Dov’è mai esistita una legge che libera da una condanna a morte grazie al parere di una persona incontrata per strada? Una pena di morte pronunciata dall’alto tribunale della capitale viene annullata da uno straniero di passaggio, interrogato dal corteo diretto a eseguire la sentenza. Si resta sbigottiti davanti a una così strepitosa cassazione.
Quella città e quella legge si trovano nella Scrittura Sacra, dove si ammette articolo e sentenza, ma si cerca di non eseguirla, offrendo fino all’ultimo la possibilità di revoca a un passante.
Aderisco all’associazione: “Nessuno tocchi Caino”, per l’abolizione della pena di morte nel mondo. Caino, il primo assassino, va per il mondo con il marchio d’infamia inciso in fronte, ma da illeso. Nessuno dovrà alzare la mano contro di lui. Il salvacondotto della divinità lo preserva perché faccia da monito vivente. I moniti morti possono chiudere dei conti col passato, ma sono inservibili al tempo presente e a quello futuro. Caino è vivo perché ognuno lo veda e provi ripugnanza per il suo delitto.
In Gerusalemme un corteo in uscita dal tribunale si avvia al luogo di lapidazione di una donna adultera. Il fossato circolare è pronto insieme ai cumuli di pietre. Passando davanti a un uomo, chiede un suo parere sul caso appena giudicato. L’uomo non risponde subito. Si accovaccia per terra innanzi a loro e sulla polvere del suolo traccia qualche lettera. L’uomo si chiama Ieshu, Gesù per noi, uno di Galilea, un forestiero di provincia. Non importa, ai fini di un possibile ribaltamento di sentenza va bene anche lui. E’ l’ultimo appello.
Scrive sulla polvere. Il corteo sta muto in attesa, anche la donna, tenuta ben stretta. Di quest’uomo non è stata trasmessa alcuna scrittura. Per la sola volta che si nomina questa sua azione non sappiamo cosa ha scritto. Perché?
Perché non importano le parole tracciate, importa il gesto di scriverle sulla polvere.
La polvere: è la materia ultima e la prima della vita. La polvere è irriducibile, non retrocede nel nulla. Polvere sei e in polvere tornerai: ti fermerai in quell’ultima stazione della consistenza, in attesa del soffio che ti rinnoverà rimescolando altra vita.
La polvere di quei tempi era calpestata come quella di oggi, ma non disprezzata, perché bastava un vento a farla risorgere. Un poeta di quei secoli ci vedeva il residuo impalpabile dei suoi antenati. Ieshu scrive sulla polvere.
Nei divieti del Sabato era compreso l’atto di scrivere. Di Sabato, che in Ebraico significa cessazione, non si potevano tracciare le lettere di un alfabeto sacro. Ogni regola ammette e forse pretende l’eccezione. Di Sabato si poteva scrivere sulla polvere o, sulla sabbia, sulla cenere. Si potevano scrivere lettere cancellabili dal vento.
Al corteo che gli chiede il parere sul caso, Ieshu risponde con un gesto permesso di Sabato. Allora quel giorno è Sabato? Impossibile: nessun tribunale si riunisce di Sabato, nessuna sentenza di morte si esegue di Sabato. Con il suo gesto Ieshu sta mostrando che in caso di condanna a morte, ogni giorno è Sabato, cessazione. In questo caso è anche cassazione.
Ieshu non nega né abolisce la legge, non è un sovversivo. La interpreta combinandola con i divieti del Sabato. Libera così il corteo dalla penosa incombenza di eseguire la condanna. Libera quegli uomini e quei giudici dal peso della legge, prima di liberare la donna. Non è il suo avvocato difensore, non prende le sue parti. Ieshu fa da pietra d’inciampo della condanna a morte, gettando la sua polvere dentro l’ingranaggio.
Il corteo muto guarda e intende. Il gesto che provo a spiegare lungamente qui, è per loro evidente e d’immediato senso. Il Galileo sta proclamando il Sabato in quel punto e in quell’ora. Cadono le braccia, per sollievo, qualcuno dissolve i nodi ai polsi della donna.
Come dispositivo di sentenza dice: “Chi di voi è senza torto commesso, scaglierà la pietra numero uno”. Se qualcuno si dichiara insoddisfatto del suo parere, può lanciare il primo proiettile. Gli uomini tirano più facilmente le pietre seconde. Ieshu così disarma l’ortodosso irrigidito, il talebano della legge. Chi oserà dichiararsi puro davanti agli altri, senza torto commesso?
Gli uomini tacciono, hanno ascoltato il parere del forestiero e lo ammettono come parola ultima. Hanno avuto la buona sorte d’incontrare la persona giusta, capace di offrire loro la via di uscita dallo spargimento di sangue.
Infine alla prosciolta, incredula e stordita, dice: “Vai”. Sei libera di nuovo, ma non di ricadere nella colpa. Vai dalla parte opposta alla via che ti trascinava alla fossa della lapidazione.
Diradata la folla, possiamo dare una sbirciata alle lettere incise sulla polvere, prima che i passi le cancellino. Formano due parole soltanto: “Non ucciderai”.
Erri De Luca
Dopo anni torno a commentare la bellissima riscrittura che hai fatto di questo episodio biblico.
Sono affascinata dalla figura della Maddalena, cerco di avvicinarmi a lei cogliendo, di lei e dei suoi contorni, sfumature nuove, non ancora raccontate. I ritratti che ne fanno certi grandi artisti sono un sogno ad occhi aperti.
Gibran in uno dei suoi testi fa sedere Gesù nel giardino della donna e prima di avvicinarla a lui la veste didicon trepidazione e con i sandali d’oro, i sandali che lei ha ricevuto in dono dal generale romano. E’ una immagine di una potenza incredibile, che veste degnamente la Maddalena della sua doppia natura: quella terrena, nel ricordo dei sandali e quella spirituale, nella spinta vitale quando sente il bisogno crescente di avvicinarsi all’Uomo Gesù.
Il tuo ritratto, Erri, più che alla donna è rivolto al pensiero che Gesù incarna e consegna alla folla. È la sacralità del Sabato che conferma l’eccezione della Legge, l’urgenza della sua applicazione. È la sacralità della polvere che non va tolta ma scritta.
È la sacralità della frase che chiude questo tuo testo prezioso perché se sono tornata qui è stato per questo tua visione, prima di altri, su quel metro di polvere. È la sacralità nell’importanza di esporsi davanti alla morte, parlando di morte ingiusta rischiando la propria vita, parlandone utilizzando la sua materia di cui la vita è fatta e a cui la morte ci riconduce: la polvere.
E’ poi forse ‘solo’ questo: “Perché non importano le parole tracciate, importa il gesto di scriverle sulla polvere.”
Niente più di un gesto superfluo, niente più di un segno di mano che viene cancellato da molti piedi di passaggio, è così urgente, così ben impresso nei cuori proprio perché il vento e la polvere conoscono brevi tempi di concessione.
Ma la memoria interiore, la spinta spirituale alla ricerca portano fino a noi le parole Antiche di un Libro che non è mai stato cancellato, che non è mai stato superato.
É stato bello, dopo anni, tornare qui, a cercare ancora. Grazie.
É un episodio commovente, di profonda bellezza.
chiara
questa scultura andrebbe vista dal vivo.Caino non regge la luce del sole e pur essendo sul bordo del precipizio si volta indietro e vede solo metà della sua ombra.Le sue gambe elefantine non gli danno tregua ,avanza ugualmente,pesantemente,cercando,forse ,
di spostare un grosso sasso che pare lontano da lui ma non dalla mano che ha ucciso
Vorrei vedere questa statua di bronzo al tramonto e ripetere
_nessuno tocchi Caino_
poi ci sarebbero altri pensieri……….molti altri pensieri,quel masso ostruisce un fiume?
o è una pozzanghera?La foto è suggestiva ma lascia aperti molti interrogativi.
(Parabola “Alzaia”)1) di E. De L. è un pozzo e un firmamento, modesto ma … .
Mi sento di dire una cosa che non c’entra niente con “La prima pietra” ma voglio dirla perché quel dire mi ispira, mi va, ma … … … tre volte: … (la prego non dica l’ha scritto quattro volte tctcsakzzzzz) la voglio dire chiedendo pausa, attenzione, disponibilità con delicatezza la mia cosa:
Rinascita
Da anni più nessuno si è occupato del giardino.
Eppure
quest’anno – maggio, giugno – è rifiorito da solo,
è divampato tutto fino all’inferriata – mille rose,
mille garofani, mille gerani, mille piselli odorosi –
viola, arancione, verde, rosso e giallo,
colori… tanto che la donna uscì
di nuovo
a dare l’acqua col suo vecchio annaffiatoio
di nuovo bella,
serena, con una convinzione indefinibile.
E il giardino
la nascose fino alle spalle, l’abbracciò,
la conquistò tutta;
la sollevò tra le sue braccia. E allora, a mezzogiorno
in punto, vedemmo
il giardino e la donna con l’annaffiatoio
ascendere al cielo
e mentre guardavamo in alto, alcune gocce
dell’annaffiatoio
ci caddero dolcemente sulle guance, sul mento,
sulle labbra.
(Yianni Ritsos)
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1) È’ un po’ come dire: getto per confrontare, questo a quello, un miracolo (cosa meravigliosa) interpretativo lo confronto con un’altra cosa meravigliosa. La sorpresa di un giardino, finalmente un giardino che salendo cade, cadendo fa … e ma che bella poesia. E dunque più nulla è in salute come il tempo, solo non devi tradire l’amore, solo … c’è una prosa, una, che parla insieme alla poesia: si tratta di una corda per vascelli di fiume. Perché il miracolo non sta nell’evento ma nella sorpresa, nel cogliere all’improvviso la verità che è domanda: sempre. Secondo me.
Parafrasando Rumi, accosto anch’io la tua meraviglia per farne sbocciare un’altra. È la cura del tempo…
E noi eravamo il giardino e la donna, insieme, al tempo stesso conscio ed inconscio, testimoni e attori, lo specchio e il volto, il balsamo e la guarigione, l’acqua di giovinezza e colui che la versa.
Se qualcuno ammazza mio figlio davanti a me, né uno, né due, poi mi suicido dopo perché senza mio figlio, che faccio io?
Ai posteri l’ardua sentenza, se non scadranno i termini… Io cocluderei, dopo una pantomima, con un “civediamoallinferno”.
Un testo di una bellezza impareggiabile. Scorro le parole, e la loro capacità evocativa è tale da lasciare poco spazio alla mia immaginazione. Le tue parole fanno vedere lontano senza troppo cercare.
Si sente la tua impronta, Erri, si percepisce la tua essenza, la tua natura profonda capace di restituirci questo racconto con nuove sfumature, nuovi dettagli sfuggiti a chi sa leggere queste pagine eterne in in una unica direzione. Tu hai tracciato una strada, tu hai arricchito Quella Storia e Quella Vita. Grazie.
Condivido
Pensavo ad un campo (semantico) nel quale un sasso condivide la stessa essenza di una “legge madre”, diventando pietra miliare… Un sogno, appunto.
Nel quale dei cani mutanti sono in assise intorno ad un grande sacco di croccantini, la riserva di cibo. Quella austera presenza mutante non è però un deterrente per un gattino che, lasciati i fratelli a dormire nella cesta, tenta un intrepido assalto al sacco, sul bordo del quale resta però stordito davanti a tanta roba… Tende il muso ma si ritrae, perché un cane pastore, dai colori fermi, lo fissa per ammonirlo.
Su un altro piano l’adolescente resta in piedi, stordito davanti ad un frigorifero stracolmo di cibo. Alle sue spalle la voce della sua professoressa che con un No fa capire cosa deve fare.
Condivido, con Canetti, che una legge che debba essere interiorizzata, non possa non essere né più né meno semplicemente condivisa.
in nessun dove,amata (valeriana),ci sarà mai mondo se non in noi.
in comune con Valeria dell’Anna ho l’amore per il giovane Davide e la sua fionda ma io non riesco e mai riuscirò usare la fionda come sostegno per un germoglio.
Ah la precisione non sarà mai alla mia portata ….pazienza
buona domenica ,un po’in ritardo..
Nutro la vana speranza, amabile eles, che senza pietre da lanciare, le fionde possano essere riciclate per servire un altro progetto, o mondo in noi. Quando viene in superficie, il suo germoglio va sostenuto. Perché non usare le fionde, penso, per abbracciarlo? Le cerbottane non darebbero stabilità. E questa mia leggerezza è già diventata fumo non condivisibile. Lo so. Forse un contadino…
Un buon inizio di settimana.
Usare la fionda come sostegno per un germoglio.
a Lilliput forse potrebbe essere una proposta interessante ,costruire ponti
strade case coi sassolini insidiosi
che a volte finiscono nelle scarpe
dei bambini,altrove mi sembra una
idea bizzarra..ma si sa le vie della Provvidenza…sono infinite
Usare i sassi che si vorrebbero lanciare, anche quelli nelle scarpe, per costruire case distrutte, ponti, strade….
ogni vita è ridicola,purché la si conosca
piuttosto bene.Ma non appena la si conosce ancor meglio,diventa seria e atroce.Canetti
rimane sempre un buon antidoto ai toni troppo sentenziosi che vorrebbero ,senza riuscirci,spesso,a dire molte cose…..
Nel mondo reale un senza legge avrebbe un’aspettativa di vita più breve rispetto ad un fuori legge. A cominciare dal mondo reale animale e a finire nel mondo reale dei clan, sarebbe un morto che cammina.
Due pietre, dunque, al bivio: una la morte, l’altra, testata d’angolo, sostiene la vita. Chi sottrae dalla pietra la sua vera essenza, a mio avviso, è colui che è in grado anche di decidere della vita, della propria e della sepoltura dei morti.
Non mi vanno gli stati, le regole, le religioni, i sopprusi legalizzati, figuriamoci se posso mai riconoscere ad un uomo, un giudice, un clan o un tribunale, il diritto di condannare a morte qualcuno. Non credo che esista al mondo un giudice integro e senza peccato, rappresentante di una società altrettanto onesta e giusta che possa perciò avere il diritto di somministrare ad un altro uomo una pena così definitiva come a una condanna a morte. Nessuno di noi può scagliare la prima pietra.
trasmettere tutto questo ai piccoli,
ai bambini la vera difficoltà
Tutte le favole di Esopo, per esempio. Ma non pretendano di tenere un orso in salotto.
Non è mai tempo perso ricordare che,
sempre , occorre salvare la tradizione
dai tradizionalisti come scrive Benjamin
e come hanno scritto tanti dopo di lui
e prima di lui.A cominciare dal
lieto messaggero…..l
come sempre occorre salvare la tradizione
dai tradizionalisti
così scriveva Benjamin e molti altri prima
di lui è dopo di lui…..
Così Caino vaga per la terra, espia cosciente la sua colpa, costretto in avanti dall’ombra del fratello, la sua stessa ombra, alle sue spalle. È Abele che gli vieta di inciampare nella tentazione di vivere al passato, per ritornare al momento prima che perdesse l’innocenza e l’Umanità, per preservare la propria integrità psichica, sublimasse in lui l’aggressività e i sensi di colpa per non essere in grado di sottrarsi diversamente da “l’inevitabile voglia di offendere, ricevendo essa stessa offesa”.
Caino porta il marchio della libertà di Dio, la clemenza che sta sopra al dominio dello scettro, ” ‘ che a rigor di giustizia umana nessuno troverebbe salvezza”; nemmeno Abele, nemmeno l’adultera, straniera come Gesù. Nemmeno il figlio di Dio incide il nome dei suoi carnefici: non permette che si affermi la propria esistenza decidendo della vita di un altro.
In fondo, sul fondo, un Caino martire è pronto a testimoniare mettendo come prezzo la propria vita alle proprie azioni, mentre un Caino intollerante le nega e non essendo mai presente a se stesso delega la morte.
(Ringrazio un mercante veneziano…)
3 ottobre. Come ogni giorno due parole erano scritte sulla superficie del Mediterraneo anche tre anni fa, ma il mare era increspato e non si leggevano.
Le due parole sono ormai incise sulle pietre di Aleppo, ma si continua a ridurle in polvere per non essere costretti a leggerle.
Parole scritte sulla sabbia, incise sulla pietra o urlate a squarciagola vengono sempre comunque cancellate dal vento.
strane storie ci siamo raccontati, a volte dette sacre: Il marchio di caino lo avrebbe preservato dall’essere ucciso mentre per lungo tempo chiunque avesse una imperfezione fisica di un certo tipo veniva colpito da terribili persecuzioni, i figli di lucifero, caino avanti agli altri. E’ capitato ad Interi gruppi di intoccabili, oggetto di disprezzo e intolleranza. Portavano cuciti sul petto un segno di infamia ed erano perlopiù fabbri, carpentieri, tagliatori di pietre. I Cagots. Sulla polvere leggiamo non uccidere, ma Gesù pare aver voluto essere ucciso. E dopo di lui i martiri. Le condanne a morte dei nostri tempi sono inutili, sono un atto di terribile presunzione. Oltre a tutte le altre considerazioni di più diffusa opinione.
Caino ha un nome ,l’adultera no.
Possiamo pensare che Gesù
lo conoscesse.
Sia che scriva il nome proprio
dell’adultera o il non ucciderai
tutto è scritto nella polvere
che il vento porterà via
e la storia continua a ricordarcelo
ogni giorno