Da piccolino avevo paura dell’elettricità. A causa di una forte scossa ricevuta, non volevo toccare neanche un interruttore. Mi prendevano in giro e mi vergognai della paura. Per superarla inventai un rimedio buffo: mettevo e toglievo la spina dalla presa elettrica, a ripetizione, fino a esaurimento delle tossine di quel timore.
Altre paure successive ho affrontato allo stesso modo, mettendomi alla verifica sul loro banco di prova.
Il 1900 è stato il secolo più micidiale della storia umana, perciò il più pericoloso. L’antidoto era: non avere paura, conosci i pericoli, impara le difese.
L’odierno ė un tempo opposto, le paure più fantasiose e ingiustificate vengono conservate strette come un bene rifugio. L’informazione suggerisce gli ultimi modelli, li ingrandisce, li offre come prodotti pubblicitari. Paura delle malattie e paura delle medicine, di soffrire in amore, di uno straniero, del clima, del delinquente. L’ordine del giorno è: tremate.
I flussi migratori sono addirittura invasioni, mentre secondo aritmetica non colmano le assenze di cittadini italiani trasferitisi all’estero, pensionati e giovani. Neanche pareggiano il disavanzo.
La criminalità comune è in diminuzione, ma la percezione è opposta e distorta. È un’epoca di spaventapasseri e di passerotti spaventati, affezionati ai loro spaventi. Nessuna evidenza contraria glieli smussa. L’impaurito odierno è cronico.
Vedo un’ombra in casa, mi preoccupo e che faccio? Vado a vedere cos’è. Era una tenda mossa dal vento, fine della preoccupazione. Oggi no: l’ombra resta senza verifica, il timore del fantasma, dell’intruso si conserva intatta.
A Napoli si deride Pulcinella perché spaventato davanti a un cesto di lumache che mettono fuori le corna. Di un pauroso dicono: “Me pare Pulecenella spaventato da ‘e maruzze (lumache)”.
Suscitare paure immaginarie è un’arte moderna. Oggi prosperano i prestigiatori delle paure altrui, capaci di crearle di fronte a una zattera di inermi, seminudi, compresi ragazzini soli e madri con bambini. Fanno spavento, vero? Del resto la paura è gratis.
C’è rimedio? Propongo quello inventato da bambino a proposito dell’elettricità, infilando e togliendo la spina dalla presa di corrente.
Prendete uno straniero povero (quello ricco non vale), fatelo entrare e uscire molte volte, avanti e indietro, dall’uscio di casa. “Prego si accomodi…Prego esca…Prego si accomodi…Prego esca…”
Ripetete l’esercizio per una settimana. L’effetto terapeutico ė garantito.
Erri
quanto più siamo stranieri a noi stessi…più abbiamo paura dell’estraneo
Erri sei capace di innescare sorrisi, a tuo modo hai superato la paura dell’elettricità diventando a tua volta un generatore di energie positive.
Perché ineffabile Erri ? Questo tuo post toglie il velo. E mi rimanda a Pier Paolo Pasolini: prevedo la spoliticizzazione dell’Italia – Pandora rivista. E, con sensi di ribellione penso la frase di don Milani: ” l’obbedienza non è più una virtù ” con essa la regola della verità a uguale a ma anche alla verità rivelata
Le possibilità di trovarla
Sono tanto facili da calcolare
Quanto sono scoraggianti
La verità è in fondo
A un pozzo
Senza fondo
Ineffabile Erri
Al grido -No tinc por-
Matteo Renzi risponde con Ius soli
Risposta giusta
La politica come arte del possibile
Da Barcellona declinato in tutte le lingue
NON ABBIAMO PAURA
Per TUTTI i morti di Barcellona una preghiera
La Passione di Matteo di
Bach
Poi un po’ di silenzio
Invece bisognerebbe urlare!
Tutti quanti. In coro o sguaiati.
Urlare sino ad esporre alla gogna e alla vergogna TUTTI gli autori di azioni infami.
Per i diversamente credenti e sono tanti
e tanto altro
anche
la terra oggi?e i suoi figli?
poi vengono in mente altri pensieri,una folla di pensieri: si vorrebbe comporre un mosaico ordinato,inutilmente,oggi.
Allora Elvio Fachinelli per tutti ,un vecchio articolo sul Manifesto e una frase meravigliosa_Madre ferita di creature ferite_
…Oppure accendere e spegnere la luce, mentre ci si specchia…
E’ la nuova frontiera economica che si fa spazio attraverso l’inutile creando il varco; un vuoto che lascia passare paure mai dichiarate perché mai veramente affrontate.
Ma il sommerso che emerge non è qualcosa che caratterizza la modestia nell’abbondanza, come un tesoro dimenticato…
E’ ciò che un accumulatore compulsivo non (si) sognerebbe mai, nemmeno proiettandolo sull’oggetto del desiderio, perchè non sa chi è, non conoscendo se stesso…
Non è che la relazione simbiotica con le proprie paure, la quale promette di colmare una mancanza presentandola come un problema.
Ciò che ci percepiamo come estraneo, invece, convive con noi da sempre. Ci mancasse veramente faremmo la dichiarazione delle rendite con la stessa solerzia che dimostreremmo nel denunciare lo smarrimento di sé dinanzi ad un tramonto.
Il tramonto di una civiltà, per esempio: per molti avviene poco prima che altri lo percepiscano. Creare l’emergenza “alivella” gli “strati” d’animo.
Di paura in paura.
La paura dilata il tempo e ci smangia la vita.
E se ci fermassimo,solo un attimo ,un attimo
ma ogni giorno,sulle parole, sulla Grata di parole
di Paul Celan? Su uno dei suoi versi più belli?
_Và,la tua ora non conosce sorelle,tu sei_
sei a casa_
L’effetto terapeutico è garantito,siamo pronti all’accoglienza.
Leggere le parole di Erri con un giorno di anticipo è il regalo di ferragosto. Grazie!
Ci sono cose morte ma non sepolte
Nel tempo di grandi cambiamenti si ha paura dell’ingnoto, che ha per noi la faccia del vuoto.
Ci sono pomeriggi,nelle mie stanze vuote,così piene di cose che non mi riesco alzare.
È ,forse, questo, abitare il vuoto senza precipitare?Bisogna allora stare fermi ,una piccola sosta se si vuole poi tornare a camminare