In alcuni film famosi ci sono dei piccoli errori con dettagli che non possono appartenere all’epoca della storia.
Nella canzone di Leonard Cohen “Alleluia” si ascolta nella prima strofa che il re David sta componendo un salmo che contiene la parola del titolo.
Su 150 salmi a David ne sono attribuiti 73 e in nessuno dei suoi c’è “Alleluia”, verbo che significa “Lodate ia (sillaba del nome della divinità)”.
Questi piccoli errori e la pedanteria di rilevarli in nulla intaccano la qualità e il valore dell’opera. Mi azzardo a credere che aggiungano il fascino del neo, dell’imperfezione che attrae di più lo sguardo. Non è una specie d’indulgenza, è il lieve stupore che mi coinvolge di più.
Allo spettacolo del sole a tramonto sul mare giova una nuvola che lo intercetta.
Alla bellezza serve un’asimmetria, altrimenti è solo geometria, esattezza di linee e proporzioni.
Ovunque il piccolo errore non guasta, anzi rinforza l’effetto, purché sia involontario, accidentale, entrato di sfuggita come una comparsa in abiti moderni in un film in costume.




