In queste settimane di guerra in Ucraina leggo pagine di scrittori di quel popolo.
“Nella città natale” di Viktor Nekrasov, poi i “Racconti di Odessa” di Babel, ora sono dentro “Tutto scorre” di Vassilij Grossman, il massimo scrittore in Russo del 1900, nato a Berdyčiv, Ucraina. Il suo colossale “Vita e destino” sta all’altezza di Guerra e Pace.
In “Tutto scorre” c’è la vita di un uomo che torna dai decenni di lager siberiano, dopo la morte di Stalin. In mezzo al libro ci sono le più potenti pagine sullo sterminio per fame subìto dal popolo ucraino nei primi anni trenta del 1900.
Per realizzare la collettivizzazione forzata delle campagne, furono deportati i kulaki, piccoli proprietari contadini, con le loro famiglie, poi la conseguente mancanza di raccolto e i sequestri di scorte di granaglie procurarono la morte per fame di milioni di ucraini delle campagne.
Grossman scrive con l’intensità compressa della compassione per i suoi, accoppiata alla collera per il crimine. Le sue pagine mi scottano in mano.
Le varie occasioni di solidarietà in atto verso un popolo ferito hanno l’effetto di approfondirne la conoscenza in chi sente di doverle praticare.
Tra queste occasioni di conoscenza diretta, aggiungo la lettura di Gogol, Babel, Bulgakov, Nekrasov, Grossman.
Kiev e dintorni, gli immensi fiumi che scorrono da nord a sud, le sponde del Mar Nero: nelle loro pagine si trasfigurano da specifici luoghi della geografia in patrimonio culturale della specie umana.

Apprendo, e prendo appunti. In questi anni bui la letteratura è unica luce.
La tua funge da porta spalancata su quella luce, la amplifica, ne indica la via. E’ filo conduttore del calore di quelle pagine, che dalle tue mani passa ai miei occhi e si infila nelle vene, diventando speranza.