Oisive jeunesse
à tout asservie
par délicatesse
j’ai perdu ma vie.
Oziosa giovinezza
a tutto sottomessa
per delicatezza
persi la vita mia.
In questo rammarico di Rimbaud si pronuncia il dubbio che accompagna l’eta più celebrata, alla quale perciò si chiede molto.
Sto facendo la cosa giusta adeguandomi a selezioni truccate, compromessi, regole che arrivano a decidere perfino del mio abbigliamento?
Jeunesse à tout asservie: si presenta così la percezione di un asservimento, una sottomissione senza che si manifesti un’esplicita tirannia. Puoi sempre sottrarti, ma comporta un esilio interno, un’esclusione dai ranghi degli ammessi.
La mia generazione si sottrasse all’inquadramento, si accampò fuori del recinto, tagliando i ponti del ritorno indietro.
Par délicatesse j’ai perdu ma vie: senza conoscere il verso di Rimbaud ognuno diventa suo coetaneo nel periodo delle proprie scelte.
La mia generazione scelse il contrario della delicatezza. Praticò l’attrito e l’urto.
A distanza di decenni i versi di Rimbaud fanno ripensare ai conti con se stessi.
Fu sufficiente la ribellione per scansare il sentimento di perdita del tempo della propria vita?
Quando in qualche piazza, a un funerale, in qualche associazione di volontariato incontro uno di allora, ci si scambia un saluto con gli occhi.
È più o meno la risposta a Rimbaud. Poi la cronaca informa che bastano tre giudici repubblicani a cancellare l’aborto per le donne povere e si torna a vedere il mondo sotto la specie della sottomissione.
Caro Poeta, che incredibile storia ha vissuto Rimbaud. Ho approfittato per rinfrescarmi la memoria su di lui, non ricordavo che ne avesse passate così tante. Non credo si possa scrivere poesia senza avere esperienze vere nella vita. Chi ci prova, ma ha avuto vita comoda, finisce per esser tecnicamente irreprensibile grazie a una buona cultura, ma…basta così. Non c’è modo di incontrare Poesia se non è lei a venire da te, a soccorrerti durante le secche della vita, e questo giovane ne ha avute parecchie di secche, fino ad esaurirsi. Eppoi, morire a 37 anni, che bestemmia. Rileggo i versi e penso che abbia volutamente omesso qualcosa. “Oziosa giovinezza – a tutto sottomessa – per delicatezza – persi la vita mia”. Secondo te, era davvero questo che voleva scrivere? A me pare di no, è stato un adeguarsi fino a distorcere la vera poesia che sta sotto traccia a quello che ha scritto, e rileggendo la sua vita nessuno mi distoglie dal dubbio. I versi veri dovevano essere altri; potevano forse in origine esser così? ” Nera giovinezza, a tutti sommessa, per mia manchevolezza, persi la tua riva”. Sì, lo so… non si fa. Non si stravolge il verso di altri, si rischia di sembrar presuntuosi; e vabbe’ corro il rischio consueto, tanto sono abituata. (PS: Devi sapere che vicino all’Università periodicamente c’è chi attacca volantini targati “Movimento della Poesia”, un gruppo di poeti erranti che passa a proporre dei versi per allietare i passanti , e becca regolarmente le mie correzioni 😀 da cinque anni! E c’è pure chi me manna affangul !) . Tornando ad Arturo e ai giovani, che dire? Almeno lui ha visto la Comune di Parigi, è stato innamorato, ha visto paesi esotici, è stato riconosciuto come poeta dei suoi tempi (cosa che a me e a altri non succederà mai); insomma: ha vissuto pienamente. E’ vero, non ha fatto un gran tratto di strada, ma è stato sufficiente per sé, si può tirare il totale. Per quanto gli riguarda lui il suo tornaconto di gioventù l’ha avuto, e anche tu l’hai avuto, perché s’è vero che in qualche modo ti sei chiamato fuori da un contesto accogliente per buttarti in una lotta politica di cambio culturale, avevi comunque ‘dove’ andare. I ragazzi di oggi quel ‘dove’ se lo devono costruire, è vero. Ci va più coraggio oggi a esser giovani, che ai miei e ai tuoi tempi; e chissà che cosa potranno scambiarsi domani tra i ricordi di un tempo ancor più triste delle poesie di Arthur Rimbaud. Un bacione enorme, il tuo tappo.
Ci si potesse intendere oggi con uno sguardo, come sempre grazie