Tra gli esseri umani esistono stranieri e prigionieri.
Lui non era straniero, né prigioniero, in Africa.
In Europa sì, di un’arena rotonda pochi metri,
esibito coi fiocchi e coi pennacchi.
Al circo anche le bestie diventano pagliacci.
Doveva alzarsi sopra le due zampe, sollevare un uomo con il naso,
fingere di schiacciare una ragazza.
Ignorava l’applauso dei pigmei,
imparava la gigantesca pazienza delle sbarre.
Gli mancava l’acqua da sguazzare.
In altre arene accanto, un toro poteva abbattere l’ostacolo
di un uomo, prima di farsi abbattere.
Per l’elefante era senza importanza il bipede di fronte,
gli serviva un terremoto, un crollo delle mura
per aprirsi la via verso l’uscita.
Il camion che lo trasportava è andato fuori strada.
Nell’urto si è ferito, ma si è pure spezzata la catena.
Si è incamminato seguendo le figure delle stelle
a Sud verso le piste d’Africa, addio quelle di circo.
Dopo tanto tempo incatenato, stava all’aria aperta.
Poi si è inginocchiato, si è steso sul fianco e si è esaudita
la preghiera di morire da Africano libero.
lunghe notti di luna….
come dire, con qualche timore,
sentirsi a casa
nell’al di qua e nell’al di là.
IL grande gigante maschio,
dopo tutti i nostri bla bla,
sarà là,africano libero,
con la sua elefante femmina
a godersi lunghe notti di luna.
Cerchiamo sempre di riempire
il mistero in cui siamo(è giusto così)
ma davvero invano.
La mia preghiera per il gigante
Ci sono più cose in cielo e in terra che in tutta la tua filosofia,Orazio.
“Nella pratica sciamanica travestirsi da animale, dipingere la pelle con segni animali, mutuare posture e movimenti da altre specie, diventa processo estatico, congiunzione e accoglimento dell’animale nel proprio corpo, e allo stesso tempo tramite per l’accesso ai misteri dell’universo. Un legame che si perde nella notte dei tempi, nelle caverne dove un cugino neandertaliano ha tracciato con grande maestria il cammino dell’estetica e dell’epistemologia zoomorfa.”
Dal sito dello scrittore Bruno Tognolini.
Un legame che si è perso con il tempo: è il prezzo della “civilizzazione”.
Rincaro quanto abbiamo perso nella letteralizzazione dei simboli totemici (quello che ho capito dalla lettura del post di Erri)…
Nel rituale di iniziazione, l’iniziato accoglie la sua anima animale, la riconosce e la sacrifica: l’aspetto istintivo ed emozionale viene quindi portato alla coscienza attraverso la maschera, “sviluppando il proprio potere riflessivo”. L’uomo diviene, cioè, immagine archetipica, accogliendo di essa qualità e aspetti terrificanti. Accogliere è domare l’animale interiore, non certo reprimerlo o ferirlo, farlo divenire un utile compagno.
per rispettare la libertà la libertà altrui, uomini o animali essi siano, è necessario che noi per primi viviamo in libertà ed agiamo per farla rispettare
Allegoria di una morte. Della memoria collettiva che si affranca dalle piste razionali battute dal pensiero umano, resiste nei campi semantici e riposa, colmando, in ampi spazi di insiemi di stelle.
Ogni tanto guardandomi attorno, non distratta dalle solite noiose mancanze, mi sorprendo a fare un’osanna silenziosa a quel poco di natura che dal piano basso della città mi è consentito contemplare. Basta un fiume coi suoi abitanti (zoccole a parte!) , stelle che spingono fuori dalle nuvole per incipriarsi il naso per la sera… e qualche pipistrello che mi ricorda che la natura non è tutta bella. Davanti a una bestia come l’elefante tutti devono strabuzzare gli occhi, e davvero non oso immaginare a che grado di egoismo siamo arrivati per costringere un monumento naturale simile alla cattività ( compresi gli altri e? jà… un leone in cattività è un gattone che gioca con la palla… ) . Non la voglio buttare sull’opportunità o meno di circhi, zoo, impieghi degli animali in lavoro o spettacolo… oggi mi faccio bastare che un elefante vissuto da schiavo è morto da Re. (La cosa non consola lui e non assolve noi… anche perchè mi sembra tanto la storia di Segen… ma chissà come mai, il tuo racconto dolcissimo mi ha portato un sorriso). <3 Ciao Poeta … 😀
L’elefante si piega di lato,arriva alla sua immensa Africa.Quel che è stato è stato. Dà la sua buona notte al mondo.Ormai è molto lontano,è sulla sua stella
e ancora guarda lontano.Ora è salvo
La Pietas non è dono per tutti. La cristallina fonte da cui zampilla è sconosciuta anche a chi dice di avere fede. E tu hai la sua Sorgente Erri, perciò sei capace di scorrere negli alvei giusti. Clara Giovanetti
Visionaria, di una suggestione quasi fisica questa pagina di poesia.
Metaforicamente inizio questa giornata temperando la mia matita, e facendo di questo gesto il mio stile di vita.
Metaforicamente guardo al mondo con gli occhi di questo elefante nè straniero nè prigioniero in Africa ma sia straniero che prigioniero in Europa.
Come lui vorrei incontrare nel caso il mio destino, veder spezzare le mie catene e approfittarne per tornare a casa, smettere di essere fenomeno da baraccone in questo circo che è diventato l’Italia.
Siamo tutti lì, tra il pubblico pagante o tra i pagliacci. Ma non ridiamo più nè facciamo ridere.
Poter morire da Africano libero….poter vivere da Africano libero.
grazie Erri
Certo che noi umani… La morte di un animale ci fa più male di quella di un uomo…
Diario di bordo di un pescatore di perle.Di terra e d’acqua.Diventare umani .In queste pagine si incontra un’ intimità incerta,una pietà quasi gioiosa.Un addio
al circo seguendo le stelle del sud.
Sherry wai, parole che leggo con incanto e che sottoscrivo.
Grazie Erri…sì morire libero…