolo)
A scuola nelle elementari e medie hanmo aggiunto molte materie, doppio strumento musicale, doppia lingua, la storia é una cronologia di fatti da studiare a memoria, i ragazzi non hanno la curiosità dell’ ambiente.
Altro che ambiente migliore! Finché hanno un cellulare, un tablet, ecc. Sono ipnotizati da google, traduttore ecc…come possono interessarsi alla geografia? É uno strumento che gli ha proposto la società, ed é imposdibike saperlo gestire…é la risposta a ogni loro compito scolastico. Non sò che fare per aiutare i ragazzi, i loro genitori non sono piú dediti ai figli come una volta, é piu faticoso per le nuove famiglie essere responsabili.
Li porterò in gita! Nel mio piccolo.
Fiorella Nerolini
Quando leggo i pensieri di Erri De Luca è come se venissi cullato….