C’è una locanda a Erto (Pordenone), al Cervo Bianco. Mi porta alla loro tavola Mauro Corona, amico con il quale ci scambiamo il termine affettuoso di “compare”.
Il nome è appropriato: nella valle a fine settembre i cervi aprono il fragoroso concerto degli scontri per gli accoppiamenti. Il tumulto delle loro voci si ascolta dai balconi affacciati sulla frana.
Scrivo della locanda per ammirazione. Angelica e le persone della sua famiglia tengono aperta la loro tavola: sempre.
D’inverno, nelle sere che la neve rende ancora più difficile salire al loro spiazzo, quando nessuno si fa vivo, la cucina è pronta e l’insegna accesa.
La gran parte dei giorni nessuno arriva? Non importa, loro sono lì.
Angelica, perchè?
“Perché se uno ha bisogno di mangiare, qui ne trova”.
Il tornaconto di impresa è un dettaglio secondario. Conta tenere apparecchiata la loro tavola e aperta la cucina.
Se qualcuno chiama anche di notte per una pastasciutta, per loro è il benvenuto. Mauro racconta come cosa normale che qualche sera a mezzanotte si è presentato solo o in compagnia e la locanda si è fatta trovare pronta.
Scrivo di Angelica e della sua famiglia al Cervo Bianco perché esiste una Italia semplicemente aperta come una locanda di paese.
È primavera e i soli avventori siamo: tre, venuti da fuori, più Mauro e Ferruccio. Angelica accende il camino, la fiamma rallegra la stanza.
Mauro suona un’armonica a bocca, spunta un coro sommesso, mi sembra di stare in una sera di Natale che non frequento più.
“Eppure il vento soffia ancora”, cantava Pierangelo Bertoli in una sua canzone ben riuscita.
Da qualche parte soffia ancora il vento di un’Italia aperta e laboriosa. Lo riconosco, lo respiro, lo ammiro, è di maestrale, brezza capace di insegnare.
Stasera mi rileggerò-Parco dei cervi-di Cristina Campo.
-Un tempo il poeta era là per nominare le cose:come per la prima volta,ci dicevano da bambini, come nel giorno della Creazione-
Meravigliosa creatura,meravigliosa scrittrice :Vangelo,fiabe poesia….
-Come i vangeli,la fiaba è un ago d’oro,sospeso a un nord oscillante,imponderabile,sempre diversamente inclinato,
come l’albero maestro di un vascello su un mare ondoso.-
Cristina Campo—-brezza capace di insegnare……..
Sembra a me che quel vento sussurri “Noi diamo ciò di cui noi abbiamo bisogno”. Non mi sento in colpa nel dare con questo scopo.
Proprio così, caro Erri! Ecco l’Italia semplice, di chi fa il suo lavoro con semplicità e altruismo, pensando al prossimo, e non è schiavo del profitto cinico che ci fa dimenticare la nostra umanità! Grazie Erri per questa poetica rappresentazione!
Ecco chi getta ponti verso il fuori, “verso il mondo che [gli] interessa tanto da volerne moltiplicare e dilatare le dimensioni attraverso…” l’accoglienza di una richiesta di incontro, di condivisione di intenti, di riconciliazione con se stessi; che è poi il vero significato del cibo. Ed il potere di quel vento che apre le porte… “Bussate e vi sarà aperto”.
Di vero significato del cibo ci parla attendibilmente Save The Children nel suo ultimo rapporto “Una fame da morire” (…) A te auguriamo “Buon appetito”.
Sono d’accordo infatti con Save the Children, ma non so se Vi è arrivato. Che possiate anche Voi condividere il pasto con chi ne ha bisogno. Grazie.
Mi viene nostalgia d’una gente contadina che non vedo più nemmeno in paese. Di una società in cui la crescita era solo legata alla qualità interiore e non del consumo. Vorrei una decrescita consapevole per il futuro degli ultimi di questa terra che non ha mai smesso il Vitello d’oro. Clara Giovanetti
E perché non lo organizziamo noi un incontro al Cervo Bianco di Erto? Noi avidi lettori di Erri e di Mauro? In una serata tranquilla, poco affollata, per scambiarsi anima leggera e ascolto sorridente…che dite?
Ehhh certo se il tornaconto è dettaglio secondario…. allora possiamo scrivere, ammirare, illuderci che ci siano trattorie di montagna sempre pronte ad accogliere chiunque e non solo gli amici degli amici. Lo scrivo perchè conosco realtà di montagna che vorrebbero tenere aperto e fanno fatica, lavorano in perdita con la speranza di recuperare col sole o la neve favorevoli. Se la metereologia non aiuta è disperante. Per altri va meglio ma avrei da raccontarne sul perchè. Poi lo capisco che il senso del maestrale vuole indirizzare il nostro sguardo altrove dal nudo quotidiano. Bella cosa, come sempre. Per questo leggo e leggo e leggo.
A volte divento segugio di me stessa,scopro piccoli crimini del cuore a cui non avevo dato importanza.
Non sempre si è pronti ad accogliere.Penso capiti a tutti.Mi dico che forse sono riuscita a togliere la
trave dal mio occhio.L’assoluzione postuma diventa,allora,inevitabile.Grazie a Dio.
…un grazie che cammina….un pellegrino nel mondo… se ci sentiamo solo questo direi che basta e avanza!
Ecco che adesso ne ho la tipica nostalgia che si prova soltanto per le cose mai vissute,
Essere la quarta seduta a quel tavolo, accarezzata da quel vento buono, e ascoltarvi suonare chiacchierare mangiare ridere come “compari”.
La montagna compie magie, oserei dire miracoli, come quelli di una locanda sempre aperta, e non solo attraverso delle porte, ma spalancata di cuore e soprattutto di mentalità.
E intorno cervi in amore che fanno baccano, in un mese come settebre, che è il mio di nascita, e quello di tutti per iniziare cose nuove.
Ti prego, Erri, scrivi ancora.
Respiro nostalgia,ma nessun sentimento ha un solo colore :le sfumature,come in un dipinto, sono fondamentali.