Abramo inaugura la circoncisione nella storia sacra. La divinità gli chiede quella incisione nella carne come segno perpetuo di alleanza da una generazione all’altra.
Il giorno stesso Abramo convoca ogni maschio della sua casa e procede all’operazione. In due soli versi del capitolo 17 di Genesi/Bereshit si dà conto dell’avvenuta circoncisione in massa.
Mi capita di restare sospeso sopra un episodio di quella storia, di immaginarla spesso. Di questi versi mi attira l’obbedienza. La circoncisione è sconosciuta a chi deve sottoporsi. Per primo tocca a Ishmael, primo figlio di Abramo, poi a tutti i servitori. Davanti al capofamiglia si denudano e si fanno recidere il prepuzio dalla mano ferma e dalla lama affilata. Immagino la fila, il sangue, il lamento della ferita, il lavaggio del coltello tra un taglio e l’altro.
Immagino l’intensità dell’obbedienza.
Abramo, lui solo, ha ricevuto l’ordine, lui solo ne conosce la voce e la ragione. Gli altri ignorano il senso, l’improvvisa urgenza, ma credono in lui e perciò si affidano alle sue mani. Sanno che è stato capace di scoprire e scavare pozzi nuovi, che sa piantare alberi nella siccità, che è portatore di prosperità. Accettano di pagare il tributo di sangue per la fede seconda che a volte investe di prestigio uomini salienti. Credono nella sua relazione con la divinità invisibile.
A differenza di tutte le altre conosciute, questa esclude immagini di sè, statuette e riduzioni varie a manufatto. Suo strumento è la parola e quella deve bastare a fondamento di contatto e scambio.
Resto sospeso con queste molte righe a commentare un paio di versi telegrafici. È avvenuta l’impetuosa obbedienza di tutti alla parola udita da uno solo. Vedo in questa obbedienza una libertà, la scelta di aderire a un’alleanza.
Nel discorso di F.D. Roosevelt del 1941, quello delle quattro libertà, si ascoltano in quest’ordine: libertà di parola e di culto, libertà dal bisogno e dalla paura. Sopra questa base si è costituita l’alleanza di un popolo con il suo capofila, premessa di vittoria sui fascismi.
Erri De Luca
Obbedienza come atto di fiducia piena in chi mi ha salvato dal terremoto interiore. Allora nel mezzo della tempesta non avevo la lucidità, la forza per riconoscere l’autore di questa parola,salvatrice, ma era contenuta un’energia che mi ha attirata a sè.Poi la tempesta si è placata e piano piano con lo scorrere del tempo,degli anni ho imparato un po’ di più a riconoscere il mormorio di quella voce. Oggi, anche se ancora con fatica, cerco di prestare maggiore ascolto a questa voce leggera, ma che sento autentica per me, che con autenticità mi restituisce a me stessa, mi permette di accogliere con benevolenza anche quellq verità di me che non mi piace.
Grazie Erri, è un vero piacere leggerti, ascoltarti…sempre!!!!
sì,sono d’accordo .
tra mille contraddizioni devo
però riuscire a moderarmi
anche se tenuto tra le dita come si tiene
qualcosa con cui scrivere.Scrivere nella carne per un futuro che deve essere redento….L’intensità dell’obbedienza..
ah il lieto messaggero..sì credo proprio
di amarlo
affresco molto bello nella sua semplice
complessità.
In ogni coppia raffigurata uno sta di fronte all’altro
Non così Maria e Giuseppe quasi a fianco nel loro gioco di sguardi.
Giuseppe con due colombe nelle mani,,guarda Maria che ,
le mani giunte,come due colombe,come
in preghiera,
fissa un punto,un altrove ,sguardo
che quasi si perde come nel vuoto,
sguardo delle madri ,come ad Aleppo,
oggi.Maria sa.L’intensità dell’ obbedienza.
Chi siamo noi oggi ,noi che sappiamo,
noi che vediamo la strage degli
innocenti quasi ogni giorno e non solo ad Aleppo?
Chi siamo noi oggi.
L’intensità dell’obbedienza mi fa tremare ,
mi fa tremare anche il coltello dell’affresco.Stupidamente
Questa obbedienza non può che venire dal cuore.
La mente, per sua natura, fugge l’obbedianza e, secondo me, giustamente
Ma quando il cuore ti parla, allora sai che è “quello” ciò che va fatto.
E allora non c’è logica che tenga!
Grazie per le tue parole,per me così importanti e significative tanto da considerarle ancore di salvezza per trovare sempre il bene,al di là di ogni cosa.
Poi c’è il comandamento nuovo, da cui si riconosceranno i discepoli dell’amore…
E’ difficile rapportarsi alla consustanzialità dell’amore donato con quello ricevuto, poichè Agape è incomprensibile alla ragione.
una fede così forse anticipa quella che
riesce a spostare le montagne
grazia gratuità gratitudine
che neppure ha bisogno di
un segno esteriore
essendo essa
stessa
segno.
Quello che Erri hai è di una bellezza straordinaria.
Grazie!
Fortunato chi riesce a credere senza confutare. Io non appartengo a questa categoria. E nemmeno lei. Ma non me ne rammarico. Un saluto.