Durante le passeggiate di questa fine di anno mi è venuta in mente l’immagine del ponte, steso tra due sponde distanti. Ne ho ricordati alcuni. Il primo è letterario, il magnifico racconto di Thornton Wilder: “Il ponte di San Luis Rey”. Era tra i libri di mio padre, lo lessi perché era lì.
Altri li ho traversati.
Quello di Mostar sul fiume Neretva, abbattuto dalle artiglierie e ridotto a passerella, quelli di Belgrado nel ’99, quello che collega la frontiera rumena all’Ucraina sul fiume Tissa affluente del Danubio, a inizio guerra coi giocattoli sopra per i bambini che insieme alle madri cercavano rifugio, quelli di corda in Nepal, quelli sopra i crepacci, quello di Brooklyn percorso a piedi a fianco della migliore compagnia.
Ponti sopra acque correnti, sopra abissi, a forma di arcobaleno o in linea retta: loro scopo comune è di congiungere ciò che è separato.
Ponti e pensieri randagi: poco a che vedere col passaggio dal 31 dicembre al primo di gennaio. La notte dei conti alla rovescia chiude in baldoria di tappi e di petardi un anno di guerre vicine che passano in armi e bagagli nella pagina di un calendario bisestile.
Non si presenta nuovo l’anno 2024 d.C.
Ha la modestia di essere il seguente.
Camminavo lungo le strade dei Borders Scozzesi, estate 2016, vidi un piccolo pettirosso inerme sull’asfalto colpito da qualche rarissima macchina di passaggio, lo raccolsi ancora caldo e sulla stradina di casa attraversavo un ponte sul fiume Hermitage Waters /Newlands, gettai il suo corpicino di piume nella corrente tra i fiori e volo’ via così nella mia memoria.
Bellissime riflessioni. Ne aggiungo un’altra, racchiusa in una scritta apposta su una parete di un bar in Friuli, che si riferiva ad un vicino ponte sulla strada: “UNISCO OPPOSTE SPONDE…. PORTO AMICI AD AMICI….”
Gianni