Fall in love, tomber amoureux: la lingua inglese e la francese impiegano verbi di caduta per la condizione amorosa.
La caduta comporta perdita di equilibrio e un abbassamento.
La lingua italiana dice: innamorarsi. La preposizione “in” esprime l’ingresso in una condizione nuova e separata.
Il napoletano che sostituisce il verbo amare con “te voglio bene”, concorda però con l’avvio del sentimento: me songo nnammurato.
‘O surdato nnammurato grida a tutta forza: ”Oi vita, oi vita mia”.
Anche l’amore risente delle epoche. In questa si manifesta una prudenza: ci si incontra dopo essersi valutati attraverso siti specializzati. Si procede a un primo approccio col rituale di un appuntamento in un bar. I più arditi azzardano una rischiosa cena, scrutandosi le rispettive bocche intente alla masticazione.
L’intensità si manifesta unilateralmente con il disturbo della gelosia, pretesa di diritto all’esclusiva. Degenera in persecuzione e furia micidiale di possesso. In questi casi è adatto il verbo cadere: precipitosamente in fondo a un’ossessione.
Mi piace l’italiano innamorarsi. Non indica la velocità, se lentamente o al volo. Annuncia l’avvio di un percorso, una partenza che sorprende chi fino a un’ora prima non sapeva d’intraprendere un viaggio. Eppure eccola pronta la persona, con gli affiorati sintomi dell’entusiasmante subbuglio.
Caro poeta, se penso alle canzoni napoletane o a quelle che si aggregano a ‘inni’ delle varie città italiane, mi scappa da ridere. Dovrebbero essere canzoni che invitano al sentimento, ma alcune ti lasciano perplesso, tanto da dire: non è promettente, cambiamo posto. In Calabria la canzone di ‘calabrisella mia’ và al sodo: “calabrisella mia, facimm ammooooreeee”. A Napoli, la canzone che hai citato nel mezzo ‘piega’ già male: ” Nu penziero mme cunzola, Ca tu pienze sulamente a me”; sì, e quante vedove bianche ad aspettare però. A Torino sono più definitivi, più che di amore si parla di uno che scarica la ‘piemontesina bella’ : ” Addio bei giorni passati, mia piccola amica ti devo lasciar…”, e che cz. Che cos’è l’amore? Non lo so, forse è quello che hai scritto te, ma certamente non sta nelle canzoni popolari, troppo rivolte a quel che ci si aspetta dalla donna: attesa del soldato che ritorna, pronta a ‘fare’, pronta a prendersi un calcio in cxlo perché ‘gli studi son terminati’. Se devo pensare all’amore ovviamente penso a quello dei miei nonni, una straordinaria storia d’amore che un giorno ti racconterò, degna a trovar posto in un tuo racconto. Chiesi una volta a una vicina di casa se si ricordava dei miei nonni assieme. Lei mi rispose questo: ” Non ho mai visto nessuno amarsi così”. E come lo sai? chiesi ancora. “Stavano ore a parlare sul balcone, con una radiolina di compagnia. Si bastavano.” So di questo amore per quello espresso in trent’anni dalla nonna, per il nome di Nicola che circolava in casa ogni giorno, per il cappello appoggiato all’appendiabito in corridoio che si è spostato di là solo quando lei ha deciso di portarglielo dove stava. E’ dura per le donne di oggi, di qualsiasi età, avere un termine di paragone così elevato e accontentarsi di qualcosa di meno. Per questo i social con certe non hanno alcuna presa; per questo, alcune scelgono di guardarsi attorno più accuratamente cercando almeno la somiglianza di quell’amore e quel rispetto respirato in anni di vita altrui. Un bacio tesò, buona estate. Tappino.
Le luci dell’est di Lucio Battisti forse rendono l’idea su quanto siano inutili le parole. A volte; non saprei quantificare quante di quelle volte le parole servano soltanto a riempire lo spazio sovrumano che l’Io ha bisogno di crearsi intorno per compensare l’assenza di risposte accettabili alla ragione.
Poi ci sono tutti quei Simboli che la storia dei vinti conserva e la storia dei vincitori rielabora non avendo il potere di controllarli. Sarà per questo che gli ideogrammi stanno ad una caduta, come il silenzio sta nelle cattedrali in cui la scrittura è architettura… e la Bibbia illustrata sui muri può essere compresa anche dagli analfabeti. L’amore sarà sempre altro: distante dal pensiero, lungimirante rispetto ad un impulso compulsivo. Chi ne fa una religione sarà sempre in ritardo.