L’autunno della giustizia esordisce con la cancellazione dell’intesa tra lo Stato e la mafia: si è trattato solo di una patetica volontà della mafia di trovare un accordo con lo Stato, che ai giudici è risultato granitico e intrattabile. Condannati invece i mafiosi per averci provato, assolti gli imputati delle istituzioni. Pronta a seguire la sportiva condanna a tre Olimpiadi di carcere più altri quattordici mesi di prolunga per l’ex sindaco di Riace Domenico Lucano. Viene chiamato Mimmo, ma è un diminutivo. Niente di quest’uomo va diminuito, anzi va ingigantito per reggere all’enormità della sentenza a suo carico: DOMENICO LUCANO. Nessun sindaco d’Italia è stato raggiunto neanche alla lontana da una simile sentenza per atti amministrativi. L’indegna pretesa dichiara la volontà di persecuzione contro chi ha dimostrato possibile su semplice scala locale la gestione fraterna di flussi migratori di passaggio. Queste sentenze danneggiano gravemente la magistratura e i magistrati che svolgono il compito con dedizione e rischio personale, sottoposti a pressioni di ogni genere. Le due sentenze discreditano loro. La vicenda Palamara con le manovre losche dentro il Consiglio dell’Ordine rientrano nell’esercizio distorto di un potere interno alla magistratura. Le sentenze invece esercitano potere esterno sulla società, nelle assoluzioni come nelle condanne. Si scagionano gli autorevoli, si condannano gli indipendenti non affiliati a consorterie politiche. Contro Domenico Lucano si è applicata rappresaglia di Stato. Esistono altri gradi di giudizio. Si dovrà aspettare un ravveduto ribaltamento di sentenza dei prossimi organi giudicanti. Resta il fatto che in quest’autunno della giustizia, alla domanda se si ha fiducia nella magistratura, la risposta è NO. |
C’è che, non di rado, il GPS interno non conduca per le stesse strade segnate nelle mappe ufficiali; non è ammessa ignoranza, per quel senso della giustizia interiore, perché c’è. Oppure non c’è.
Ed il compromesso tra civiltà e barbarie è, invece, una compensazione tra un alto ed un grado basso di orientamento, se Ananke è da un po’ che erutta e sibila ovunque nel macrocosmo e le risponde l’eco di un algoritmico bot…
Ecco, io non ho fiducia nel lume del libero arbitrato; proprio perché “per giudicar per induzione e senza la necessaria cognizione de’ fatti, si fa alle volte gran torto anche ai birbanti” (Manzoni nel XVIII capitolo de “I promessi sposi”, nei pressi di Renzo ma che, secondo me, si riferisce al duca togato).
Tutta la solidarietà possibile a Mimmo Lucano. Proporre appello contro la sentenza è doveroso e quando la sentenza sarà rivista, come sono sicuro, spero che vengano presi provvedimenti contro gli autori di questa assurda sentenza.
Intanto mi consolo: Palamara candidato nel collegio di Roma per il Parlamento ha ottenuto un misero e squalificante 4,5%
una sentenza VERGOGNOSA
Mimmo è riuscito a fare ciò che uno Stato socialmente e legislativamente avanzato doveva essere in grado di fare per gli immigrati, questa condanna non è altro che la prova della propria incapacità mascherata dalle doghe dei giudici.