Ho avuto in sogno papà, più giovane di me. L’ho abbracciato e poi ho fatto una mossa mai pensata prima: gli ho baciato le mani, le nocche larghe, le dita tozze. Nel sogno era un bacio di gratitudine.
Mi hanno pagato gli studi, il mare estivo, i pasti, i sonni, la chitarra, le scarpe. Mi hanno tastato le gambe in ogni febbre per timore della poliomielite, che non mi capitasse la paralisi. Le sue mani contenevano una premura che non posso trasmettere.
Al risveglio ripenso alle mani. Alle persone guardo quelle, prima delle fattezze. Sono il biglietto da visita: nello scambio di una stretta ho quello che mi serve di sapere.
Nei notiziari vedo che non esistono: appendici pendule, inerti, esangui. Quelle mani non sanno giocare a morra, scavare un solco, maneggiare pietre.
Hanno imparato il nodo delle scarpe e della cravatta. Hanno imparato a puntare l’indice contro i meno difesi, l’indice del grilletto. Sono da manicure, di chi cura le proprie e continuamente teme di sciuparle, mani che non sanno aiutare né reggere.
I ministri dovrebbero essere scelti in base all’esame delle loro mani.
Carta-sasso… Una volta carta, una volta sasso. Una mossa non causale per imparare a stare dall’altra parte del mondo e contenere.
Dai genitori ai figli, così la capacità di cura viene trasmessa. Forse chi non la possiede, è in fondo solo un bambino che non ne ha mai fatto esperienza.
leggo l’intervista su Repubblica a Minniti,un ministro che sa sporcarsi le mani,nel gioco sporco della politica.
Poi guardo l’immagine della mano che cerca di difendersi da una pietra.Un tragico giocare a morra?
Sembra,l’immagine,un koan buddista.Mi vengono in mente 28 interpretazioni così a caso.Altri cento morti in mare….
Di padre in figlio, così la capacità di cura è stata trasmessa.
Anch’io ricordo la tua stretta di mano. E’ stata come un abbraccio. Mi ha fatto sentire migliore di quella che sono.
Io ricordo la tua stretta di mano, tantissimo tempo fa, mi ha fatto pensare al pane
dal balcone c’era una signora che stendeva i panni ad asciugare.
sono rimasta ad osservarla nei movimenti lenti ,a contemplarne la cura.
un gesto semplice. eppure ci si scorgeva il passato, dietro i palmi. il lavoro, dietro i calli.
l’amore, dietro la pelle solcata da nodi.
saliva un profumo di salsa di pomodoro che a descriverlo non ho parole.
mi ricordavano le mani di mia madre,
di nonna Anna,
magari, chissà, un giorno le mie.
con le mani——-prese il pane….lo spezzò e lo diede ai discepoli…….-mi chiedo
se questo gesto così umano riesca ancora a significare qualcosa per noi…..
Quando ci si sveglia da un bel sogno,
per un lungo momento si rimane avvolti dalla gioia
che è,nella sua essenza,purissima gratitudine
-Allora il silenzio parla,il buio palesa,
e la presenza sente liberamente l’assenza- (Cesare Viviani )
Anche io ricordo le mani di mio papà: callose, dure, magre, ma piene di vita fino alla fine. Mani che hanno lavorato la terra, vangando, zappando, seminando ma anche impastato il cemento e i mattoni per poter mantenere la famiglia lavorando in città lontane da casa.
Sono cinque anni che non c’è più, ma le sue mani le ricordo molto bene.
Da bambina mi chiedeva di togliergli le spine dei rovi o quelle dei ricci di castagna. Da amante del ballo, stringeva forte la mano della ballerina di turno che però non era mia madre, perché a lei non è mai piaciuto farsi cullare dalla musica.
Nei suoi ultimi giorni, in ospedale, erano diventate bianche, morbide, liscie perché il non-lavoro le aveva rese candide. Le ho accarezzate tanto.
L’ ultima notte prima di morire, con la mano mi cercava, voleva che gliela stringessi, voleva consegnarmi le ultime sue forze.
Benedette mani che mi hanno cresciuta, cullata e consolata!
Grazie Erri per averci regalato questo tuo sogno, che mi ha reso maggiormente consapevole di quanto bene e amore possiamo ricevere e trasmettere con le mani.
Le mani di mio padre…. nodose, pesanti come le mie… grazie per avermi donato con un tuo sogno un ritorno alle mani di mio padre che ricordo tangibile sui miei capelli per una carezza. Delicato e timoroso. Lui non sapeva la violenza, conobbe la guerra quella fortunata da prigioniero in Africa. Aveva modi formali: era un timido mio papà. Grazie De Luca! Ora continuo per conto mio.
Il tuo Spirito. Il Doppio celeste. Eredità dal padre al figlio. Forza che si rinnova e rinnova l’autoconsapevolezza attraverso l’introspezione.
In effetti una congiuntura speciale è sognarlo.
Poi ci sono mani che sanno mostrare quello che siamo.Banksy a Parigi .Un murales :una bambina ci guarda mentre cerca di coprire una svastica.
Si, le mani, quasi dimenticate. Invece entriamo nella vita per apprendere.
Parlando con un giovane pianista cubano mi ha raccontato che per suonare bene stacca completamente la testa… le mani sanno già tutto.
Così SIMONE WEIL
-…..come quando s’impara l’alfabeto di una lingua straniera
:questo alfabeto deve entrare nella mano a forza di tracciare le lettere.
Al di fuori di ciò,ogni cambiamento nel modo di pensare è illusorio.-
Sì,le mani.L’amore l’odio l’intelligenza …quasi ogni cosa passa attraverso le mani.
Sanno guarire e ferire.Arma a doppio taglio.Le nostre mani parlano di noi.