In margine ai bollettini medici si pronuncia sottovoce, forse per non irritarla maggiormente, la parola natura. Ho una mia definizione che ne restringe di parecchio il campo: esiste dove la specie umana è assente o in minima presenza. Natura per me è il mare aperto, le profondità oceaniche, i deserti, le montagne, le distese polari, le isole disabitate.
Natura per esempio è quella attraversata dal nostro valoroso Lorenzo Barone, 22 anni, che in questi giorni sta terminando la strepitosa traversata della Siberia, iniziata in pieno inverno, da solo e in bicicletta. Ora dovrebbe trovarsi sulla superficie ghiacciata del lago Bajkal, il più profondo del pianeta.
Mentre da noi si è stabilita la consegna di chiuderci dentro, Lorenzo Barone è andato a chiudersi fuori, nelle vastità più gelate e desolate. È l’unico essere vivente al quale è riuscito il percorso di 5mila chilometri della Siberia in inverno. Lui, secondo la mia definizione, sta nella natura.
Allora come definire lo spazio che abbiamo intorno e che in queste settimane di nostra clausura dà segni di rianimazione, dai cieli in giù? I paraggi dei nostri insediamenti li definisco ambiente. Ambiente, in latino significa ciò che circonda. La specie umana ha avuto uno scambio conflittuale con l’ambiente dal quale si è sentita circondata. Ha voluto addomesticarlo, sfruttarlo, ridurlo per fare spazio alla sua crescita.
Oggi si constata che l’ambiente ha smesso di circondare, perché circondato a sua volta da noi. Messo sotto assedio, l’ambiente si è progressivamente arreso. Dove esiste specie umana per me non sussiste natura, ma ambiente, più o meno subordinato alle nostre esigenze.
La nostra pressione su di esso provoca estinzioni di specie, mutazioni e, tra gli effetti collaterali, anche le epidemie, con strascico di lutti e fosse comuni.
Questo periodo di sospensione delle attività somiglia, per me lettore di Antico Testamento, all’anno sabbatico prescritto dal libro detto Levitico, Vaikrà nella sua lingua d’origine. L’istituzione del sabato/shabbàt non è inteso dalla divinità come un giorno, anno, uno ogni sette, di festa. Shabbàt vuol dire cessazione, interruzione di ogni attività umana, obbligo di fermata anche degli spostamenti. Il giorno settimo, l’anno settimo, è al servizio della terra per farla respirare. Il crollo del prezzo del petrolio, per esempio, rende antieconomico il metodo di estrazione del fracking, che sconvolge il sottosuolo.
Da lettore di Antico Testamento vedo uno shabbàt, cessazione, imposto dalle conseguenze dello sfruttamento dell’ambiente. Ce ne sono state e ce ne saranno. La consapevolezza di un limite da doversi imporre non deve per forza coincidere con una depressione. Esiste già e dovrà esistere molto di più un’economia benefica della riparazione e del risanamento, che sarà prospera altrettanto.
Le generazioni seguenti dovranno prendere le nuove misure e scrivere un nuovo patto di alleanza tra specie umana e ambiente. Come dopo il diluvio che cancellò la terra, segno e firma del nuovo contratto sarà l’arcobaleno.
Noi stessi siamo natura; noi siamo “l’Universo che pensa se stesso”.
Buongiorno Erri, da sempre suo estimatore. Quando si lancia, però, in frasi “forti” come “È l’unico essere vivente al quale è riuscito il percorso di 5mila chilometri della Siberia in inverno” credo sarebbe dovuto aver effettuato una verifica preventiva. Del Bel viaggio di Lorenzo, di cui lui stesso ci ha narrato le gesta attraverso qualche foto e video ma senza MAI dare l’opportunità di analizzarne i dati, non si sa niente di più di qualche racconto. Si insomma, Lorenzo probabilmente in Siberia c’è stato, ma non si può affermare che abbia pedalato 5000 km in inverno in un mese. Non lo si può fare perchè non vi è un dato ufficiale. Non vi è la registrazione reale della traccia, da comprovare e certificare come da prassi in questi casi. Vi sono i racconti, dai quali lui stesso, spesso evasivo, si è lasciato sfuggire di aver usufruito di passaggi in autostop, il che gia di per se annullerebbe la definizione di “traversata in solitaria in bicicletta”. Insomma, c’è la storia ma non esiste la prova tangibile che sia reale. In un momento in cui tutti noi abbiamo bisogno di evasione, affidarci a una storia può essere piacevole. Ma non dimentichiamoci MAI che per poter parlare di impresa, conquista o realizzazione, serve ben altro. Sarebbe come raccontare di aver scalato l’EVEREST o il K2 (ricordiamo tutti le polemiche riguardo questa conquista, giusto?) basandosi su un paio di foto scattate tra campo base e fase di scalata. E, anche in cima, sarebbe come omettere l’utilizzo di bombole di ossigeno se poi le si è avute. Insomma, una bella storia su cui sognare. Ma prima di affermare “Il primo ad aver attraversato la Siberia in inverno e aver pedalato 5000 km in bicicletta”, bisognerebbe verificare le fonti. Un peccato veniale che credo che Lei, sempre così attento alla verità e alla veridicità delle informazioni che ci riporta, saprà soppesare e, nel caso, rettificare. Cordialmente.
Grazie della sua lettera, gentile Filippo, che ci permette di tornare con più dettagli sull’impresa di Lorenzo Barone.
Dalle informazioni sul web di Lorenzo Barone Expedition si legge la cronaca puntuale e nient’affatto evasiva del percorso compiuto in bicicletta da solo lungo la distanza tra Magadan, base di partenza e Jakutzk arrivo.
Lorenzo ha percorso in 52 giorni in pieno inverno, dal 16 gennaio al 7 marzo, il percorso che aveva previsto di fare e che ha permesso a chiunque di seguire, con le difficoltà di collegamento del caso, ma con cronaca puntuale.
Ha aggiunto al percorso anche un attraversamento di 120 km a piedi e in bicicletta sul lago Bajkal ghiacciato.
In risposta alla sua richiesta, confermiamo l’avventura portata a termine con successo da Lorenzo Barone. Lei è libero di rimanere incredulo, ma non possiamo accogliere il suo infondato invito alla rettifica.
Approfittiamo dell’occasione per invitare i nostri amici a visitare il canale youtube e la pagina FB di Lorenzo con i dettagli del viaggio, dai 65kg di bagaglio sulla bicicletta al picco di temperatura affrontato di -52 gradi.
In questo momento Lorenzo si trova a Irkoutsk in quarantena. Appena possibile chiederà un passaggio su camion fino in Ucraina da dove riprenderà la bicicletta per tornare a casa.
Siamo lieti di essere tra i primi a informare su questa impresa mai riuscita prima, di un giovane uomo che è l’ultimo grande esploratore italiano.
“Dove sei, uomo?” (Gen. 3,9)… e, per sottrazione, unico vaccino.
E c’è Rilke:”…e perché vuoi ch’io dica che tu esisti se più non ti ritrovo” (Il giardino degli ulivi).
E c’è il Nuovo Testamento: “Donna, perché piangi?”.
Grazie ancora Erri, sempre un passo avanti, come le avanguardie che abbiamo conosciuto, in fabbrica e fuori, a indicarci la strada. Ernst Bloch ci istiga all’alleanza tecnica uomo-natura. Per chi vuol ascoltare, è obbligo! Buona giornata resistente dalla tua Valle che resiste! Un abbraccio gigi
C’è anche Deuteronomio cap XV, in particolare versetti 1-2-3. Interessante anche il 6°. La remissione dei debiti ai membri della propria comunità. Si vietava il prestito a interesse ai confratelli, non agli stranieri. Dal prestito viene il dominio su altre nazioni.
Questo e molto altro si legge.