“Era una notte strepitosa , una notte così può esistere soltanto quando siamo giovani, caro lettore ” . L’inizio di “Notti bianche”lo trovai da ragazzo in un’ antologia di scuola. Erano lontani da raggiungere gli anni della gioventù, i venti, così l i immaginai spalancati sotto notti bianche. Quando li ho avuti erano allo sbaraglio delle strade in fiamme, affumicate dal tiro dei gas lacrimogeni. Le notti bianche di Dostoevskij dentro Pietroburgo, prima che si chiamasse Leningrad, rintoccano di passi avventurosi, di acqua della Neva che scroscia a coprire le frasi degli amanti sopra i ponti. Dostoevskij scrive a bassa voce, bisbiglia un diario notturno attraverso un io narrante giovane e pronto a ogni stupore.
Ho letto “Notti bianche” a trent’anni in italiano e a cinquanta in russo e ci ho trovato la stessa istigazione alla solitudine, a perdersi di notte . Ma nel russo c’è un più potente istinto di andare alla deriva. Sarà perchè sibila di “sh” e gorgoglia di dittonghi, che aumentano 1′ eco dei passi sul lastrico deserto. Sarà perchè la gioventù sta in esilio durante il giorno e ha per patria la notte.
L’ immensità notturna di Pietroburgo era adatta a un giovane scrittore gremito di speranze e di una folla di personaggi ancora stretti dentro un’anticamera, in attesa di uscire allo scoperto delle pagine.
Se la condanna a morte del novembre 1849 fosse stata eseguita e non solo simulata davanti al plotone di esecuzione, Dostoevskij sarebbe conosciuto come 1′ autore di “Notti bianche” e poco altro .
Basterebbe. Lo pubblica a 28 anni, alla vigilia del decennio infame in cui sconterà la prigione a Omsk in ‘Siberia e poi i l servizio militare da soldato semplice, sempre laggiù.
“Notti bianche”: un giovane studente e la città solenne, tra loro due 1’attrito accende gli occhi di scintille , bastano poche stelle a fare luce. L’incontro notturno sul ponte con la ragazza desolata , le parole commosse e torrentizie che scorrono da lui a lei, mentre la lingua russa fruscia tra loro due a regime di brezza. Il giovane si dichiara “mechtatel’ “, sognatore, un visionario fervido di visioni in pieno giorno e vagabondo sotto le pallide notti estive di Pietroburgo, svelte a sbiadire. E cosa può dire di più bello un sognatore alla ragazza amata al volo e subito, ma senza speranza :”Ora che siedo vicino a voi e vi parlo, mi è duro pensare al futuro perchè in esso di nuovo è solitudine, di nuovo è vita inutile e ammuffita. Di che sognare, dopo essere stato presso di voi nella realtà così felice “. Dostoevskij brulica dell’ espressione “vdrug”, all’improvviso. Uno studioso si è preso la cura di contarla nella sua opera intera . Dostoevskij ha bisogno dell’ irruzione della novità che rende speciale 1’attimo e la vita . I suoi nervi sussultano nella narrazione. Ecco che i personaggi suoi hanno in comune precisamente niente, sono tutti unici e irripetibili . L’irripetibile è la nostra versione dell’ eternità. La letteratura provvede a questa giustizia, di annullare il tormento di chi si sente anonimo e insignificante. Ognuno è centrale e decisivo nelle sue regine, ognuno arde di luce propria.
Nella vita corrente non si percepisce la novità speciale di ogni singolo, prevale il sentimento opposto di essere in un mucchio di indistinti.
E’ un errore di prospettiva, corretto dalla letteratura e da quella di Dostoevskij in particolare. Lui rende eroico il più misero soggetto, e trascina il lettore di “Notti bianche” nell’ azzardo di un amore notturno tra due creature piccole e grandiose.
Si tengono le mani e affidano a quelle gli abbracci promessi.
Ha più di un secolo e mezzo il racconto e sta tra le mani di oggi fresco di stampa e di tensione: benvenuto, caro lettore “liubesnij citàtel'”.
“Ardere di luce propria”con la forza data dal tenersi le mani, da un abbraccio, dal tuffarsi negli occhi altrui…si puo’…..e anche sognare la presenza del tuo narratore preferito, dopo aver letto l’ultimo suo libro: e’ un privilegio!
“Accende gli occhi di scintille” e ti mette in tasca i soldi per avere tra le mani questo meravigliato stupore.
In questo “accompagnamento” o “istigazione” alla lettura, del bellissimo racconto di Dostoevskij, Erri De Luca con abilità e competenza ci spiega le ragioni letterarie che sono intrinseche nel testo. Far vedere quello che c’è nel testo, perché questo fanno i veri Maestri, indicano quello che altrimenti non verrebbe osservato.