L’elezione del nuovo Papa ha un effetto secondario su di me. Per la prima volta il capo della cristianità ha meno anni di me.
Buffo essere superiore per età all’anziano per eccellenza.
Nel racconto di quest’età sperimentale mi mancava questo dettaglio.
Ho ammirato il coraggio fisico di Bergoglio nell’affrontare l’estremità terminale della sua vita. Non si è dimesso dagli impegni fino all’infermità che lo ha costretto all’ospedale.
Ha messo a posto le cose della sua successione riuscendo a indirizzarla secondo il suo esempio.
Spesso l’esempio è un’esplorazione personale, non una pista battuta.
Ho immaginato che se mi fosse capitata l’occasione di rivolgergli la parola, gli avrei citato la frase del Talmud per la quale i cardini reggono la porta e le prove reggono la persona.
Lo avrei paragonato a quei cardini, per le prove affrontate.
Da parte mia proseguo con le divagazioni suggerite dall’età. Leggo il romanzo di cavalleria “Quintino Durward” di Walter Scott, traduco alla lettera il lungo salmo 78, scalo qualche magnifica parete.
Il mio corpo continua ad avere l’ago della bussola che punta i suoi organi interni di là dal mare, lontano in occidente.
È di nuovo maggio, il cespuglio è pieno di rose sbocciate tutte insieme, da lasciare che sfioriscano in pace.
Finisco oggi “Storia di Irene”, il mio primo libro di questo autore. All’inizio ho fatto fatica ma ho capito subito che mi sarebbe piaciuto. Così é stato. Non voglio aggiungere altro.