1989, fu l’anno delle macerie del muro a Berlino. Si usa dire caduta di quel manufatto, ma non cadde, fu invece demolito. Il cedimento strutturale era avvenuto a quasi duemila chilometri a est, a Mosca. Non si limitava a un’opera di edilizia, ma a un sistema intero.
1989 è svolta decisiva per il ritiro dell’intervento militare sovietico dall’Afganistan, durato dieci anni. Fu la causa del collasso dell’URSS. Lo smantellamento del muro di Berlino fu effetto secondario di una sconfitta militare costata quindicimila soldati russi uccisi e di una conseguente crisi economica.
L’Unione Sovietica non invase il confinante Afganistan, il suo intervento fu invece più volte chiamato e invocato dal presidente di quel paese, bisognoso di sostegno esterno. Dopo il ritiro russo, il governo locale fu spazzato via dai talebani vincitori.
Nel prossimo mese di settembre si chiude in Afganistan l’altrettanto fallimentare intervento militare delle forze NATO, durato venti anni e iniziato con un’invasione. Ho scritto a commento: dimissione compiuta.
L’Italia si è impegnata con un esborso di otto miliardi e la perdita di oltre cinquanta militari. La nostra Costituzione, che ripudia la guerra, è stata aggirata da tutti i governi e da tutti i presidenti di repubblica dietro la falsaria espressione: missione di pace. È stata al contrario una campagna militare compiuta in condizioni di sudditanza e sotto comando di forze americane. Ci ritiriamo perché hanno deciso loro di ritirarsi.
Insieme al resto della coalizione si torna sconfitti lasciando ai talebani il futuro prossimo del loro paese. L’armata se ne va.
Restano in Afganistan le vere missioni di pace, composte da volontari disarmati, come quelli di Emergency da più tempo degli altri.
Nel 1989 fui lieto dello sgombero dei Russi. Ora provo sollievo per la sommessa ritirata in sordina, senza trombe e parate militari, di un contingente militare mandato a fare guarnigione nel deserto dei Tartari.
Come hai ragione Erri! E anche in tempi di pandemia i governi non rinunciano ad armarsi, a bruciare così il prezioso denaro pubblico che, ora più che mai, dovrebbe invece servire a salvare vite umane, non a uccidere!