Ho portato persone in montagna, non per esaminarle, ma per condividere un tempo festivo sopra una pista lenta, da fare a quattro zampe. Ho assicurato la corda alla loro imbracatura, spiegato le semplici manovre e poi su insieme per la parete. Alcuni salendo, mentre il vuoto cresceva sotto i piedi, si sono concentrati sui centimetri, escludendo di mettere a fuoco l’orizzonte e l’ abisso. Altri hanno approfittato delle soste ben assicurate alla parete, per guardarsi intorno e trovarsi spaesati nel modo migliore.
Di una donna ricordo l’ entusiasmo chiassoso, che sta a contrappeso del timore. Di un’ altra tengo a mente la sovrana indifferenza all’ambiente, perché non le importava, perché lei era lì per seguirmi e l’avrebbe fatto anche per aria. Sulla cima raggiunta faceva una smorfia d’ impazienza, il suo traguardo non era quello, ma il letto della sera.
E’ passato un diluvio di tempo, di Berlino ce n’erano due, il muro divisorio era ancora illeso. Poco dopo sarebbe passato alla cronaca col nome di crollo, ma non ci fu nessun cedimento strutturale. Era ben fatto e sarebbe ancora lì. Fu abbattuto, intervento che dimostra l’effimero dei muri.
A quel tempo facevo il mestiere di muratore, abbattevo pareti, le tiravo su, secondo la regola di quello strano mestiere di fare e disfare. D’estate e nei fine settimana mi attaccavo a un’ altra specie di pareti, scalando strapiombi e stiracchiando le ossa della schiena. E’ un gioco di superficie , affidato a polpastrelli, come succede all’amore. Una donna di allora mi disse ch’ero più delicato con la roccia che con lei. Dev’essere per questo che non sono diventato padre.
Continuo a scalare ma per un desiderio opposto alla felicità di farlo. Continuo perché non voglio smettere. Mi voglio immaginare ancora più anziano arrancare su appigli, sforzando gli acciacchi a far finta di niente, giocare con la macchina corpo tenuta insieme dal filo di ferro della volontà. E’ già così adesso. Giocare, rimedio senile alla malinconia di assenze e di astinenze.
Vedo pensionati abbienti che acquistano biglietti per crociere, io invece me ne vado a zonzo sulle rocce e quando mi capita d’incrociare una capra di montagna, cerco i miei movimenti più eleganti, da allievo controllato dal maestro. In qualunque sport e gioco fisico imitiamo goffamente l’ abilità animale.
Se un giorno ti andasse di tirarti dietro anche me, io vengo!