1) In montagna camminare lo sguardo fisso a terra, a dove poggiare il passo. Se si vuole guardare intorno il panorama, fermarsi. Non si sta nella zona pedonale di una città d’arte. Si sta da passanti su sentieri che rasentano precipizi.
2) In discesa fare passi corti: permettono di recuperare l’equilibrio in caso di scivolata. Il passo lungo comporta la caduta. Poggiare tutta la pianta del piede anticipando l’appoggio di tallone. La tenuta del passo sfrutta l’intera suola e aumenta l’aderenza.
Un adagio ingannevole dice che in discesa vanno pure i sassi. Certo, ma bisogna evitare di andare come loro, i sassi.
3) Fa bene imparare i nomi degli alberi del bosco che si sta attraversando. Distinguerli fa percepire il luogo con maggiore definizione. Lo stesso vale per i fiori, gli animali e i nomi delle montagne intorno. La geografia è parola greca che significa scrittura della terra. È bene percorrerla da lettori.
4) Non guardare quanto manca alla cima, al rifugio o al termine della tappa. Conta il passo seguente non il traguardo.
5) Ridurre al minimo il carico infilato nello zaino. Protezione dalla pioggia, dal freddo, il resto è zavorra. Una gita non è un trasloco. Informarsi sulle previsioni meteo, sapendo che si tratta di probabilità e non di oracoli.
Alcuni di questi accorgimenti si possono estendere al di là dell’escursione in montagna.
Grazie Erri! Chi è abituato a camminare sa che questi consigli sono leggi valide sempre sui sentieri montani. Aggiungerei “stare in silenzio il più possibile”: infatti, anche in compagnia, il silenzio aiuta a riflettere, a progettare, a rielaborare le conoscenze…e, in montagna, induce a non distrarsi e a proteggersi da eventuali caute e incidenti.
Il primo accorgimento può essere valido anche se si sta da pazienti in attesa di essere ricevuti dal medico, depositario di buone o cattive nuove; oppure da scrittori lungo sentieri che rasentano crolli di ispirazione.
Il secondo accorgimento ben si applica anche a colui che decide di investire in titoli di stato in periodi di recessione per i sassi. Concordo che bisogna evitare di andare come loro, i titoli, ma dopo tutto le stelle fanno più rumore, quando cadono.
I terzo è un efficace esercizio di cultura, per rafforzare nella memoria le immagini, oltre che un avvertimento sul fatto che si potrebbe stare benissimo altrove con il pensiero ma non sarebbe carino nei confronti della persona che si ha davanti, fosse pure il Capo, costellato dalla sua collezione di quadri, riconoscimenti e attestati di partecipazione alla vita. Fosse pure un figlio o una figlia, a cui ci si trova davanti e di cui non si sa assolutamente niente.
Il quarto accorgimento immagino che valga in salita, piuttosto che in discesa. Ma è, a parer mio, del tutto superfluo in sala parto, o davanti ad una ciambella, senza buco nonostante si sia seguita passo dopo passo la ricetta. Nonostante non sia poi tutto questo disastro, come lascia intendere il proverbio.
Il quinto accorgimento mi fa pensare all’inganno del serpente nell’Eden, riserva naturale di tutte le riserve; a seguito del detto inganno Eva si ritrovò zavorrata con una foglia di fico, a furia di limitarla nel portarsi appresso questo e poi quello e quell’altra cosa ancora… E che è, una gita in montagna, a confronto?! E pensare che all’epoca era possibile esercitare un autocontrollo su lampi, tuoni e tempeste. E poi…
Consigli di bassa velocità…per gustare ciò che merita e forse non meritiamo. Grazie gigi
E in montagna, come nella vita, sappi che se proprio decidi di caricare il tuo zaino poi non potrai delegare i tuoi pesi a chi cammina con te, ma saranno di tua responsabilità..
A meno che, alla prima possibilità, tu non decida di allegerirti rinunciando a qualcosa che all’inizio ti sembrava indispensabile.
Grazie Erri,vale sempre la pena,lo sforzo per imparare.
Come ‘conta il passo seguente non il traguardo’. Per oggi tengo questa e ti ringrazio.