So poco di donne. Le ho conosciute in fabbrica, operaie sulle linee accanto. Ci tenevano a fare più produzione di noialtri. Le ho conosciute prigioniere politiche negli anni del debito penale.
Nell’infanzia ero affezionato a una donna di servizio,per 60 anni a casa di miei cugini a Napoli, Giuseppina. Venuta insieme a molte altre dalle campagne in città, erano analfabete e così restavano. Lei non sapeva dire la parola, perciò diceva :”Io so’ senzascuola”. Senza: uno dei tanti senza che stavano a fondamento della loro vita. In nessuna famiglia si pensava di provvedere a una loro istruzione. Non si sposò,non se lo poteva permettere. Accettò la rinuncia prodigandosi in devozione dentro la famiglia, accudendo tre generazioni.
Delle rivoluzionarie, ultime del secolo delle rivoluzioni 1900, ho la stessa conoscenza diretta e personale. Hanno affrontato la prigione e la sterilità obbligata con migliore tenacia degli uomini. Qualcuna ha potuto scippare alle sbarre una maternità, allevando per i primi anni le creature in gabbia. Hanno arredato a oltranza e meticolosamente, ogni volta da capo, le celle sfasciate dalle perquisizioni punitive. Hanno voluto leggere, studiare, raggiungere una laurea, perfino aggiungerne un’altra a quella già ottenuta. Hanno visto partire a vuoto il sangue mestruale fino al prosciugamento della fertilità. Hanno aiutato le altre detenute, dette “comuni” dal linguaggio corrente e da loro invece chiamate detenute sociali, rastrellate dall’ultimo gradino della scala. Non hanno riversato il loro affetto su cani, gatti, canarini, ma sulla vita umana finita accanto alla loro clausura.
Fuori dal sacco ho conosciuto una alpinista di professione, Nives Meroi, non guida alpina ma scalatrice eccelsa delle cime più alte del pianeta. In un ambiente maschile, l’alpinismo di altissima quota, ultimo ambito rimasto in esclusiva al genere maschile, lei ha portato e comportato la novità. Non solo è l’unica ad avere scalato 11 vette sopra gli ottomila metri senza bombole di ossigeno e senza aiuto di facchini in alta quota, ma è l’unica ad averlo fatto in coppia fissa con suo marito Romano Benet. In uno sport che esalta l’individualismo, il primato personale, lei ha introdotto la variante cordiale e opposta dell’alpinismo di coppia, con tutta l’alleanza, l’intesa e la divisione dei compiti trasferita dall’ambiente domestico alla tendina sopra i precipizi. Compreso i litigi, ma questi non oltre i settemila metri, perchè più su manca il fiato e la voglia.
Infine ho conosciuto qualche prostituta, una l’ho amata, negli abbracci ritornava ragazza, senza nessuna mossa di mestiere.
So poco di donne. Che siano di fattura migliore degli uomini lo so dalla scrittura sacra. Quando la divinità fa l’Adàm c’è il verbo ebraico “iatzàr”, che è quello del vasaio che impasta argilla. Quando estrae dal fianco dell’Adàm una sua parte c’è il verbo “banà” costruire: la divinità ci mette ingegno e intenzione di perfezionamento per ricavare dal semilavorato Adàm il suo ultimo traguardo di creazione.
So niente di uomini, ignorante di mosse le confondo con le mie.
“So poco di donne”
così diceva mio nonno durante la sua festa di nozze di diamante : lui sapeva solo di una, che l’ aveva marchiato di undici figli.
Delle persone, in genere, c’è poco da sapere. Basta saperle guardare vivere.
E’ la particolarità dei nostri “senza” a far diverse le nostre storie.
Siamo in continuo cambiamento, in formato deperibile, spesso risulta inopportuno credere di sapere per esperienza.
Meglio raccontarne che saperne… Con l’ estro di una brava mano.
Con unghie rigate mozze.
Avverto una certa svalutazione del sentimento d’amore per gli animali. Non sono d’accordo, penso che chi li ama riesca ad amare in modo più completo l’umanità. Il libro della Genesi insegna.
Il Tuo modo di usare le parole mi aiuta non solo a conoscere meglio la lingua acquisita, ma di approfondire e arrichire l’ uso della propria. Grazie!
Sento una certa svalutazione nei riguardi di chi riversa il suo affetto sugli animali. Non sono d’accordo: senza amore verso gli animali, l’amore per l’umanità è sicuramente più povero. Il libro della Genesi, del resto, insegna.
Non credo però che dare affetto agli animali rappresenti una sorta di diminuzione della nostra umanità, o della nostra capacità di amarla, l’umanità. Il Libro della Genesi lo dice molto chiaramente.
“So poco di donne”
così diceva mio nonno durante la sua festa di nozze di diamante: lui sapeva solo di una,
che l’aveva marchiato di undici figli.
Delle persone in genere, c’è poco da sapere.Basta saperle guardare vivere.
E’ la particolarità dei nostri “senza” a far diverse le nostre storie.
Siamo in continuo cambiamento, in formato deperibile, spesso risulta inopportuno credere
di sapere per esperienza.
Meglio raccontarne che saperne…Con l’estro di una brava mano.
Con unghie rigate mozze.
il tuo stile asciutto e nel contempo profondissimo aiuta il pensiero. aiuta ad approfondire il senso d’ogni cosa. grazie.
Ha il profumo di un mazzo di fiori, questo omaggio alle donne, capaci di portare dovunque lo spazio di una casa. Imparo dalla tua scrittura che il verbo “banà”, costruire, è materia prima della nostra attitudine ad accogliere. Questi fiori, oggi, fanno da arredo alle stanze della mia vita, cominciando da quella degli ospiti,
Silvia