Ho abitato la Francia da operaio, da scrittore tradotto, da imputato difeso più qui che in Italia. Dichiaro la mia gratitudine come premessa. Più dell’inno italiano amo la Marsigliese, l’appello rivolto ai cittadini, alla loro coscienza. Amo il miscuglio di popoli che usano il francese come loro lingua del mondo.
Nell’Antico Testamento esistevano le città rifugio. Oggi per me ne esiste una sola, Parigi. Chiunque sia costretto a un esilio, spera di raggiungerla.
Amo l’odore delle sue panetterie, gli eccellenti musicisti che suonano dentro il vagone del metrò, il getto d’acqua che lava il marciapiede. Amo il “Bonjour” scambiato, che dura fino a sera. Solo qui amo anche la velocità dei passanti che mi fanno sentire un uomo al rallentatore. Qui mi superano anche i bambini che vanno a scuola. Quando mi trascinavo io verso il portone, sentivo piombo nelle scarpe e per le scale mi mancava il fiato come in alta quota. Qui sembra che vadano in serietà a una festa.
Ho in mente il verso di un poeta americano, Gregory Corso, che chiama Parigi “Dollhouse of Mama War”, casa di bambole di mamma guerra. Il verso oggi mi mette i brividi. La città con il Museo più visitato al mondo, ha subito una dichiarazione di guerra rivolta contro i suoi cittadini. La sua “casa di bambole” si è trasformata, una di queste sere di novembre, in mattatoio della gioventù. Da passante delle sue strade, so che non si farà imporre il coprifuoco della paura. Il ritorno a sentire musica nei luoghi pubblici da ora in poi sarà anche un atto di insistenza. Preferisco oggi questa parola a quella di resistenza, consumata dall’uso e dallo sforzo muscolare di resistere. Insistere, per ostinato amore.
Erri De Luca
Foto Fondazione Erri De Luca
Parigi val bene la…Pace!
grazie Erri
Erri il saggio. Sono lucia la pellettiera.sei troppo bravo. Tvb
Saro’ insistente, per ostinato amore!
scusa gli errori <3
Parigi è Parigi, è davvero spettacolare. Ha, come tutte le antiche città, il fascino del tempo scaturito dagli strati sovrapposti dei secoli mutati che l’hanno abitata. La storia e la cultura non hanno certo bisogno d’esser contenute o mostrate dentro a degli eccelsi scatoloni, dato che la città ne è disseminata in ogni angolo. Ma bisogna darle merito di aver ben conservato e valorizzato le numerosissime opere provenienti da tutto il mondo, cosa che il nostro Paese spesso non riesce a fare. Hai ragione a dire che quella è una ‘città rifugio’ per chi vuol scappare. Chissà perché poi, forse ha qualcosa di magico come Torino; sarà stato per questo che anch’io la scelsi lei per esplorare una nuova strada qualche annetto fa. Era ancora tempo di tentare esperienze all’estero, quella città ne offriva. Avevo da poco perso il mio storico impiego, e vista la snervante lentezza cittadina ad offrir lavoro, decisi di accettare subito un impiego in quel baraccone per divertimenti che è Euro Disney. Lo feci in ritardo sulla media dell’età anagrafica dei ragazzi che a frotte battevano i pugni sulle sue porte per entrarvi. Quando affrontai il colloquio, il reclutamento E. D. decise che ero idonea al T.I., ‘temp indéterminé ‘. Avevo la faccia di chi voleva scappare, questa forse la mia più efficace credenziale rispetto agli altri aspiranti più acerbi. Quello che speravano i restanti concorrenti io lo ottenni senza sforzo o merito, presi in un sol colpo un contratto di lavoro e il vaffanculo dei connazionali. Accettai anche quello col sorriso, perché su trenta solo in tre presero il T.I. ; e fummo , per loro fortuna, tra i primi a dare le dimissioni. La ricordo con malinconia quell’esperienza; appena staccavo dal servizio P.D. all’hotel Disney, mi fiondavo in Metro , verso il centro di Parigi. Le raccomandazione dei responsabili mi rintronavano le orecchie : “ Passate dalla banlieu, quindi: niente cappotti costosi, niente oro o ninnoli preziosi in vista. Aria e abiti dimessi, dovete sembrare quasi clochard… il è pour votre sécurité’ “ . Già allora quella parola, sécurité, angosciava tutti. In quaranta giorni credo di aver girato le sue zone più belle ( visitai addirittura Le Musée de l’érotisme, una di quelle chicche audaci che fanno di Parigi… Parigi 😀 , ma che ti perdi se non sei attento alle piccole insignificanti targhe di ottone sulle porte vetro ). Anch’io come te trovo più stimolante annusare le strade e la città che visitare i soliti siti museali . I miei luoghi preferiti erano le zone di Pigalle e di Notre Dame. Ma quando si ritornava verso Marne La Vallée, c’era da affrontare nuovamente quella parola, sécurité, locuzione che in centro città era elegantemente sottintesa ma che dopo il terzo anello diventava corposa . M’è rimasta impressa la fermata di Torcy, un quartiere –ghetto, messo a lato della città come il quartiere Zen di Palermo. Non era all’epoca meglio frequentato rispetto al marché aux puces (quello grande) , e già era abbastanza pieno di polizia poco propensa al dialogo. Che brutto, che grigio… solo case popolari e discount, immigrati in difficoltà e sporcizia. Anche in altre zone semi centriche ravvisai isole urbane depresse, specialmente da quelle metro a tratto scoperto che portavano verso l’altro lato della città, ma mai come quei quartieroni limitrofi. Ebbi poi il secondo miracolo di un’offerta di lavoro a Torino e rientrai di buon grado. Parigi l’ho svenduta per l’ennesimo posto di lavoro torinese, e per l’opportunità di riabbracciare presto mia nipote, l’unico essere che mi costringe ancora a stare qui. Mi spiacque comunque interrompere quell’esperienza, perché è sempre difficile staccarsi da tanta bellezza…e anche perché, come successe a te, tornai a casa senza veder neanche un franco 😛 .
Appena avrò opportunità di ritornarvi voglio rifare la scorpacciata di ostriche 😀 , che lì non costano un cavolo e sono freschissime ! M’aggia fa ‘na panz accussì <3 -Ciao Poeta <3 <3 <3
Insistere e’ atto di volontà, e’ fare un passo avanti nella direzione voluta…grazie Erri!
l’amore grida sempre più forte
“Insistere, per ostinato amore”: explicit potente, emozionante, che esprime lo sgomento di fronte a un’incomprensibile cecità e la forza audace di chi non si arrende alla brutalità.
Quella frase vale un poema, una sinfonia, un’opera d’arte.
Grazie❗️Al poeta e all’uomo.
IO NON ODIO! I DON’T HATE! A Valeria.
ben detto.
un altro modo di essere un _cuore pensante_della grande baracca che è il mondo
Grazie per questo bellissimo articolo, innamorata di Parigi da sempre ne condivido l’umore e l’odore
Solo Grazie,dal cuore.