A 71 anni Borges scrisse: “Alla mia età si dovrebbe essere consapevoli dei propri limiti”.
Da parte mia sono consapevole dell’innumerevole elenco di cose che non so fare, ma ho il dubbio che i miei limiti non si trovino in quel catalogo. Stanno invece all’interno delle cose che credo di saper praticare, perciò nella scrittura.
So per esempio di non saper scrivere un poema. Ci ho provato con Solo Andata, con dei versi imbarcati su un battello di fortuna. Mi sono poi limitato a immaginare di poter servire da innesco per un Omero dei nostri tempi, cantore di sbarchi e di naufragi nel Mediterraneo. I profughi del mondo forniscono la trama alle Odissee.
Per aggiungere un altro esempio ecco che le mie frasi sono brevi e non posso allungarle oltre il fiato necessario a pronunciarle. Finirebbero in debito di ossigeno.
Questi e altri impedimenti potrebbero costituire uno stile, ma nel mio caso rimangono dei limiti.
Al di fuori del mio ristretto ambito mi accorgo di un’epoca inconsapevole di limiti, e insofferente. Si compiace di ambizioni e di affermazioni personali. Il successo è considerato una conferma, mentre è solo il participio passato del verbo succedere, verbo intransitivo e non addomesticabile.
L’anno uno di epidemia ha stabilito un elenco di limiti, un codice d’incolumità personale e di comportamento verso gli altri. Lo ha imposto la severa decimazione e la scarsezza di strutture sanitarie a ricezione limitata. Furono a lungo impoverite dai tagli di spesa, da governi di fiato corto e capacità di previsione zero. Non per virtù ma per necessità si è ricostituito un sentimento di appartenenza a una collettività aderendo a restrizioni e rinunce. Indossare la protezione è diventato un atto civico oltre che di cautela personale.
Non considero l’anno trascorso uno stato di eccezione, ma l’avvento di una nuova normalità, rispetto alla quale l’epoca precedente era licenza e deroga.
Contare sulla restaurazione di un’epoca spensierata è ipotesi che scarto. Preferisco frequentare la scuola dei limiti nuovi.
C’è un travaso di contenuti, lo spostamento lungo la linea di confine, da un confine ad un altro, uno sconfinamento: lo spostamento di un campo semantico, il manifestarsi dell’energia in potenza. Ancora niente che superiormente o inferiormente ci comprenda…
Non l’ho pensato quando ho visto i cinghiali passeggiare in città, in cerca di cibo tra i rifiuti umani: lì mi è stato subito chiaro che la porta fosse da tempo aperta, come la mente, all’accoglienza o al passaggio del “nuovo”.
Quell’alce, invece, che passeggiava sul bianco lenzuolo di neve che ha cancellato momentaneamente, sospeso le tracce di memoria umana: mi ha sconvolta.
… Probabilmente questo è il tempo di avanzare, nella vita come sul foglio, con il passo pensoso di un ruminante, fino a che non casca il dente. Più che un limite, un nuovo programma che “salva l’umana anima dal suo pensiero” (Blake lo direbbe meglio). Più che probabile.
sconcerta il passaggio brusco tra una condizione e l’altra, ma si procede in avanti, il tempo non tornerà; dunque meglio adeguarsi a nuovi stili di vita.Trovo sia saggio accettare la realtà per quella che è, si evitano illusioni che deluderanno e ci si prepara con maggior responsabilità al futuro. Bello confrontarsi col Tuo pensiero.
Caro Erri spesso mi sono soffermata sul concetto di limite o forse ci ho inciampato! Ho concluso che i limiti possono essere libertà perché possono segnare e insegnare una strada. Poi quest’anno l’augurio che ho fatto a me, agli amici e ora anche a te è che si possa tornare a una normalità più GIUSTA e agGIUSTAta. Con molto affetto. Laura de Luca (sempre felice di leggerti e di riflettere con te)
E questa è una scuola che non si frequenta a distanza e ci obbliga alla misura, la sfida più difficile. Grazie Erri – ciau gigi
Sempre bello leggerti, Erri. Però la chiusa è davvero triste. Spero con tutto il cuore che ti sbagli. Lo spero per tutti, ma soprattutto per mia figlia che ha solo 5 anni e merita una vita spensierata.