Dopo due anni, per più di cento domeniche, termino per il Corriere del Mezzogiorno la serie Prime Persone, le brevi autobiografie di personaggi dell’Antico Testamento.
Non ci sono tutti, ho messo insieme quelli che offrono di loro più notizie.
Ho cominciato con Adàm, ho terminato con Nehemia.
Com’è capitato per le puntate del vocabolario napoletano A Schiovere, anche queste saranno raccolte in volume da Feltrinelli.
Riconosco che la committenza, la richiesta di una rubrica da parte di un giornale, del suo direttore Enzo D’Errico, mi ha suggerito una scrittura che non avrei intrapreso. Le scadenze settimanali di consegna mi hanno scandito il tempo in appuntamenti regolari.
Diverso è il mio modo di scrivere una storia, che quando si presenta irrompe nelle giornate in modo incalzante e consecutivo.
Mi congedo dalla serie di Prime Persone con la sensazione di chi si alza da tavola avendo ancora appetito. Ma la sazietà, la completezza non è per me un traguardo. La considero un’esagerazione.
Posso dire che l’io narrante di ognuna di loro è documentato. Resta ugualmente arbitraria la scelta di citare solo alcuni avvenimenti, sorvolando su di loro a bassa quota.
Non sono stato lo scrittore autore, ma il redattore e il riduttore di storie già narrate nella prima sezione della diffusa antologia intitolata Bibbia.
Ricomincerò l’appuntamento settimanale con il Corriere del Mezzogiorno con i verbi ebraici della scrittura sacra originale.
Il primo sarà abbastanza ovviamente il verbo creare, innesco di universo.
“Noi siamo fatti della stessa sostanza dei sogni, e nello spazio e nel tempo d’un sogno è raccolta la nostra breve vita” (W. Shakespeare, La tempesta, atto IV, scena I)