“Come nelle tempeste fosse pace”. Così termina la poesia La Vela, del russo Mikhaïl Lermontov (1814-1841).
C’è un punto nel fitto di uno scompiglio in cui le forze contrarie sono così prevalenti che in alcune persone cessa ogni agitazione e sopraggiunge la completa calma.
Mentre si manifesta, ci si bada poco. Leggendo il verso di Lermontov ho riconosciuto lo strano effetto.
Nelle circostanze turbolente si manifestano le molteplici reazioni, dalle sconsiderate alle composte.
Mia nonna Emma non si faceva disturbare neanche dai bombardamenti. A chi la sollecitava a scendere al rifugio al suono della sirena di allarme, rispondeva: ”Mo’, mo’“ e non si muoveva. Lo stesso faceva durante un terremoto. Nelle tempeste trovava in se stessa il punto di equilibrio inalterabile.
Qualcosa di lei dev’essere arrivato fino a me, se uscendo da certi trambusti ho avuto in mente lei, come esempio.
Non credo alla fortuna, non riconosco alcun effetto pratico alla suggestiva parola destino. Credo alla calma di nonna Emma, nata nell’anno 1900, secolo di tempeste.
Erri caro sono immersa in questo momento in difficoltà a tutti note. La mia mamma accanto a me che sta piano piano lasciando …. queste donne del novecento capaci di grandi amori. Generose e ingegnose che hanno visto guerre, terremoti, rivoluzioni e cambiamenti epocali …
Che sono passate dal lavare i panni a mano (anche io l’ho fatto da piccola) alla lavatrice. Dal fuoco in un braciere ai riscaldamenti … cambiamenti continui e rapidi … ma sono rimaste ferme e tranquille. Forse più donne nei governi avrebbero fermato le guerre per non vedere figli morire….
Cara Maria,
non sono degno di poter scrivere nel modo semplice ed efficace con cui scrive ma tengo a dire che mi ha profondamente toccato. Penso a chi si imbatte in una tipica lettura come questa di non poter cavalcare col pensiero i ricordi di una nonna, di una madre che, magari oggi nonna, ha vissuto quei momenti straordinari, difficili ma belli perché sono rimasti stampligliati nei nostri ricordi di fanciulli. Grazie