Inizio l’anno da lettore di poeti. Nel secondo libro dell’Iliade si legge per oltre 250 versi il preciso elenco di presenze nell’esercito Greco. Questa sezione è detta: catalogo delle navi. Omero vuole essere anche uno storico. È il compito aggiunto che si dà la poesia.
Virgilio, Dante, Shakespeare, Pushkin, lo confermano e anche Borges in una sua poesia intitolata “Sud”.
Leggo versi al posto dei libri di storia. Ricavo informazioni introvabili nei trattati e nelle cronache.
Da Lorca ho imparato la sfida tragica e truccata tra l’uomo e l’animale, da Dylan Thomas i bombardamenti su Londra, da Hikmet le fibre necessarie al prigioniero, da Neruda la porzione di un uomo chiusa tra la Cordillera Andina alle spalle e la vastità dell’oceano davanti, da Whitman il passo contadino della storia, da Sarajlic la lealtà del cittadino in un assedio, da Katzenelson la forza di tradurre in canto uno sterminio.
Da lettore mi sento passeggero di un’arca deposta su qualche scoglio emerso dal diluvio. Sfoglio poeti con l’aspettativa di Noè che manda una colomba a perlustrare il deserto. Più spesso torna a becco vuoto. Per la rara volta torna reggendo un rametto, il simbolo di una terraferma. Sulle sue ali si è deposta la polvere di un polline. Ricevo il verso come la notizia di una scoperta. Mi trasmette l’estratto di un’epoca, di un popolo, di un sentimento del tempo.
Il poeta si acceca per poter vedere quello che sfugge alla vista e perciò non è stato detto prima. Dante nella sua opera giovanile “Vita Nova” scrive: “Io spero dicer di lei quello che mai non fue detto d’alcuna”. Si riferisce a Beatrice, morta ventenne, ma il verso assegna il compito supremo e generale di annunciare l’indicibile, agguantarlo nel buio per rivelarlo scritto.
Sfoglio poeti come un altro consulta un oroscopo, che per sua brevità vuol raggiungere la forma dell’oracolo. Sfoglio poeti perché sono terrestri, lascio perciò il celeste agli altri e agli astri.
Inauguro l’annata 2017 con questo calcio in alto, scritto da Dylan Thomas :
“La palla che tirai giocando al parco
ancora non ha raggiunto il suolo.”
Erri De Luca
The Added Task (Translation by Jim Hicks)
I begin the year as a reader of poets. In the second book of the Illiad one reads for more than two hundred and fifty lines the precise listing of those present in the Greek army. This section is called the catalogue of ships, for Homer also wanted to be a historian. Such is the added task poetry gives itself.
Virgil, Dante, Shakespeare, and Pushkin prove this, as does Borges in his poem entitled “South.”
I read verses instead of history books, and from them I extract information impossible to find in treatises or chronicles.
From Lorca I learned of the tragic, rigged contest between man and beast, from Dylan Thomas of the bombing of London, from Hikmet the fiber necessary for a prisoner, from Neruda the share for a man locked in, with the Andian Cordillera at his back and the vast ocean before him, from Whitman the rural pace of history, from Sarajlić the loyalty of a citizen under siege, and from Katzenelson the force for translating slaughter into song.
As a reader I feel I’m a passenger on an ark, left on some shoal risen from the flood. I page through poets with Noah’s anticipation, sending a dove out to scour the wastes. Most often the dove comes back empty. On rare occasions it returns holding up a branch, a sign of dry land. Its wings dusted with a deposit of pollen. I take in lines from a poem as news of a discovery. They transmit the essence of an era, of a people, of the way things felt then.
A poet is blinded in order to see what slips from sight and thus hasn’t yet been said. In his youth Dante wrote, in his Vita Nova, “I hope to say of her that which has never yet been said of any.” He referred to Beatrice, who died at twenty, but his verse assigns the supreme and general task of annunciating the ineffable, grasping in the darkness to reveal it in writing.
I page through poets like others consult horoscopes, hoping in brevity to find the form of oracles. I page through poets because they are terrestrial beings, leaving the celestial for stars and for others.
I launch the year 2017 with a kick skywards, written by Dylan Thomas:
“The ball I threw while playing in the park
Has not yet reached the ground.”
Erri De Luca
Jim Hicks, Executive Editor
Grazie, Erri, per aver inaugurato il nuovo anno con un inno ai poeti.
Grazie della prima poesia 2017.
Adesso aspetto il primo libro.
anche io
Saluto abnorme e contro la globalizzazione :
L’unica “passività” di massa che ammetto é quella di visitatori ammutoliti davanti alle opere di Michelangelo Buonarroti e Gianlorenzo Bernini nella basilica di San Pietro a Roma.
(é il mio compito agiunto al narcisismo megalomane dei papi committenti).
Amedeo la globalizzazione è; poi ,davanti allo _schiavo morente_di Michelangelo davvero nessuna passività.E per una volta sopportiamo con allegria e gratitudine la megalomania narcisistica dei papi…..aggiungo
un saluto abbastanza gaio
Attendiamo che una risposta sottragga dal marmo il perché il Mosè non parli. Forse una domanda più intelligente…
Saluti tanti
forse al posto di Mosè chiedere direttamente alla sibilla di Delfi…..forse lei potrebbe rispondere a una domanda mediamente intelligente……forse
dipende sempre dalla domanda…….
…Perché, Amedeo? Dimmi: perché? Perché l’unica parte della massa che favella è una coda muta? Perché? Sarà di paglia? Sarà stata chiamata in causa? Sarà punto sensibile ai fini pratici dell’intelligenza? Sarà che mi scuso io, intanto, per aver alimentato, fuori dal post e lungo la coda di una paradossale domanda leggendaria, un fuoco di bivacco.
Un saluto muto e pur sempre d’ammirazione.
la Sibilla sempre ascolta ,a volte solo un po’ annoiata dalla credulità di chi in fondo si aspetta risposte alle domande
Che risposte non hanno.Qui il vero paradosso,non fuoco di bivacco ma fuoco di paglia.
Oh Amedeo oh Valeria oh umanità…
“Così mi piaci: una parte di prodezza e tre di stoltezza”
(Dal film “Eragon”, una dritta in fondo all’area crisi”)
Guarda, il mio pensiero sul compito aggiunto vuol essere bello, pensaci. Eppure é fuoco di bivacco, di sosta, un urto che ha generato un cauto guardare. Ciao Valeria
Ah, Amedeo, davvero non pretendevano risposta le mie domande quanto di essere accolte nel tuo bel pensiero, bello sì per me , proprio come vuole, perché le ha suscitate gioiose. Anche se forse non sono riuscita ad esprimerle proprio così. Ciao.
Mi viene da dire che Wotan può aspettare; il sentimento del tempo deve concludere il giro.
“Mai, non saprete mai come m’illumina
L’ombra che mi si pone a lato, timida,
Quando non spero più”
(G. Ungaretti)
Valeria mi sei mancata
La poesia è anche resistenza.
Scusa,Erri,ma come hai potuto dimenticare
Achmatova,Cvetaeva come minimo ?
Strana dimenticanza davvero.
Per uno come te.
Delirio di onnipotenza oggi:Isis e altro ancora
Saggezza e maturità
Due parole diverse per dire due cose diverse.
La saggezza teme il delirio di onnipotenza
La maturità sa che può molte cose.
Osservando il mondo non si può che rendere
Ad ognuna il proprio onore
e che la vita ,se è,comunque ,come è,dissipazione,
Sia dissipazione felice e ricca d’amore.
Alla maturità il pentimento.
Col senno del poi….
Viva la gioventù che regala notti bianche
Cantava Endrigo…
Anche Amleto,col senno di poi,Non ci ha creduto fino in fondo
da ragazza leggevo le poesie del disamore di pavese e il mio piccolo amore di quel tempo mi diceva: non leggerle, fanno tristezza. Le leggevo ugualmente e quell’amore non è durato oltre la giovinezza. Per anni ho creduto che “ripeness is all” l’avesse scritto pavese, in quel libro, invece era shakespeare. La poesia porta in giro i pensieri e la vita.
Oggi non sono così sicura che la maturità
Sia tutto.
Qualcosa però lo è .
Maturità parola pesante….
La poesia ha soprattutto un valore aggiunto.
Semina bellezza trasformando anche l’atto
più banale in gesto irripetibile .Coglie
l’attimo,Lo ferma dandogli una forma.
-Ogni cosa bella è unica…..non tollera di essere
paragonata ad altre-Così Lev Sestov.Così la poesia.Per questo i poeti sono terrestri,colgono il
mondo e la sua molteplicità senza fine.
Ai filosofi la discussione sul -bello- ai poeti
Tutto il resto
Persone robuste ,
I poeti
Come avessero
Lo scudo di Acille
Incorporato.
Lo scudo è ovviamente quello di Achille
questo è parlar da poeta che ha raggiunto l’irrangiungibile indicibile
“I poeti non si redimono, vanno lasciati volare tra gli alberi come usignoli pronti a morire” (Alda Merini).
buon ancora Erri, buon ancora a tutti.
Elena
Questo stupendo commento postato, per scelta, in ultima posizione… Solo chi guarda sino in fondo lo trova. Grazie.