Al posto di blocco spegneva il motore e accendeva il
fornello,
metteva il bricco grosso, per tutti caffè,
per sorridere allo sbarramento che c’inchiodava lí.
Un taglio di salame fatto in casa, un pane,
anche un bicchiere di rosso giovanotto,
si durava in attesa. La Bosnia era una pista di lavori in
corso.
La guerra è un cantiere di demolizione.
Se al posto di blocco toccava dormire,
allora era meglio sdraiarsi sulle casse.
Su e giù venti ore di fila alla guida,
ognuno su un carro a motore,
è andata cosí che ci siamo intesi, noi due,
vita nostra spulciata a contarci i malori
nel paese dei ponti sgarrettati, delle ruspe
passate sopra i cimiteri e le anagrafi
per cancellare anche dal passato il vicino di casa.
Nella peste di Bosnia i nostri malanni minori,
le perdite, potevamo scherzarci, come sgusciare noci.
Nel chiasso dell’artiglieria, si parla a sussurri, come a
scuola.
Una donna dice che la parte migliore di me sono i miei
amici.
Giuliano è la parte migliore di me,
il compagno che dimezza il viaggio.
L’ho visto ammaccato zoppicare sul sentiero in salita
poi subito scalare il Campanile di Valle Montanaia
insieme a Mauro e a me, svelto come un bandito,
poi in cima l’ho visto sputare a singhiozzi la felicità.
Quando scavalco l’Appennino, lascio la via autostrada
coi carri in carovana, e giro, Pian del Voglio,
poi Val di Sambro, su a San Benedetto,
scarico una damigianella giù nella cantina
dove i prosciutti prendono il loro tempo.
Mi appoggio alla sua tavola, poi si riparte insieme.
Al ritorno mi schianto dentro un sonno, Giuliano
guida, arriva,
m’infilo a letto fino all’ora mia delle cinque, lui già
sveglio.
“Dorme col sasso in mano”: racconta del mugnaio
che faticava per vent’ore al giorno
e si metteva giù cogli occhi chiusi e con il sasso in mano,
quando cadeva, si svegliava: pronto.
Giuliano dorme col sasso in mano e il cuore a
Civitavecchia
dova sta Elisa figlia, staccata, da raggiungere,
festa e consolazione quando si ferma a casa.
Giuliano, l’amicizia, è un vento che asciuga la fronte,
libera il naso, distende il trigemino in faccia,
ristora la pianta del piede. M’insegna il nome di un
albero,
racconta un mestiere perduto, col fiato di: “C’era una
volta”.
Nessuna sera è deserta insieme a lui
e nemmeno il risveglio, sta già in piedi.
L’amicizia maschile è scambio di coltelli
per chi si è visto decimare i ranghi dai tradimenti,
è un callo della mano che ha rotto molti manici
e ha imparato a stringere meglio.
L’accento bolognese, il mio napoletano, hanno in
comune, i due,
una parola sola; ” famm’ “. En bulugnès e
napulitanamente,
‘a famme nostra è brutta. Scherziamo col francese,
“la femme” sua è una donna, e ‘a donna è sempre bella.
Scherziamo sopra tutti i poteri costituiti, in terraferma,
prendiamo sul serio una fioritura mancata,
un ciliegio quest’anno che non si è riempito.
Litighiamo soltanto se si tratta di stabilire chi di noi
due
andrà al funerale dell’altro. “È inutile che muori
prima di me,
tanto al tuo non ci vengo”. Trattato di pace è il
seguente:
si muore il medesimo giorno.
E ci facciamo sopra il brindisi: “Lehàhim, alla vita”.
Giuliano…il sorriso di un paese,San Benedetto Val di Sambro!
Sapremo tenerli con noi gli amici che ci hanno lasciato.La vita è fatta di assenze ricche di significato.”Lehàhim ,alla vita”
Sì, si muore il medesimo giorno, insieme all’Amico.
Devo a Giuliano la realizzazione di quella che per me è stata la più grande impresa della mia vita, sportiva, personale, intima, profonda e liberatoria….Il sorriso e la fiducia fra due persona che non si conoscono. Un cappuccio, una pasta, una volta io e una volta tu, Antonio che ci guarda divertito, quattro mesi così, dall’inizio della pazzia a Fiesole, alla sua conclusione. Mi hai fatto fare la Via degli Dei in un giorno, c’è l’ho fatta, 125 chilometri in 26 ore, ho cambiato approccio alla vita, merito tuo. Abbiamo iniziato un percorso che speravo lungo, e lungo, anche se non potremo più stringerci la mano e fare colazione insieme, lo sarà ancora perchè hai tracciato un solco, dentro e fuori di me e io continuerò a percorrerlo. Starò con te guardando una zolla, ascoltando un’ape, meravigliandomi del cielo, un privilegio e una fortuna enorme averti conosciuto.
Siamo una folla, Giovanni, segnata dal passaggio di Giuliano nelle nostre vite. Lungo questo solco, ci riconosceremo quando ci incontreremo. Già immagino di stringerti la mano
Ne sono certo e spero che ciò accada presto Silvia
Giuliano lo incontravi e cominciavi a volergli bene, lo frequentava e l’amicizia aveva qualcosa della fraternità, quella vera. Caro Giuliano
in certe ore solo una infinita solitudine ci fa davvero compagnia
Bellissime parole….come Giuliano …una bella persona
L’elezione affettiva non è data dal contingente e ne’ dalla materia ma da un afflato gemello che precede e prosegue oltre la materia. Sorprende sempre la tua scettica anima visto che è sempre così vicina al Creatore. Clara Giovanetti
Un giorno, Giuliano mi portò a vedere la galaverna. Aveva la macchina fotografica e passò tutto il tempo a fare foto. Al ritorno gli chiesi di spedirmi almeno una foto di quel bosco ghiacciato che mi aveva riempito gli occhi. Giuliano scoppiò a ridere e disse che non poteva: aveva fotografato solo me e nient’altro. Un uomo migliore non potrò incontrare. La prima volta che vidi il suo sorriso era dietro il finestrino ghiacciato del nostro furgone, in Bosnia, sotto la neve. Aveva il viso avvolto di vapori perché stringeva in mano una tazza di caffè caldo: “Ho saputo che sei napoletana”, mi disse. Se devo credere in un paradiso, questo è l’ingresso: il sorriso di Giuliano e l’odore del suo caffè.
Che meraviglia, Silvia. Quel caffè fumante in un furgone in Bosnia, le foto rubate nella galaverna.
Sì, sembra il paradiso.
Inferno è vivere senza che ti capiti mai di conoscere persone come voi.
Devo a Erri gli incontri migliori della mia vita.
chiameremo un pane Giuliano. così il detto: non c’è niente più buono del pane, sarà sempre più vero
Improvvisamente un vuoto
Erano tre settimane che non la vedevo-
un male l’aveva colta-
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Delle amiche separate
quale non si è più vista?
Ha ragione Emily e hai ragione anche tu Erri
Leggendoti scopro che sto invidiando Giuliano…
amicizia-gratuità dell’intendersi